28 Marzo 2024, giovedì
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Lo sport nelle periferie più disagiate.

A cura di Luigi Castiello

Ci sono difficoltà familiari, molte giovani madri lasciate sole da mariti detenuti,ragazze madri e degrado.
In queste realtà la povertà entra con prepotenza i figli sono trascurati ed Il tasso di criminalità giovanile, soprattutto,nelle periferie cresce in maniera esponenziale.

Queste famiglie hanno bisogno di essere seguite a 365 gradi.
Purtroppo la politica non riesce a stilare alcun progetto per contrastare l’esclusione sociale dei bambini nelle periferie più difficili, il rischio di farli delinquere è più alto.
L’unico deterrente concreto per allontanare i giovani dalla criminalità, ed allo stesso tempo vincente possono essere le attività ludico-sportive.
Sarebbe utile portare nelle periferie ,un progetto che mette al centro le abilità e non le disabilità di ciascuno, costruendo palestre e campetti di calcio trasformando queste strutture in laboratori sportivi e sociali.
Sono questi gli assi su cui ruota il recupero di giovani disagiati.
Una volta c’erano gli oratori che impegnavano per diverse ore i giovani.
“Lo sport deve essere uno strumento di inclusione” bisogna attivare canali di valore educativo per fare si che le tante eccellenze del territorio vengano scoperte.
Vedi il campione del mondo F.Cannavoro il campione olimpico Maddaloni,ecc.ecc.

L’obiettivo è quello di sviluppare e rafforzare “Poli Educativi” con specifiche attività sportive che consentano l’integrazione di ragazzi in condizione di disagio sociale ma soprattutto di giovani con disabilità e figli di migranti che in questo quadro così degradato sono maggiormente esclusi.

C’è bisogno di attività dove i giovani acquisiscano il rispetto delle regole, dei compagni di squadra e degli avversari, prendendo atto di errori e limiti, investendo in pazienza, impegno e sacrifici per poter raggiungere gli obiettivi voluti, in modo tale da rispettarsi l’un l’altro ed essere uniti, imparare a fare squadra, a rispettare l’altro, così possono portare le loro esperienze all’interno della famiglia stessa.
Purtroppo mancano progetti in cui i ragazzi e ragazze facendo attività sportive possano acquisire la fiducia in loro stessi, ed essere consapevoli che lo sport non è solo competizione ma esercizio alla lealtà. Inoltre lavorare su ragazzi ti porta automaticamente a prendere in carico anche le loro famiglie.
Lo sport vince contro l’illegalità dei quartieri periferici, toglie i ragazzi dalla strada e costruisce per loro uno spazio nuovo nel quale crescere con le stesse opportunità dei ragazzi di città.
Il nostro futuro è nella parte fragile delle periferie.

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