In Italia tra il 2008 e il 2012 i disoccupati ufficiali sono aumentati di oltre un milione di unità, ma «l’area della difficoltà occupazionale» registra un aumento di circa 2 milioni di persone. È quanto si legge nel Rapporto sul mercato del lavoro 2012-2013 a cura del Cnel. «Si tratta di uno spreco di risorse ingente», spiega il Rapporto, «oltre che di un fenomeno le cui conseguenza sociali sono allarmanti» e «quasi tutto concentrato nel Mezzogiorno». La sovrapposizione di un forte rialzo dell’offerta di lavoro accompagnato da una contrazione del numero di occupati, spiega il Cnel, ha determinato un incremento significativo della disoccupazione che ha superato il 12%. «L’evoluzione del mercato del lavoro italiano», prosegue il Rapporto, «suggerisce che parte dell’aumento del tasso di disoccupazione sia di carattere strutturale. Si è quindi ulteriormente ampliato il divario tra Nord e Sud del paese. «Affiancando ai disoccupati anche gli inattivi disponibili a lavorare e coloro che ricercano non attivamente», sottolinea il Cnel, «si ottiene una misura più ampia dei lavoratori che potrebbero essere inseriti nel circuito produttivo. L’offerta di lavoro “potenziale” così calcolata aumenta fra il 2008 e il 2012 di ben 900 mila persone, invece delle 550 mila della definizione standard delle forze di lavoro». Se nella definizione ufficiale l’aumento del numero dei disoccupati è di oltre un milione in quattro anni, l’area della difficoltà occupazionale in senso lato «registra un allargamento ben più consistente, giungendo ad aumentare di circa 2 milioni di persone. Si tratta di uno spreco di risorse ingente, oltre che di un fenomeno le cui conseguenze sociali sono allarmanti». Secondo il Cnel, cresce anche l’esercito dei precari: nel 2012 erano quasi 3 milioni di persone tra dipendenti a tempo determinato e parasubordinati, circa il 12,6% dell’occupazione complessiva. Tra i giovani il rischio di precarietà interessa circa un terzo degli occupati ed è cresciuto di oltre 6 punti percentuali rispetto al 2007. Per riportare il tasso di disoccupazione all’8% entro il 2020, il tasso di crescita del pil dovrà, secondo il Cnel, superare il 2% all’anno. Si tratta di «un target non eccezionale, ma oggi forse non alla portata del nostro sistema». Il 2013 è «l’anno peggiore della storia dell’economia italiana dal secondo dopoguerra.