4 Dicembre 2024, mercoledì
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Taranto: la città in cui una parte della Magistratura si è ribellata totalmente al Potere Politico (2)

signorile

Il partito socialista dal nostro punto di vista era un bel partito. Ha garantito liberà e benessere agli italiani per quasi cinquanta anni (1945-1992). Ha supportato molti imprenditori di successo che hanno dato benessere e occupazione a migliaia di famiglie italiane. Però il Partito Socialista aveva al suo interno una pecora zoppa. Questa pecora zoppa si chiamava Claudio Signorile, per tutta la sotria del partito socilista acerrimo nemico di Bettino Craxi. Anche lui come altri esponenti socialisti ha protato su alcuni imprenditori Lucio Manisco (Simi – impianti nucleari), Aldo Belleli (Belleli – piattaforme off schore) ma poi li ha scaricati. I maligni dicono perchè non ha ricevuto quanto richiesto. Però non si possono comprendere – secondo noi – le odierne vicende giudiziare dell’Ilva di Taranto se prima non si conoscono, sia pure per pochi cenni, le vidende personali di questo ex parlamentare.

ferrovia_ Dopo le stragi palermitane del 1992 che servirono – come disse Riina – a sbalzare di sella Craxi e Andreotti e dopo le inchieste parellele alle stragi cosiddete di Tangentopoli, nessun socialista è rimasto politicamente in in vita tranne lui Claudio Signorile
. Nessuna inchiesta lo ha mai sfiorato né mai la stampa ha pronuciato il suo nome. Una volta è stato processato e condananto a tre anni di reclusione per la bancarota fraudolenta della Edilevante la società che gestiva il giornale di sua proprietà, il Quotidiano di Lecce Brindisi e Taranto. Ebbene mai alcun giornale locale ha dedicato un rigo a questa vicenda! Mai! Chi lo ha saputo, se lo ha saputo, è per il tramite del passaparola. Sicuramente ha entrature anche in Magistratura perchè le inchieste sul finanziamento illegale del partito socialista non lo hanno mai nemmeno sfiorato. Nel tempo Signorile ha fatto una metamorfosi, si è trasformato da uomo politico in business men, cioè in soggetto che mette la sua fitta rete di relazioni nella stampa, nella politica, probabilmente anche nella Magistratura a disposizione di imprenditori che vogliono emergere e che sorreti da lui, effettivemente emergono. Che stia ora dietro i Gavio non è un mistero per nessuno e – guarda caso – Bemiamino Gavio da Alessandria è già – in pratica – il principale imprenditore che opera nel porto di Taranto. Ora è anche interessato a rilevare l’Ilva. Lo dice lui stesso naturalmente al giornale più vicino a Signorile il quotidiano “Repubblica”: «Sono pronto a dar vita a una cordata con banche e imprenditori per rilevare l’Ilva». L’annuncio di una nuova avventura imprenditoriale in uno dei pochi business che ancora mancano al gruppo, l’acciaio, oppure una sorta di chiamata alle armi della migliore imprenditoria italiana per evitare che il colosso malato faccia la fine di Parmalat e, una volta risanato, finisca in mani straniere? La battaglia perduta con il gruppo Salini per il controllo di Impregilo si è conclusa con una buonuscita di poco inferiore ai cinquecento milioni. E ora questa liquidità potrebbe essere investita in nuove operazioni. Magari in alleanza con l’altra famiglia più liquida d’Italia, i Malacalza, che dall’addio alla produzione siderurgica hanno incassato più di un miliardo di euro. Il patron Vittorio, che di Marcellino Gavio, padre di Beniamino Gavio era grande amico, per il momento resta alla finestra. Lui non è uomo da cordata, anche se ritiene la sfida “stimolante e difficile”, ma la mossa di Gavio ha bisogno dei suoi tempi e potrebbe presto riservare nuove sorprese. Si tratta solo di attendere, anche perché nella massima riservatezza il governo sarebbe già sceso in campo per verificare le reali disponibilità delle banche e degli imprenditori “sollecitati” da Beniamino Gavio con le sue dichiarazioni.

Claudio Signorile ha sempre considerato Taranto una cosa sua e ha sempre concorso indirettamente per l’elezione del sindaco. Nel 1993 totalmente integrato nel PDS dopo la fine rovinosa del partitio socialista in pieno scandalo delle lenzuola d’oro, uno scandalo che sembrava doverlo lambire ma che poi – dopo la morte misteriosa di Ludovico Ligato – non lo ha più interessato, Signorile impose alla Sinistra tarantina il suo candidato sindaco che era nientedimeno che l’allora Procuratore Aggiunto della Repubblica Gaetano Minervini, quindi un Magistrato. ligatoMinervini perse le elezioni non fu eletto sindaco. La colpa fu attribuita alla sponsorizzazione di Signorile il quale, per questo motivo venne temporaneamente scaricato dal PDS tarantino. Un altro sarebbe a quel punto politicamente morto ma Signorile no, lui può fare tutto quello che vuole, stare a destra come stare a sinistra. Fa un accordo con Silvio Berlusconi per le successive elezioni regionali.

La sua nuova propiezione politica la dott.sa Rossana Di Bello (Forza Italia) eletta alla Regione Puglia nel listino bloccato senza voti diventa immediatamente assessore regionale al turismo nella Giunta Distato (centro-destra) e poi per due volte  sindaco di Taranto per un centro-destra di marca finiana-democristiana che esclude la destra civica locale. Sia nella prima che nella seconda occasione Claudio Signorile si mobilita a suo sostegno. Ma un anno dopo la sua seconda elezione Signorile ripassa nel P.D., la dott.sa Rossana Di Bello non lo segue e litiga con l’ex parlamentare. Ebbene sul capo della dott.sa Di Bello si riversano qualsi contemporaneamnete un dissesto dei conti del Comune di Taranto e ben trentasei processi penali per abuso innominato in atti d’ufficio più la minaccia di un mandato di cattura se non si dimette immediatamente da sindaco. Lei si dimette – ovviamente – ma, dopo, nella fase dibattimentale, in nessuno di questi terntasei processi la Giudicante trova il vantaggio patrimoniale essenziale per la sussitenza del reato. Dunque per trentacinque volte la dott.sa Di Bello viene  assolta. Manca ancora all’apello il tretaseiesimo proceso da cui pure la dott.sa Rosanna Di Bello sarà assolta ma che viene di volta in volta rinviato per non sbloccare il sequestro dei beni del coimputato l’ex vicesindaco di Taranto on.le Michele Tucci, con grave disdoro della Procura della Republica. Il giudice che ha istruito questi trentasei processi è la stessa persona che il Procuratore capo della Repubblica Franco Sebastio ha selezionato al’atto del al suo insediamento (2009) – su dicannove magistrati in organico ala Procura dela Repubblica di Taranto – per condurre l’inchiesta “Ambiente Svenduto” quella che riguarda le presunte corruzioni poste in essere dall’Ilva per andare avanti in condizioni di illegalità sotto il profilo del’impatto ambientale e che consente al Magistarto che conduce l’inchiesta di monitorare e intercettare per anni tutti i politici e tutti i dirigenti dell’Ilva che parlano fra loro. Questo Magistrato, che conduce questa inchiesta, ha sicuramente qualche contatto con il signoriliano onorevole Michele Pelillo se è vero come è vero che a inizio 2012 quando c’è la campagna elettrorale per l’elezione del sindaco (vinta  dal vendoliano Ippazio Stefano proprio grazie al veto opposto dalla direzione regionale del P.D. alla candidatura del signoriliano Michele Pelillo) Pelillo in televisione dichiara furioso: IO SO CHI NON VUOLE CHE IO DIVENTI SINDACO A TARANTO!  CHI NON LO VUOLE E’ LA GRANDE INDUSTRIA, MA VEDRETE!!!!!!!! VEDRETE CHE FINE FARA’ LA GRANDE INDUSTRIA!!!!!!!!!! VEDRETE!!!!!!!!!!!!

E infatti pochi mesi dopo che Ippazio Stefano (SEL) ha vinto le elezioni comunali (si dice per l’appoggio di Emilio Riva patron dell’Ilva) a luglio 2012 parte con gran clamore l’inchiesta sull’Ilva con il sequestro senza facoltà d’uso dell’impianto (per fortuna non andato in porto grazie all’intervento del governo che così ha evitato che quarantamila lavoratori fra occupazione diretta e indotta fra Taranto e Genova andassero a spasso) l’arresto di Emilio e Nicola Riva i titolari dello stabilimento poi esteso anche al figlio di Emilio Fabio Riva tuttora latitanate a Londra, l’arresto dell’addetto alle pubbliche relazioni dell’Ilva Girolamo Archinà, dell’assesore provinciale Michele Conserva, del presidente della Provincia Gianni Florido, l’incriminazione a piede libero del governatore della Puglia Niky Vendola dell’assessore all’ambiente Lorenzo Nicastro,, dell’onorevole Nicola Fratoianni, del sindaco di Taranto Ippazio Stefano, il maxisequestro di otto miliardi di euro in danno della famiglia Riva. Insomma una strage.

L’inchesta è sicuramente una risposta al dramma ambientale tarantino, laddove l’inquinamento prodotto dall’Ilva (ma non solo dall’Ilva) è tale che ci sono bambini che si ammalano di cancro a sette anni e che consapevoli del loro destino scrivono al padre: Papà distruggi quel mostro (riferito all’Ilva)!

Ma dietro il dramma c’è anche la strumentalizazione. BENIGNO-PAPA Se ne accorge per primo il vescovo di Taranto Mons. Benigno Papa il quale già nel 2009 pubblicamente denuncia: “quello che non dovrebbe accadere è cavalcare la giusta tematica della salvaguardia dell’ambiente per motivazioni strumentali cioè non tanto perchè stia veramente a cuore questo problema  ma perché dalla protesta si possa ricavare un qualche utile personale o di gruppo. Qualora dovesse accadere questo, dovrei pensare che ci sia un inquinamento spirituale che è peggiore dell’inquinamento ambientale!” Perchè parlasva così? Era per caso informato Benigno Papa di quanto alcuni Magistrati e alcuni poitici stavano per fare? Voleva mandare un messagio a quei Magistrati? Non lo sappiamo

Sappiamo per certo però che quelle parole sono state pagate a caro prezzo perché nel Norimberga bis (così viene chiamato a Taranto il proceso Ambiente svenduto con 56 imputati eccellenti) c’è anche il suo segretario particolare Marco Gerardo che a momenti veniva arretato dai magistrati della Procura per aver accettato da Emilio Riva un contributo di poche migliaia di euro per una processione.

. Alcuni addirittura insinuano che anche quella sarebbe stata una tangente. Pazzesco!

floridoL’inchiesta “Norimberga bis” o “Ambiente Svenduto” come lo si vuol chiamare, viene condotta con un sospetta severità : il presidnete dela Provincia Gianni Florido ha una discussione con un suo funzionario Luigi Romandini? Tentata concussione! Arrestato! Il presidente della Regione Niky Vendola ha una discussione con un suo funzionario Giorgio Assennato? Concussione! Incriminato! E hai voglia a chiarire da parte di Assennato per otto ore che non c’è stata nessuna concussione. Solo differenti punti di vista tra lui e il governatore Niky Vendola laddove alla fine Giorgio Assennato ha riconsociuto che il presidnete Vendola aveva ragione e lui torto! Niente da fare! Incriminato anche lui! Per falsa testimonianza! Il sindaco di Taranto Ippazio Stefano non ha avuto discussioni con nessuno (per fortuna sua) ma viene incriminato lo stesso! Anche lui! Omissioni di atti d’ufficio! Non ha emesso ordinanze contingibili e urgenti!   

Il sindaco confida agli amici: “Non capisco cosa stia succedendo! Mi sento boicottato da tutti! In particolare da quelli del P.D.”. stefano 3

In effetti i Magistrati cercano di creare un clima di “caccia alle streghe” di “dagli all’unotre” intorno all’inchiesta “Ambiente Svenduto”. Chiunque non si è allineato sin da principio alla linea di ambientalismo etremo sostenuta da verdi e grillini e anche dalla Procura viene cirminalizzatyo. Ma ciò non per ragioni di giustizia bensì per chiari scopi politici. Il primo è chiaramente quello di assimilare i giudici e il P.D. al movimento ambientalista estremo di Beppe Grillo: e quindi lo scopo è quello di fare di Taranto il primo laboratorio politico in Italia per la formazione di una maggioranza alternativa a quella delle larghe intese (Grillo-Verdi-P.D). Il secondo – come abbiamo già detto – è quello di favorire il passaggio di porpietà dell’Ilva di Taranto a un altro gruppo industriale che potrebbe diventare sponsor di quell’altra maggioranza alternativa alle larghe intese. Lo denuncia questa volta non viene dall’arcivescovo ma dal quotidiano “Il Sole 24 ore” L’intento dei gudici di Taranto – scrive espressamnete il giornale  della Confindustria – sembra essere quello di spossessare i Riva della titolarità della fabbrica.

Michele Imperio 2. continua 

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