26 Aprile 2024, venerdì
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Elezioni, massacro PD: in meno di due anni dieci sconfitte consecutive

Le elezioni in Val D’Aosta hanno confermato il trend negativo del Pd. Il Partito Democratico non si aggiudica neanche un seggio e resta fuori dal consiglio, nel quale entra invece un esponente di CasaPound. Il Pd è in buona compagnia, perché anche Forza Italia fa flop, ma le condizioni dei democratici sono ben più allarmanti.Già, perché, dal giugno 2016, su undici consultazioni elettorali, i dem hanno perso ben dieci volte consecutive. E precisamente le amministrative e il referendum di quell’anno; nel 2017 le amministrative, le elezioni regionali siciliane e le elezioni di Ostia (nell’occhio del ciclone per il caso Spada e la questione mafiosa); nel 2018 le politiche, le regionali lombarde, le regionali molisane, le regionali friulane e quelle valdostane. Considerando che le elezioni della Regione Lazio sono state vinte dal Pd per un soffio, tanto da obbligare la giunta Zingaretti ad appoggiarsi al m5s, e che le primarie per scegliere i candidati presidenti del Terzo e dell’Ottavo municipio capitolini sono state perdute dai nomi ufficiali scelti dal Partito, si evince che siamo di fronte a un’autentica catastrofe.

Se poi aggiungiamo che, per quanto concerne le uniche elezioni vinte dai dem, quelle regionali del Lazio, il candidato Nicola Zingaretti era visto come “non renziano”, si evidenzia un ulteriore elemento. Dal 2016 al 2018 Renzi segretario ha perso tutto, dalle amministrative alle politiche passando per il referendum e le regionali. E le sue dimissioni-non dimissioni non hanno certo risollevato la situazione. Si tratta di capire se l’elettorato punisca deliberatamente il Pd per far dispetto a un Renzi che non molla la presa, o se la crisi del Partito Democratico sia ormai cronica e irrimediabile a prescindere da chi lo guidi. La débacle dell’assemblea di sabato scorso ha palesato la spaccatura tra renziani e antirenziani, e in rete ormai l’aggressività  verbale tra le due fazioni ha raggiunto un livello tale da far invidia a quella notoria dei grillini.

a cura di Vincenzo Catapano

 

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