Rosatellum alla mano, Enrico Letta ha lanciato “un allarme: la destra potrebbe raggiungere il 70% dei seggi, con evidente rischio di stravolgimento della democrazia del nostro Paese”.
E’ stato un attacco a due fronti: a Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, ma anche a Giuseppe Conte e a Carlo Calenda.
Il ragionamento del segretario Pd si basa sugli “effetti perversi” della legge elettorale, alla luce del taglio dei parlamentari: “E’ possibile – ha spiegato – che il 43% dei consensi dati al centrodestra si trasformi in un 70% dei seggi, uno scenario politico e democratico da incubo”. Per Letta, però, non c’è ancora nulla di scritto. L’idea che la destra abbia già vinto “è solo un abbaglio”, perché “ci sono 60 collegi uninominali contendibili” e la partita si gioca lì, per questo la scelta vera è “fra noi e la destra”. In quest’ottica, “il voto per le liste di Calenda e Conte è oggettivamente un aiuto per la vittoria della destra”.
Di nuovo: Rosatellum alla mano, per Letta “un +4% a noi” invece che a 5s o Terzo polo “consentirebbe di riportare la partita nella contendibilità”. In un collegamento via Zoom, Letta ha spronato i 600 candidati e candidate della lista: “Abbiamo 17 giorni per cambiare la storia del nostro Paese”. Nel pomeriggio, in piazza Santi Apostoli a Roma, il segretario dem ha aperto la campagna elettorale per la Capitale e il Lazio. “Non c’è nessun rischio per la democrazia perché il popolo è sovrano – gli ha risposto Salvini – Letta vive su Marte”. E anche Giorgia Meloni ha respinto al mittente: la legge elettorale “è stata scritta e imposta dal Pd, con il voto contrario di Fratelli d’ Italia. Ma quanto fa ridere la sinistra italiana?”. Gelido Silvio Berlusconi: “Sto vivendo” questa campagna elettorale “in un modo non praticato da altri leader, perché io parlo solo dei punti del nostro programma. Mentre vedo che molti altri fanno una campagna elettorale tutta di attacchi e calunnie e questo mi spiace molto”. Il colpo di Letta era diretto soprattutto a destra, al rischio “che venga stravolta nei fatti la nostra Costituzione”. Ma il rinculo è arrivato al centro e sul M5s. “Ma quindi Enrico Letta avete già perso? – è stata la battuta di Calenda -. Che modo di fare campagna elettorale assurdo. Bloccheremo noi la destra sul Senato al proporzionale”.
E Conte: “Cari cittadini non cadete nella mistificazione opportunistica di chi dice che il voto utile sia solo il voto utile solo a se stesso, trovo tanta arroganza in questa posizione. Letta ha deciso di fare di noi un capro espiatorio”. Al Nazareno ripetono che “la partita è aperta e contendibile, ce la possiamo giocare, punto su punto, territorio su territorio”. E l’apertura della campagna elettorale in Santi Apostoli, a Roma, è stata tutta su questo refrain: “Cominciamo la nostra rimonta qua, da questa che è la nostra piazza, la piazza del popolo del centrosinistra”, ha esordito Letta. Il clima è stato da motivatori. In attesa del comizio, musica da discoteca anzi, da playlist ‘tendenza’ di Spotify. Sono saliti sul palco il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e poi Nicola Zingaretti, la capogruppo Simona Malpezzi ed Elly Schlein. Attacchi alla Meloni e uno sprone ai militanti: E’ in gioco il destino del Paese e possiamo farcela. Per Letta, bisogna combattere “tre percezioni sbagliate che si stanno diffondendo nel Paese. La prima, una vittoria annunciata della destra e quindi di conseguenza un clima da liberi tutti. Il rischio è che al posto del voto utile ci sia il voto della leggerezza, della superficialità. La seconda è: vinceranno, ma non governeranno, perché si squaglieranno subito dopo. La terza: tanto l’Europa alla fine ci salva” invece, ha concluso parlando ci candidati, “dopo non ci salverà qualcun altro, sta a noi oggi, nella campagna elettorale e nel voto, salvare noi stessi, salvare l’Italia”.