26 Aprile 2024, venerdì
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“Mi fu vietato di salvare Aldo Moro”: la verità di Cutolo

«Avrei potuto salvare Aldo Moro. Allora, con la mia organizzazione, eravamo fortissimi, anche su Roma». Poi però, proprio da Roma, arrivò il contrordine, recapitatogli da Enzo Casillo, il «braccio destro» latitante che circolava con una tessera dei servizi segreti in tasca: “Mi disse che i suoi amici avevano detto di farci i fatti nostri, di non interessarci di Moro”. A poche ore dalla morte di Cutolo, fa eco una delle sue più interessanti verità. È una storia già raccontata oltre vent’anni fa, sulla quale non sono mai stati trovati riscontri attendibili, che il boss ribadisce dopo che nel settembre scorso un paio di collaboratori della nuova commissione d’inchiesta sul caso Moro sono andati a trovarlo in carcere. In quell’occasione Cutolo avrebbe aggiunto di poter chiarire altri misteri sul sequestro e l’omicidio del presidente dc, e così il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino e il sostituito Eugenio Albamonte sono andati a sentirlo nel carcere di Parma, il 25 marzo scorso. Cutolo replicò di voler incontrare l’allora ministro dell’Interno Cossiga, che declinò l’invito: «Fu l’unico a comportarsi bene, nel senso che disse “io non lo posso incontrare perché sennò lo devo fare arrestare, però se si interessa vediamo quello che si può fare”» . Poi arrivò Casillo a fermare tutto, e Cutolo dovette spiegarlo a Gangemi: «Piangeva, diceva se potevo fare qualcosa, ma io non ho fatto più niente. Questa è tutta la situazione». Le cose andarono diversamente tre anni più tardi, durante il sequestro dell’assessore campano della Dc Ciro Cirillo, con Cutolo già in carcere, le cose andarono diversamente: trattativa e rilascio dell’ostaggio, senza blitz ma grazie a un sostanzioso riscatto. .

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