|a cura di Maria Parente
La decisione di “ripartenza intelligente” proveniente dalla regione Lombardia, la più colpita dall’emergenza sanitaria, suscita scalpore e non riscuote consensi da parte del Governo che opterebbe per una ripresa mirata e graduale: Attilio Fontana, Presidente della Regione, spiazza tutti con la “pazza idea”, da un giorno all’altro, di chiudere con le chiusure e ripartire con grande entusiasmo applicando opportunamente la regola delle “Quattro D” dunque : distanza, dispositivi, diagnosi e digitalizzazione. Il premier Conte storce il naso imputando il cambio di decisione repentino ad un’influenza meramente politica; non a caso proprio Matteo Salvini “gioisce” della decisione di ripartire in fretta e furia senza quasi tener conto della volontà del Governo centrale.
Una fuga in avanti, la “via lombarda alla libertà”, che irrita la maggioranza, snobba e anticipa i suggerimenti che arriveranno dalla task force guidata da Vittorio Colao, viene bocciata dall’Oms e dall’epidemiologo Pierluigi Lopalco. E, lo dicono a mezza voce in tanti, appare come una manovra politica. Non a caso, tra i primi a benedirla, è arrivato il leader della Lega Matteo Salvini: “Il governo ne tenga conto”, è stato il messaggio dell’ex ministro dell’Interno.
Comunque bisogna specificare che questa volontà è dettata da esigenze specifiche : l’iniziativa della Regione Lombardia arriva sotto il peso di una recessione economica senza precedenti recenti: un miliardo 857 milioni di spesa mancante nel solo marzo, annunciava ieri la Confcommercio di Milano, Monza e Lodi. È il 31,1% della spesa mensile delle famiglie. Un altro leghista, l’assessore al Bilancio, Davide Caparini, ieri ha assicurato che la riapertura arriverebbe secondo quattro coordinate, la “quattro D”: distanza, dispositivi di protezione individuale, diagnosi – i test sierologici sul coronavirus in collaborazione col San Matteo di Pavia cominceranno martedì prossimo – e digitalizzazione.