19 Aprile 2024, venerdì
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Caos Superlega, nel calcio cambia tutto

La guerra sotterranea è diventata guerra totale ed aperta: da una parte l’Uefa che vuole lanciare una nuova formula della Champions League e dall’altra chi vorrebbe invece puntare -dalla prossima stagione-  ad una Superlega ancora più carica di profitto. Un campionato, diciamo così, tra i migliori club europei. La Lega Serie A ieri ha riunito sul tema un consiglio direttivo d’urgenza, una sorta di summit per prendere posizione su una situazione imminente. 

Il calcio europeo trema. L’Uefa ha minacciato denunce, per l’esattezza una causa da 50 miliardi: ha minacciato anche di escludere dalle competizioni i club “ribelli”,.quelli che partecipassero alla Superlega: un progetto per ora teorico e senza concretezza ma che in Italia coinvolgerebbe già Juve, Milan e Inter.

«La Uefa, la Federcalcio inglese e la Premier League, la Federcalcio spagnola e la Liga, la Federcalcio italiana e la Lega Serie A,hanno appreso che alcuni club inglesi, spagnoli e italiani potrebbero aver pianificato di annunciare la loro creazione di una cosiddetta SuperLega “chiusa”. Se ciò dovesse accadere, ci teniamo a ribadire che noi ma anche la Fifa e tutte le federazioni affiliate, resteremo uniti nei nostri sforzi per fermare questo cinico progetto, un progetto che si fonda sull’interesse personale di pochi club in un momento in cui la società ha più che mai bisogno di solidarietà». E’ la replica dell’Uefa e delle principali federazionidei top 5 campionati internazionali alla possibile nascita di una SuperLega europea. 
«Prenderemo in considerazione tutte le misure a nostra disposizione, a tutti i livelli, sia giudiziario che sportivo, al fine di evitare che ciò accada. Il calcio si basa su competizioni aperte e meriti sportivi, non può essere altrimenti -si legge nel comunicato-. Come annunciato in precedenza dalla Fifa e dalle sei federazioni,ai club interessati sarà vietato di giocare qualsiasi altra competizione a livello Nazionale, europeo e mondiale e ai loro giocatori potrebbe essere negata l’opportunità di rappresentare le proprie nazionali» . 
«Ringraziamo quei club di altri paesi, in particolare i club francesi e tedeschi, che si sono rifiutati di iscriversi a questa possibilità. Chiediamo a tutti gli amanti del calcio, tifosi e politici, di unirsi a noi nella lotta contro un progetto del genere se dovesse essere annunciato. Questo persistente interesse personale di pochi va avanti da troppo tempo. E quando è troppo è troppo» , conclude la nota.

Nella due giorni calcistica, in serie A, cambia invece ben poco. L’Inter resta saldamente prima, pur perdendo due punti sul Milan. Ora il vantaggio è di nove anziché undici punti. La Juve cade a Bergamo, la Roma a Torino. Immobile ritrova il gol e la Lazio, con qualche patema di troppo, supera il Benevento. In coda colpo del Cagliari sul Parma mentre il Bologna è ormai salvo.

NAPOLI-INTER 1-1

Inter a più nove dal Milan, Napoli a meno due dalla Juventus. Questo il riflesso sulla classifica dell’1-1 tra Napoli ed Inter di ieri sera al Diego Armando Maradona.  
Una partitadecisamente a doppia faccia: nel primo tempo per larghi tratti Inter quasi spenta, dopo essere passata in svantaggio invece la squadra di Conte diventa bella, propositiva e tremendamente efficace.  L’autogol di Handanovic – un corto circuito tra il portiere e de Vrij che gli rovina addosso spingendo la palla nella sua rete – ha trasformato la squadra di Antonio Conte che si è rimboccata le mani ed ha subito preso un palo ed una traversa. Prove generali del pareggio che è poi arrivato ad inizio secondo tempo su un siluro terra-aria di  Eriksen su cui nulla può Meret. E dopo il pareggio l’Inter torna nella sua cuccia  mentre il Napoli cerca di fare la partita  (Politano centra anche l’incrocio dei pali).La squadra di Gattuso costruisce, ha il dominio, porta parecchi giocatori dalle parti di Handonovic. Ma non segna: ed è parità.

ATALANTA-JUVENTUS 1-0

Al Gewiss L’Atalanta beffa la Juventus all’84′ centrando 3 punti importantissimi per la corsa alla Champions League. Decideun siluro deviato di Malinovskyi, che permette alla squadra di Gasperini di superare la formazione di Pirlo e prendersi il terzo posto della classifica. La partita al Gewiss Stadium è molto avvincente, con le due formazioni che si danno battaglia in tutte le zone del campo, giocando a ritmi molto alti. La prima vera occasione è per i bergamaschi al 24′, quando Pessina si libera al limite dell’area e calcia trovando una deviazione provvidenziale di de Ligt. La palla gol più grande però capita sui piedi di Morata una decina di minuti più tardi, con lo spagnolo che non riesce ad approfittare di un errore di Maehle sbagliando lo scavetto davanti a Gollini. Nella ripresa il match resta vivo e imprevedibile, ma nè l’Atalanta nè la Juventus trovano il modo di far male alla rispettiva retroguardia avversaria.Lo 0-0 sembra ormai scritto, ma all’84′ il siluro del neo entrato Malinovskyi, con una deviazione decisiva di Alex Sandro, regala 3 punti pesantissimi alla squadra di Gasperini.

MILAN-GENOA 2-1

Il Milan soffre ma riesce a portare a casa un importante successo per 2-1 contro il Genoa sfatando il tabù della vittoria a San Siro dopo due mesi di magra. I rossoneri, a caccia di punti per un posto inChampions League, passano in vantaggio al 13’, sugli sviluppi di una punizione di Theo Hernandez: la palla viene deviata e arriva sui piedi di Rebic che lascia partire un tracciante che beffa Perin. Al 37’ arriva il pari dei liguri, sugli sviluppi di un corner: Destro è lesto a bruciare Tomori e insacca. 
Il pari non basta e nella ripresa i rossoneri aumentano la pressione alla ricerca del gol che arriva al 68’, su calcio d’angolo la palla carambola addosso a Scamacca che fa autogol. Bel finale di gara dei rossoblù vanno vicinissimi al pari al 90′ quando su una uscita imprecisa di Donnarumma la palla degli avanti del Genoa che si vedono ribattere per due volte la palla sulla linea di porta da Kjaer e Tomori.

TORINO-ROMA 3-1

Dopo le fatiche di Coppa e l’euforia per la semifinale di Europa League conquistata giovedì,la Roma torna sulla terra perdendo in casa del Torino per 3-1. Alla squadra di Fonseca non basta l’iniziale vantaggio di Borja Mayoral, ribaltato nella ripresa dai gol di Sanabria, Zaza e Rincon. 
Tre punti che sanno davvero di salvezza per la squadra di Nicola, mentre per i capitolini è un ko che significa quasi addio alla corsa Champions, almeno per quanto riguarda il cammino in campionato. Appena 3 minuti sul cronometro e i giallorossi vanno subito avanti: Pedro tocca di tacco per Borja Mayoral, che controlla e batte Milinkovic per l’1-0. Si alza la bandierina dell’assistente, ma l’aiuto del Var è decisivo nel convalidare il gol dello spagnolo. Il Toro non ci sta e reagisce: a segno vanno nel secondo tempo prima Sanabria e poi Zaza.  Nel finale la Roma resta in 10 per l’espulsione di Diawara.  E torna a rivedere i fantasmi di un campionato in cui – per molti motivi – non ha mai convinto.


LAZIO-BENEVENTO 5-3

Quinta vittoria consecutiva per la Lazio,che passa con qualche brivido in casa con il Benevento per 5-3. Oltre agli autogol di Depaoli e Montipò, segnano Immobile (doppietta e rigore sbagliato) e Correa, mentre Sau, Viola e Glik servono a poco per la formazione campana. I biancocelesti salgono a quota 58 punti in classifica.
Avvio forte dei biancocelesti, che colpiscono un palo con Immobile dopo appena 4 minuti, sbloccando poi le marcature al 10′: il protagonista è ancora il capitano laziale, che deposita in rete con l’aiuto di una deviazione decisiva di Depaoli. Tutto di Immobile invece il raddoppio capitolino al 20′, propiziato da un bellissimo assist di Milinkovic. Al 37′ c’è spazio anche per il tris della Lazio, con il calcio di rigore conquistato e realizzato dal Tucu Correa, prima dell’intervallo invece il Benevento torna in gara con la perla diSau che vale il 3-1. Ad inizio ripresa però la squadra di Simone Inzaghi richiude subito il discorso con il secondo autogol campano di giornata, stavolta di Montipò sul cross basso di Correa. Il portiere giallorosso si riscatta parzialmente poco più tardi, parando un calcio di rigore ad Immobile. Penalty da una parte, penalty dall’altra:Marusic trattiene in area un avversario e Viola dal dischetto fa 4-2. Lapadula troverebbe addirittura la terza rete ospite che riaprirebbe ancor più chiaramente il match, ma una spinta di Caldirola punita dal Var rende vano il gol dell’attaccante4-3 che arriva comunque nel finale ad opera di Glik, ma è una rete inutile nonostante tenga vive le speranze del Benevento negli ultimi scampoli di gara. Immobile fissa il finale sul 5-3.

BOLOGNA-SPEZIA 4-1

«Vincere, non importa come, per blindare la salvezza» era la richiesta avanzata dall’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic alla vigilia del match casalingo con lo Spezia: accontentato. Nel giorno in cui, a distanza di 14 mesi dall’ultima volta, il patron rossoblù Joey Saputo torna al Dall’Ara, la squadra gli regala tre punti che sanno di tranquillità con le reti di Orsolini, Barrow e la doppietta di Svanberg, migliore in campo.
Al nono minuto, Orsolini fa le prove generali, presentandosi a tu per tu con Provedel e vedendo il tiro deviato. Un minuto dopo, Svanberg pesca con un cambio di campo il numero 7 lanciato a rete: Bastoni tocca ingenuamente con la mano: rigore, che Orsolini trasforma. Otto minuti dopo, la difesa spezzina si conferma non impeccabile: pressa il Bologna sulla trequarti, Soriano controlla e lancia Schouten con un filtrante. L’olandese parte dalla propria metà campo e si presenta solo davanti a Provedel, lasciando a Barrow il più facile dei gol.
Al minuto 34′, De Silvestri, su corner di Bastoni, perde Ismajli che di piatto segna il 2-1. Barrow potrebbe richiudere il match tre minuti dopo, ma il suo destro coglie il palo.
Il 3-1 arriva al decimo della ripresa su corner di Orsolini: spizzata di Palacio e tocco sotto misura di Svanberg, che al 15′ completa la sua prima doppietta in serie A. Il Bologna dilaga, lo Spezia questa volta crolla e al minuto 19 arriva anche la traversa di Orsolini, poi sostituito da Skov Olsen, mentre Italiano ridisegna la difesa inserendo Terzi e Marchizza. I rossoblù gestiscono quel che resta del match, per accomodarsi a un passo dalla salvezza e dalla parte sinistra della classifica.

CAGLIARI-PARMA 4-3

È finita con le lacrime disperate di Kurtic, attaccante parmense, rincuorato invano da Joao Pedro e da Semplici, suo tecnico ai tempi della Spal.
È finita come era logico finisse, almeno per chi conosce la storia rossoblù e per chi mastica un pochettino di pallone.
È finita con una rimonta che premia i sardi e condanna quasi sicuramente il Parma.
4-3, risultato che da più di cinquant’anni rimanda, il più delle volte a sproposito, a quell’Italia-Germania di una bollente notte di luglio del ’70.
Qui siamo in Sardegna, è aprile, cinquantuno anni fa c’era un certo Gigi Riva a far sognare un’intera isola. Oggi c’è Alberto Cerri, uno dei giocatori più spernacchiati da queste parti. Ma è grazie a lui se il Cagliari questa sera può ancora considerarsi vivo. Lui, al 94° di una sfida infinita, mette la testa a posto su un pallone proveniente da Gaston Pereiro e butta in fondo al sacco, insieme alla sfera, tutte le critiche, gli sberleffi e scaccia via le streghe, le cugurre che affliggono i sardi in un’annataccia da dimenticare presto, possibilmente da salvi.
Il Parma per più di trenta minuti si era trovato in Paradiso, grazie alle reti di Pezzella al 5° e di Kucka al 31°. Nel mezzo un rigore dato, poi tolto dal Var, ai padroni di casa per un tocco di mano di Pezzella. Ma la sorte, per una volta, si ricordava del Cagliari e Pavoletti al 39° poteva battere Sepe con la sua specialità: il colpo di testa. Si andava al riposo sull’1-2.
Da lì iniziava un’altra partita con i sardi in forcing e i ducali a respingere gli assalti. Ancora una volta però gli uomini di Semplici dovevano fare i conti con la loro retroguardia sciagurata. Frittata di Rugani e terzo gol del Parma. Man, al 59° riportava a due le distanze.
Tutto finito? Solo per chi non conosce i rossoblù, avvezzi negli anni a rimonte epiche (specialmente contro Roma e Napoli). Marin la riapriva al 66° e dopo un errore da matita blu di Kurtic al 71° che poteva davvero chiudere il match e mandare a casa tutti, il forcing cagliaritano era tanto forte quanto sconclusionato. Pavoletti ci provava, Nainggolan si faceva ammonire e Semplici, più per la disperazione che altro, giocava la carta Cerri. Sembrava di assistere alle imprese di mister Juan Carlos Fulgencio, allenatore della Marchigiana (interpretato da Leo Gullotta) quando in un incontro di Mitropa Cup, dopo averle provate tutte, faceva scendere in campo Margheritoni, attaccante sovrappeso e fuori forma (Andrea Roncato) per vincere la gara. Nessun accostamento, per carità. Lì si era nella finzione cinematografica, in Germania.
Ma quel Cerri, messo lì al minuto 87 pareva più un cambio del tipo: proviamo pure questa, persa per persa… Il tecnico aveva già tolto un Rugani fuori fase, sostituendolo con Gastón Pereiro. E, nel primo dei cinque minuti di recupero, era proprio l’uruguaiano a siglare il pareggio con un destro telecomandato.
A quel punto mancava solo il miracolo. Il cero che Semplici aveva acceso alla Madonna di Bonaria diventava il… Cerri. Novantaquattro minuti sul cronometro e gol, gol, gol, gol. Quattro volte, un urlo nel deserto della Sardegna Arena che coinvolge un’intera città. E fine dei giochi. Kurtic, come detto, disperato (ah, se solo avesse messo dentro quel pallone…) e sardi ancora attaccati al treno salvezza in attesa di andare a Udine mercoledì. Il Parma, invece, farà visita alla Juventus.
No, Pereiro e Cerri non sono Domenghini e Riva. Ma per una notte si può anche pensarlo, scriverlo e dimenticarlo subito. Per rispetto, sì. E per amore.

SASSUOLO-FIORENTINA 3-1

La Fiorentina si fa rimontare sul campo del Sassuolo e resta coinvolta nel discorso salvezza. Al Mapei Stadium la squadra di De Zerbi batte i viola per 3-1 grazie a due rigori di Berardi e ad una perla dalla distanza di Maxime Lopez. Tre reti nella ripresa che ribaltano l’iniziale vantaggio siglato da Bonaventura in un primo tempo che offre un copione scritto su misura delle caratteristiche delle due squadre: il Sassuolo fa la partita col 65% del possesso palla, la Fiorentina aspetta e riparte trovando il gol proprio in una circostanza di transizione positiva.

Al 31′ Ferrari sbaglia un passaggio, Bonaventura ruba palla e dà il via alla ripartenza, Ribery serve l’ex Milan che dal limite dell’area lascia partire un mancino su cui Consigli può fare poco. La rete dell’1-0 non scuote un Sassuolo che fino a quel momento si era reso pericoloso con Traore (22′) con un destro in girata respinto da Dragowski e con Raspadori (27′) autore di un diagonale terminato largo. Ma prima del duplice fischio, la Fiorentina sfiora il raddoppio.

Fa tutto Castrovilli che al 43′ si accentra sul destro e scarica un tiro che si stampa sul palo. Nell’intervallo De Zerbi procede ad un triplo cambio: fuori Traore, Rogerio e Djuricic; dentro Defrel, Kyriakopoulos e Berardi. E a mezz’ora dal termine, l’esterno azzurro firma la rimonta nel giro di 5′. Al 57′ Obiang premia il taglio di Berardi, travolto da Dragowski. Per Aureliano è calcio di rigore e lo stesso numero 25 non sbaglia dal dischetto. Poco dopo, altro penalty: Pezzella stende Raspadori in area, Aureliano indica il dischetto e Berardi firma il gol numero 101 della sua carriera. A chiudere il discorso ci pensa Maxime Lopez che al 75′ da fuori area controlla un pallone e lo scaraventa nell’angolo più lontano per Dragowski.

Il Sassuolo vola a quota 46, la Fiorentina con 30 punti rischia grosso.


SAMPDORIA-HELLAS VERONA 3-1

Parte forte il Verona a Marassi. Dopo 13 minuti è già in gol: punizione dal limite battuta da Lazovic e palla che finisce sotto la traversa. Primo tempo con i gialloblù molto pericolosi, ripresa con la Samp a trazione anteriore. Entrano Gabbiadini, Keita e Candreva, escono La Gumina, Verre e Damsgaard. E la gara cambia subito: al 46° Jankto, dopo un’azione con protagonisti due nuovi entrati, firma il pari. Lo stesso numero 14, cinque minuti dopo, si fa ipnotizzare dal portiere Silvestri. La banda Ranieri continua ad attaccare e mette la freccia al minuto 73°. Tameze atterra Keita in area, è rigore: lo trasforma Gabbiadini. All’82° la terza segnatura con Thorsby. Nei minuti di recupero doppia occasione per Dawidowicz. Il veronese prima trova Audero a sbarrargli la strada, poi colpisce il palo. In classifica i genovesi sono decimi, ormai salvi, a quota 39 punti mentre gli uomini di Juric restano fermi a 41, ormai da troppo tempo

Nel prossimo turno infrasettimanale Samp e Verona anticiperanno a martedì sera i loro impegni. I blucerchiati andranno a far visita al Crotone, i veneti giocheranno in casa contro la Fiorentina.

CROTONE-UDINESE 1-2

Servirà un miracolo al Crotone per salvarsi. Ma dire che la squadra di Cosmi non si impegna e che non le provi tutte è quanto di più sbagliato. Anche oggi pomeriggio ha messo sotto i friulani per quasi tutto il primo tempo restando, però, a bocca asciutta. Il primo gol, al 41°, del solito De Paul lesto a ribadire in rete un miracolo di Cordaz su Nestorovski. Poi, nella ripresa il pareggio crotonese. Fallo di mano di Molina e calcio di rigore. Simy, sempre lui, realizza al 68°. Ma non è un’annata fortunata per i calabresi. Al 74° arriva la doppietta per il capitano friulano. Lo stesso De Paul viene espulso al 90° per un fallaccio su Molina. Spaccata aerea in pieno viso e rosso diretto. Un minuto prima Simy aveva colpito un palo clamoroso, legno interno e Messias non arriva in tempo. Ma anche il pari sarebbe stato quasi inutile. Friulani a 36 punti compiono un balzo quasi decisivo per la salvezza, Crotone mestamente, ultimo a 15, forse non ci spera più.


PIERLUIGI CANDOTTI 

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