28 Marzo 2024, giovedì
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Lucia Filaci: ”L’amore per la musica mi hanno portata a non spegnere l’entusiasmo di sapere”

A cura di Ionela Polinciuc

Bob Marley un giorno disse: ”Una cosa buona della musica è che quando ti colpisce, non senti dolore.”

Ebbene, sappiamo tutti che la musica è la cura dell’anima. Al riguardo, abbiamo intervistato Lucia Filaci

Come nasce la passione per la musica?
Dalla mia famiglia, mio padre è un batterista e mia madre una ballerina classica. Sin da quando ero piccola ho vissuto pienamente la musica e la danza, i miei genitori mi portavano con loro quando provavano o avevano spettacoli, così io fin da subito ho respirato il mondo del teatro, le luci, l’adrenalina e l’emozione di stare sul palco. La passione per il canto invece si è manifestata molto spontaneamente, perché era la cosa che amavo fare di più, oltre che ballare. All’età di 10 anni mio padre mi ha portata alla mia prima audizione, per il coro di voci bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Da lì, una volta entrata, si è accesa la scintilla!
Diventare un musicista professionista è un sogno condiviso da molti giovani di talento. Ma come fare per non perdere l’orientamento?
L’amore per la musica, e la passione per lo studio, soprattutto della voce, mi hanno portata a non spegnere mai quell’entusiasmo di conoscere, di sapere. Perdere l’orientamento è molto semplice, soprattutto se uno si sofferma a pensare alle cose che non vanno, o alle cose che dovrebbero andare in un altro modo. Il mondo della musica è un mondo difficile, come tutti i lavori, ma assolutamente ricco di
grandi soddisfazioni, se uno ha pazienza e costanza. Senza ombra di dubbio comunque, la curiosità e la voglia di migliorarsi, aiutano a non perdere l’obiettivo.
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
Sin da piccola ho fatto grandi esperienze, quando sono entrata nel coro di voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia, ho avuto la possibilità di debuttare già da adolescente al Teatro dell’opera di Roma, alle terme di Caracalla, oltre che al Parco della Musica di Roma. Lavorare con grandi direttori d’orchestra, con grandi registi, è stata sicuramente un’esperienza che mi ha formato tantissimo. Anche grazie al
maestro Jose Maria Sciutto, che voglio ringraziare di cuore per avermi insegnato cos’è serietà e precisione nella musica. È stato anche importante il percorso in conservatorio, ricco di esperienze che mi hanno formata. E poi successivamente i lavori in grandi produzioni di opera lirica, dove ho vissuto pienamente sia lo studio e la preparazione vocale, che le varie fasi di allestimento. Così come anche nel
jazz, la possibilità di esibirmi con grandi professionisti, mi ha ispirato significativamente su questo genere musicale. Non per ultimi i musicisti presenti in quest’ultimo lavoro discografico, Andrea Beneventano, Dario Rosciglione, Gegè Munari, Stefano Di Battista, Vittorio Cuculo, Emanuele Urso, Fabrizio Aiello.
Lavorare insieme a loro per questo progetto discografico è stato un tassello fondamentale, perché oltre ad essere dei musicisti eccezionali, hanno saputo dare forma alle mie idee, valorizzandole.
Progetti attuali e futuri?
Per adesso mi concentrerò su questo progetto discografico appena uscito, ma non nascondo che ne ho un altro in cantiere. Il più grande progetto futuro è quello di portare il più possibile in giro “A tu per tu”, assieme a questi grandissimi musicisti.
Cosa pensi della situazione musicale attuale?
Sicuramente il mercato della musica di oggi si è spostato ed ha investito molto di più sulla musica pop/commerciale. Ma non per forza bisogna fare delle scelte che seguono il mercato, secondo me bisogna andare verso quello che noi sentiamo più adatto a noi. Oltre al grande pubblico, non bisogna dimenticarsi di quel pubblico che si interessa con grande passione, anche altri generi musicali. Tanti giovani miei coetanei, comunque hanno messo sul campo parecchie idee e progetti bellissimi anche nella musica classica, nella musica contemporanea e soprattutto nel jazz.

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