26 Aprile 2024, venerdì
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IL BULLO, LA VITTIMA E IL BRANCO

Insulti, minacce, sputi, pugni, offese, spintoni, e comportamenti violenti messi
in pratica fisicamente e in chat ogni giorno da un” bullo” a danno di un coetaneo preso di mira. Le istematiche vessazioni, azioni di sopruso con l’aggressiva prevaricazione di natura psicologica e sociale, vengono messe in atto da un adolescente o spesso da un gruppo definito “branco”, nei confronti di un coetaneo causando veri e propri drammi e istigazioni al suicidio. Evidenti testimonianze di questo fenomeno sono le cronache di tutti i giorni, episodi di bullismo/cyberbullismo, tra i giovani in diversi ambiti. Una vera e propria piaga sociale, che si sta trasformando in emergenza sanitaria. Gli agenti coinvolti in questo spietato fenomeno sono di qualsiasi sesso, gender, estrazione sociale, religione, e spesso chi è violento non conosce altro linguaggio alla sopraffazione. Sono per lo più ragazzi che ritengono di essere superiori agli altri, così detti “bulli”, con la marcata caratteristica all’aggressività e con un forte bisogno di dominio, mostrandosi impulsivi e con una notevole difficoltà nel rispettare le regole.
Il bullo avverte il continuo bisogno di dimostrarsi potente, di affermare se stesso nuocendo sulla vita altrui, avendo un’immagine idealizzata di se come leader coraggioso e capace, interessato solo alla propria popolarità, mentre la vittima presa di mira è sempre un adolescente sensibile, il quale pensa di essere destinato a essere sopraffatto. Spavalderia, arroganza e forza fisica rappresentano per i compagni un esempio di comportamento, un modello desiderabile e questa manifestazione di audace prevaricatore può facilitare
un meccanismo di contagio sociale. Egli decide, sfascia, distrugge, aggredisce con l’alleanza e l’ausilio del gruppo-branco dimostrando a tutti i costi la propria supremazia, aggredendo la vittima indifesa, ignari di cosa può generare l’esclation della violenza senza porre un limite né un freno.
Nella stessa vessazione scattano dei meccanismi di giustificazione morale, utilizzati dal bullo come scusanti al comportamento violento messo in atto, attribuendone la colpa alla stessa vittima.
L’ultima tendenza è riprendere questi atti di brutalità con il cellulare e porre questi filmati in rete, definendo queste insieme di azioni con il nome di : ”cyberbullismo”, nelle quali la vittima viene derisa, aggredita e bullizzata dal branco esercitando oppressione, furia e goliardate di vario genere senza remore, con l’obiettivo di provocare danni alla vittima mediante sistemi informatici : (sms,mm,foto,video,email,chatt,telefonate),attraverso un attacco continuo, sistematico e offensivo di minacce e molestie.
L’incremento della forza del bullo è data proprio dal branco, nella chat, nella condivisione, nel mettere in rete il video più cliccato, a discapito di chiunque. Per le vittime questi episodi hanno vere e proprie ripercussioni psicologiche, manifestando una vera e propria ansia sociale, un graduale isolamento in primis dai coetanei e successivamente dal resto della società. Risultano frequenti disturbi dell’alimentazione, dell’apprendimento, danni fisici,
psicologici permanenti, autolesionismo e casi più gravi in cui le vittime arrivano a togliersi la vita.
A causa del timore, d’ imbarazzo e per eventuali conseguenze le vittime non denunciano queste violenze e proprio il silenzio e la segretezza sono ulteriori alleati del bullo il quale agisce costantemente e inosservato.
I luoghi in cui si manifestano atti di bullismo sono molteplici, ma la scuola resta il luogo privilegiato. Urge pertanto porre rimedio al fine di contrastare questo pericoloso fenomeno, attuando nelle scuole programmi a lungo termine diretti al gruppo classe educando all’empatia, all’integrazione, all’amicizia, condividendo emozioni, mettendo in atto comportamenti che favoriscano una sana e serena convivenza scolastica improntata alla
solidarietà e al dialogo.
Rilevante tenere presente che il bullismo non fa parte dei normali processi di crescita, né fa parte del processo di maturazione che un adolescente deve attraversare, ma una forma di comportamento aggressivo con caratteristiche peculiari, che lo distinguono da una semplice prepotenza.
La missione degli insegnanti è incoraggiare le vittime a riferire quanto accade, senza mai sminuire ne banalizzare il disagio nel quale vivono le vittime. Necessario aumentare la sensibilizzazione sociale ad un problema così delicato, coinvolgendo soprattutto i genitori come parte attiva per preventivare atti aggressivi e comportamenti devianti che conducano a condotte antisociali.
Solo attraverso un’alleanza educativa da parte dei dirigenti scolastici, docenti, educatori, genitori ed istituzioni si potranno realizzare azioni fondamentali, nella consapevolezza che la violenza in tutte le sue forme e manifestazioni dev’essere prontamente repressa.
A cura di: DI MAMBRO DOLORES – DOCENTE E PEDAGOGISTA

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