Già dai primi minuti di gioco la Polonia mette subito le cose in chiaro: sarà una partita dura. Brzeczek disegna un 4-2-3-1 (Klich galleggia alle spalle di Lewandowski, Szymanski e Jozwiak spingono sulle fasce) oscillante in 4-1-4-1 in fase difensiva, con il trequartista del Leeds più “coperto” e Moder che scivola arretrando davanti alla difesa, per occuparsi di schermare Jorginho. A cavallo fra il 10’ e l’11’ l’Italia sembra aver messo la Polonia spalle al muro ma troppo spesso manca la lucidità che serve negli ultimi venti metri: il recupero palla è buono, manca l’incisività che servirebbe al momento di concludere. Così, all’Italia era capitato anche di rischiare sulle ripartenze polacche: come al 17’, quando Klich va via sulla sinistra a Bonucci e “sente” l’incursione di Lewandowski, su cui è bravissimo a salvare Emerson, con diagonale perfetta.
Con il secondo tempo il tema non è cambiato nella ripresa: governo della partita all’Italia, resistenza non passiva della Polonia, poche occasioni pulite per l’Italia. L’Italia non ha perso il vizio: buone iniziative, campo aperto da buoni spunti, anche personali, ma al dunque sempre un errore a rimandare l’appuntamento con il gol: gli ultimi due persi prima da Barella, stanchissimo, e poi da Emerson, con maledizioni assortite ad un prato sempre più ostico.
Le ultime due carte giocate dal Mancio sono state Berardi (per Pellegrini) e Caputo (per Belotti). Era già entrato Locatelli per Barella, gli ultimi 10’ sono stati soprattutto di Kean e del “triangolo” del Sassuolo, ma l’Italia cercando la vittoria fino all’ultimo secondo ha rischiato anche tanto in contropiede, soprattutto quando Acerbi ha dovuto murare in extremis Linetty.