11 Maggio 2024, sabato
Home Blog Page 7

Come donare denaro e case ai figli senza errori?

0
Nella Foto: Prof. Avv. Giuseppe Catapano

Donare denaro e beni immobili ai propri figli è un gesto di generosità che può essere di grande aiuto per il loro futuro. Tuttavia, è importante fare attenzione a seguire le regole e le procedure corrette per evitare errori che potrebbero causare problemi legali o fiscali. Ecco alcuni consigli per donare denaro e case ai figli senza commettere errori.

Innanzitutto, è importante tenere presente che le donazioni di denaro e beni immobili devono essere fatte in modo trasparente e documentato. È essenziale redigere un atto di donazione, che deve essere firmato davanti a un notaio e registrato presso l’Agenzia delle Entrate. In questo modo si evitano possibili contestazioni o problemi successivi.

Inoltre, è fondamentale valutare attentamente le conseguenze fiscali di una donazione. In Italia, le donazioni tra genitori e figli sono tassate in base alla normativa vigente. È quindi consigliabile informarsi preventivamente presso un commercialista o un avvocato specializzato in materia fiscale per valutare l’impatto fiscale della donazione e pianificare eventuali strategie per ridurre la tassazione.

Un altro aspetto da considerare è la protezione dei propri interessi e dei figli. Prima di procedere con la donazione, è consigliabile consultare un avvocato per redigere un accordo che regoli eventuali condizioni o clausole che si desidera includere nella donazione. Questo può essere particolarmente importante nel caso di beni immobili, per stabilire ad esempio se il figlio può disporne liberamente o se deve rispettare determinate condizioni.

Infine, è importante essere consapevoli delle conseguenze di una donazione in termini di successione. La donazione può infatti influenzare la divisione dei beni in caso di successione, e può essere utile consultare un notaio per valutare l’impatto della donazione sulle future successioni e eventualmente pianificare una strategia successoria.

In conclusione, donare denaro e beni immobili ai figli è un gesto di generosità che può essere di grande aiuto per il loro futuro. Tuttavia, è fondamentale fare attenzione a seguire le procedure corrette e a valutare attentamente le conseguenze fiscali e successorie della donazione. Consultare professionisti esperti in materia legale e fiscale può aiutare a evitare errori e problemi futuri.

Oroscopo per oggi 8 maggio 2024

0

Oggi potresti sentirti particolarmente determinato e focalizzato sui tuoi obiettivi. È un buon momento per concentrarti sul lavoro o sui progetti personali. Mantieni un atteggiamento positivo e affronta le sfide con coraggio.

Toro (20 aprile – 20 maggio): Sii aperto alle nuove idee e alle opportunità che si presentano oggi. Potresti ricevere un’ispirazione improvvisa che potrebbe portarti a esplorare nuovi interessi o progetti. Segui la tua curiosità e lasciati guidare dalle passioni.

Gemelli (21 maggio – 20 giugno): La comunicazione sarà importante per te oggi. Esprimi i tuoi pensieri e sentimenti in modo chiaro e onesto. Potresti trovare soluzioni creative ai problemi attraverso conversazioni significative con gli altri.

Cancro (21 giugno – 22 luglio): Oggi potresti sentirti più emotivo del solito. È un buon momento per dedicare del tempo a te stesso e alle tue emozioni. Rifletti sulle tue necessità interiori e cerca modi per nutrire la tua anima.

Leone (23 luglio – 22 agosto): Ti senti pieno di energia e determinazione oggi. Approfitta di questo slancio positivo per perseguire i tuoi obiettivi e fare progressi verso i tuoi sogni. Sii leader e ispira gli altri con il tuo entusiasmo.

Vergine (23 agosto – 22 settembre): Oggi potresti sentirsi più pratico e concentrato sulla routine quotidiana. Risolvi le questioni pratiche e organizzative con attenzione. Un approccio meticoloso ti aiuterà a raggiungere i tuoi obiettivi.

Bilancia (23 settembre – 22 ottobre): Sii aperto alle connessioni sociali oggi. Potresti fare nuove amicizie o rafforzare i legami esistenti. Cerca di mantenere l’equilibrio nelle relazioni e trova modi per collaborare con gli altri.

Scorpione (23 ottobre – 21 novembre): Oggi potresti sentirti incline a esplorare i tuoi interessi più profondi. Approfondisci le tue passioni e cerca la verità interiore. Puoi fare progressi significativi nel tuo percorso personale.

Sagittario (22 novembre – 21 dicembre): Esplora nuove idee e filosofie oggi. Potresti sentirsi ispirato a viaggiare mentalmente o fisicamente per ampliare i tuoi orizzonti. Segui il tuo desiderio di conoscenza e avventura.

Capricorno (22 dicembre – 19 gennaio): Concentrati sulle tue responsabilità e impegni oggi. Mantieni una disciplina ferma nel raggiungere i tuoi obiettivi. La pazienza e la perseveranza porteranno alla realizzazione dei tuoi progetti.

Acquario (20 gennaio – 18 febbraio): Sii aperto all’innovazione e alla creatività oggi. Trova modi originali per affrontare le sfide e esprimi la tua individualità. Lasciati ispirare dalle idee fuori dagli schemi.

Pesci (19 febbraio – 20 marzo): Oggi potresti sentirti più empatico e intuitivo del solito. Segui le tue sensazioni e fidati del tuo istinto. Approfondisci la connessione con te stesso e con gli altri.

Questo è solo un generico oroscopo per ciascun segno. Ricorda che l’interpretazione personale può variare in base alla posizione esatta degli astri nel momento della tua nascita.

Il Diritto di Suonare, il primo il Festival italiano sulle pari opportunità nella musica classica

0

A cura di Clara Sardella

Dal 7 al 9 giugno la manifestazione volta all’abbattimento degli stereotipi di genere legati alla scelta dello strumento, alla direzione d’orchestra e alla composizione, ma anche alla divulgazione della musica classica con eventi, concerti cameristici e flash mob a sorpresa in giro per tutta la città di Milano

La prima edizione del nuovo festival Il Diritto di Suonare è alle porte. Una manifestazione ideata dall’Associazione Classical Rights, da ragazze di età compresa tra i 18 e i 23 anni, con la direzione artistica della giovane pianista e Alfiere della Repubblica Ginevra Costantini Negri.

Il Diritto di Suonare è il primo festival italiano dedicato alle pari opportunità nella musica classica volto all’abbattimento degli stereotipi di genere legati alla scelta dello strumento, alla direzione d’orchestra e alla composizione, proponendosi allo stesso tempo come manifestazione per la divulgazione della musica classica, portandola anche in zone periferiche della città. L’evento di punta si terrà al Teatro dal Verme con l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala, sotto la direzione della giovane e talentuosa Maestra Glass Marcano, la prima direttrice di colore a salire sul podio milanese. Il Festival si svilupperà poi attraverso eventi disseminati per la città, tra cui concerti cameristici e flash mob a sorpresa.

Per valutare la presenza femminile nella musica classica, sono stati raccolti i dati di alcune delle più importanti orchestre del mondo, nelle stagioni 2021/2022, 2022/2023 e 2023/2024 tenendo in considerazione i generi uomo e donna. Da questa ricerca è emerso come la percentuale femminile, per quanto possa variare da orchestra a orchestra, rimanga sempre molto limitata e in alcuni casi non raggiunga neppure il 20%. Il caso meno incoraggiante è quello dei Wiener Philharmoniker, che ha una componente femminile del 15%. L’unico picco in quasi tutti i grafici per quanto riguarda la presenza delle donne è dato dall’arpa, strumento stereotipicamente associato alla figura femminile. È stato inoltre notato come la maggioranza delle orchestre prese in considerazione presenti numerose sezioni con una presenza femminile pari allo 0%, come nel caso delle percussioni o dei contrabbassi. Nonostante in alcune orchestre le percentuali migliorino, un altro dato da notare è che per quanto possano essere in maggioranza le donne nella sezione del violino, il ruolo del primo violino è quasi sempre appannaggio maschile. La situazione non è di certo migliore per le direttrici d’orchestra, ancora chiamate in numero assai limitato nelle principali stagioni d’opera e sinfoniche e che in diversi casi le vedono ancora completamente assenti, nonostante l’indiscutibile valore dimostrato. Ma l’aspetto più sconcertante è quello delle compositrici, se si pensa che meno del 3% dei programmi musicali proposti a livello mondiale è scritto da donne.

Lo scopo del Festival è quello di evidenziare la disparità di genere e gli stereotipi dominanti nella musica classica e di conseguenza incoraggiare la presenza femminile nel mondo musicale professionale. Obiettivi del Festival sono abbattere l’idea che l’assenza femminile in determinate sezioni orchestrali, nella direzione d’orchestra e nella composizione sia dovuta all’inidoneità fisica o alla mancanza di capacità delle donne verso questi ruoli, evidenziare gli stereotipi di genere dominanti e di conseguenza incoraggiare la presenza femminile nel mondo musicale professionale eavvicinare il grande pubblico all’ascolto della musica classica, mostrando una realtà giovane

“Non si tratta di quote rosa, la musica non si fa per quote ma per merito. Storicamente però un musicista per emergere doveva avere due requisiti: uno dichiarato e cioè quello del talento, l’altro sottinteso, quello di essere uomo. Oggi fortunatamente le cose stanno migliorando, ma ancora il cammino è lungo. Nel festival non avremo solo musiciste, ma anche molti uomini, che sono pronti a sostenere i nostri obiettivi e che vedono le pari opportunità come una risorsa e non come una minaccia” spiega Ginevra Costantini Negri, Direttrice artistica.

L’associazione Classical Rights, ideatrice del Festival Il Diritto di Suonare, nasce nel maggio 2022, su impulso dei suoi membri fondatori, all’epoca tutti di età inferiore ai 21 anni, per la maggior parte ex voci bianche dell’Accademia Teatro alla Scala e alcuni già musicisti professionisti. L’obiettivo dell’associazione è quello di dedicarsi alle pari opportunità nell’ambiente della musica classica e al superamento degli stereotipi.

Escher Palazzo Bonaparte Roma

0

A cura di Carla Cavicchini

263.584 mila visitatori.
Oltre 4.800 gruppi di cui più di 3.400 gruppi scuola per circa 80.000 biglietti per studenti.
Più di 3.200 visite guidate per gruppi di adulti, ragazzi e bambini e per visitatori singoli su aggregazione.

Il mito di Escher continua a crescere e i numeri ne sono la riprova di un successo tutto in ascesa.

È questo l’epilogo della più grande monografica mai dedicata all’artista olandese che si è conclusa ieri domenica 5 maggio.

Una mostra-omaggio con cui Arthemisia ha voluto ricordare a Palazzo Bonaparte di Roma il centenario dal trasferimento di Escher proprio nella Capitale, dove visse fino al 1935.

Escher rappresenta un unicum nella storia dell’arte. Olandese inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher è l’artista che, con le sue incisioni e litografie, ha avuto e continua ad avere la capacità unica di trasportarci in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica e design, divenendo fonte di ispirazione per tantissimi artisti contemporanei.

La mostra, col patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è stata prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è stata curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company.
La mostra ha visto come sponsorGenerali Valore Culturaspecial partnerRicola,mobility partnerAtac e Frecciarossa Treno Ufficialemedia partner la Repubblica eUrban VisionpartnerMercato Centrale Roma, hospitality partnerHotel de Russie eHotel de la Ville e charity partnerKomen Italia.

Noir Casablanca 

0

A cura di Carla Cavicchini

Uscirà al cinema il 6 giugno, distribuito da Exit Media il crime-drama Noir Casablanca, esordio nel lungometraggio dello scrittore marocchino Kamal Lazraq, vincitore del Premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2023.  

Il film ci trasporta nel cuore di Casablanca e segue la storia di Hassan (Abdellatif Masstouri) un trafficante coinvolto in affari illeciti per conto di Dib (Abdellah Lebkiri), il capo dell’organizzazione criminale locale. Quando il cane di Dib viene ucciso in un brutale combattimento, Hassan viene incaricato di rapire un uomo coinvolto nella morte dell’animale. Deciso a portare a termine il compito assegnatogli, coinvolge suo figlio Issam (Ayoub Elaid). Ma ciò che sembrava un piano ben pianificato si trasforma presto in una notte piena di pericoli e imprevisti, in cui padre e figlio si trovano intrappolati senza sapere cosa li aspetti.

Un racconto notturno, teso e avvincente, in bilico tra cinema di genere e dramma esistenziale, che con la sua struttura narrativa stratificata esplora tematiche universali come il rapporto padre-figlio e offre uno sguardo penetrante sulla società marocchina, tra famiglia, malavita, religione e spiritualità. 

Forte dell’autenticità delle interpretazioni dei suoi attori non professionisti e costantemente sotteso da un’ironia che muove la narrazione tra tonalità assurde e grottesche, Noir Casablanca è inoltre impreziosito dalla colonna sonora della talentuosa cantautrice francese P.R2B

Il film sarà presentato in anteprima nazionale il 12 maggio in chiusura del 33° FEESCAL – Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina di Milano. 

Zarrillo a Firenze

0

A cura di Carla Cavicchini

Il suo brano più amato, oltre che una hit della miglior canzone italiana. Michele Zarrillo approda venerdì 10 maggio al Teatro Verdi di Firenze nell’ambito del tour “Cinque giorni da 30 anni” con cui festeggia tre decadi di “Cinque giorni”, un evergreen che non smette di conquistare platee e generazioni.

I biglietti – posti numerati da 29,90 a 69 euro –  sono disponibili su www.ticketone.it, su www.bitconcerti.ite nei punti vendita Boxoffice Toscana www.boxofficetoscana.it/punti-vendita. Info tel. 055.212320. 

Anticipato da un live a grande richiesta la scorsa estate a Ostia Antica, il tour prevede una serie di speciali appuntamenti, con ospiti a sorpresa, per incontrare sia i fan storici che quelli delle nuove generazioni che lo hanno recentemente scoperto insieme a Will proprio sulle note del classico brano, durante l’ultimo Festival di Sanremo.

A distanza di 30 anni dall’uscita (fu pubblicato per la prima volta a febbraio del 1994), ‘Cinque giorni’ non solo è tornato in auge (diventando virale sui social soprattutto tra i giovanissimi), ma alcuni mesi fa è stato certificato Disco d’Oro. 

Scritta dallo stesso Michele Zarrillo insieme a Vincenzo Incenzo, il brano è uno dei più rappresentativi dell’intera carriera dell’artista. Raggiunse uno straordinario successo di vendite, entrando di diritto tra i classici della canzone italiana. Fa parte del quarto album della discografia di Zarrillo (‘Come uomo tra gli uomini’) e venne presentato al pubblico durante il 44º Festival di Sanremo, nella sezione Campioni, classificandosi al 5º posto. Sia Fiorello (nel 1995) che Laura Pausini (nel 2006) hanno realizzato una cover del brano, inserendolo nei loro album.

Il live sarà un modo per scoprire e riscoprire un artista con una carriera e un repertorio come ce ne sono ancora pochi nella musica italiana d’autore, ricchissimo di successi e di classici intramontabili. Due ore di spettacolo, con alcuni ospiti a sorpresa, in cui non mancheranno le canzoni degli ultimi album che tante soddisfazioni gli hanno regalato. Un’occasione imperdibile per apprezzarne dal vivo il grande talento, le sue doti di musicista e compositore, oltre che le qualità interpretative, toccanti e virtuose allo stesso tempo.

Sul palco con Michele Zarrillo (voce, piano, chitarra acustica ed elettrica) un eccezionale team di musicisti di altissimo livello: Roberto Guarino (chitarre), Andrea Valentini (chitarre), Andrea Rongioletti (tastiere), Danilo Fiorucci (basso), Pino Vecchioni (batteria). Produzione Musicale Alessandro Canini. Organizzazione e Produzione Authentic Jam.

Michele Zarrillo è nato a Roma nel 1957. Esordisce artisticamente negli anni ‘70 come chitarrista, fondando i “Semiramis”, e, negli anni successivi, si rivela come autore di grande talento firmando brani per Renato Zero e Ornella Vanoni. Da lì a poco, comincerà ad interpretare le sue canzoni: vincerà un festival di Castrocaro (1979) e poi Sanremo nel 1987 con “La notte dei pensieri” nella categoria Nuove Proposte (sono ben 13 le sue partecipazioni al Festival, e almeno 10 le canzoni portate in gara che sono diventate degli evergreen) e le hit in classifica: ad oggi ha venduto oltre quattro milioni di dischi.

Sito ufficiale: www.michelezarrillo.info
Facebook: www.facebook.com/michelezarrilloofficial/
Twitter: twitter.com/MicheleZarrillo
Instagram: www.instagram.com/michelezarrilloofficial/

Info concerto Firenze
Teatro Verdi – via Ghibellina, 99 – Firenze
Tel 055.667566 – 055.212320 
www.bitconcerti.it – www.teatroverdionline.it

Biglietti posti numerati
Primo settore 69 euro
Secondo settore 57,50 euro
Terzo settore 51 euro
Quarto settore 46 euro
Quinto settore 36,80 euro
Sesto settore visione ridotta 29,90 euro

Sconti e riduzioni
I bambini sotto 5 anni entrano gratuitamente accompagnati da un adulto, in numero di un bambino/a per ogni adulto, ma non hanno diritto ad occupare un posto a sedere.

Prevendite
Box Office Toscana www.boxofficetoscana.it (tel. 055.210804)
Ticket One www.ticketone.it (tel. 892.101)
Teatro Verdi www.teatroverdionline.it (055.212320)

Persone con disabilità
Possono acquistare un biglietto specifico al prezzo più basso previsto per l’evento ed entrare con un accompagnatore gratuito. I biglietti sono reperibili esclusivamente su prenotazione telefonica al numero 055/667566. Ssi sconsiglia l’acquisto di un biglietto generico.

Comunicazione: Daniele Mignardi Promopressagency
Rif. Nadia Rosciano – T 06 32651758 r.a. – info@danielemignardi.it – www.danielemignardi.it

A Torre del Lago, per la tappa del Giro di Italia, visite guidate accompagnate da musica alla Villa Museo

0

A cura di Carla Cavicchini

Giovedì 9 maggio Torre del Lago ospiterà la partenza della sesta tappa del Giro d’Italia, una delle competizioni ciclistiche più famose al mondo. La tappa, nell’anno in cui si celebra il centenario della sua morte, sarà dedicata a Giacomo Puccini e prenderà le mosse proprio dalla Villa sulle rive del lago, che per oltre vent’anni è stata residenza amatissima del Maestro. Per l’occasione il Museo di Villa Puccini sarà aperto al pubblico per l’intera giornata con un biglietto di ingresso ridotto a 5 euro e al mattino – alle 10, alle 11 e alle 12 – sono previste tre visite guidate incluse nel biglietto che saranno accompagnate da un intervento musicale del Maestro Elia Faccini, che suonerà il pianoforte Förster di Giacomo Puccini.

Nel vicino Auditorium Simonetta Puccini, inoltre, sino a domenica 12 maggio, la Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini, in collaborazione con il museo Velocipedi e Biciclette Antiche – Collezione Privata A. & C. Azzini e con il patrocinio della Città di Viareggio e del Sistema Museale Territoriale della Provincia di Lucca, proporrà la piccola mostra “Sono Biciclista! Velocipedi e biciclette al tempo di Puccini”, che dal 4 al 12 maggio, nell’Auditorium adiacente la Villa Museo, presenterà una selezione di veicoli a due ruote di fine Ottocento, insieme a documenti originali dell’epoca e a trascrizioni di lettere pucciniane che attestano la grande passione che il compositore aveva per questo mezzo di trasporto.

Nell’epistolario pucciniano, a cura dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini, ci sono svariate lettere degli anni Novanta dell’Ottocento in cui il Maestro parla di biciclette. Ne cambia diversi modelli, ne acquista altrettanti per amici e parenti e, con grande divertimento, cerca di essere sempre aggiornato sulle novità, facendosi spedire i primi cataloghi illustrati e inseguendo per mezza Europa le ultime creazioni. “Caro Caselli” scrive all’amico lucchese nel luglio del 1893 “E’ arrivato il velocipede. Faccio Faville! Vieni e rimarrai di gomma. Ti rincorro. Tuo aff GPuccini. Campione d’Europa”. 

E’ proprio facendo ricerche sui modelli di velocipede citati in quelle lettere, che la Fondazione Simonetta Puccini è entrata in contatto con il museo Velocipedi e Biciclette Antiche di Soresina, in provincia di Cremona, che da dieci anni espone al pubblico la collezione privata che Alfredo e Carlo Azzini, padre e figlio, accrescono ormai dal 2008. Un vero luogo di meraviglie, che oggi conta quasi 250 esemplari. 

Per la mostra di Torre del Lago, arrivano dal museo di Soresina quattro velocipedi ottocenteschi. Due sono firmati dalla Humber, una delle prime e più avanzate case produttrici di bicilette, nominata più volte anche da Puccini nel suo epistolario. La Humber era molto presente nel settore delle gare e in quegli anni raggiunse i suoi migliori risultati agonistici. In mostra si potranno vedere un modello “Giraffe” del 1893, il cui telaio fu brevettato dall’irlandese Mc Cormack, che si chiamava così per la sua impressionante altezza, ed un triciclo modello Beeston, costruito nel 1901. Questo mezzo fu molto in uso almeno sino alla prima guerra mondiale in quanto, vista la condizione delle strade, molto più sicuro di una due ruote. Con un modello del tutto uguale a quello esposto, nel 1893, il corridore F.T. Bidlake si aggiudicò la 24 ore della Cuca Cup, percorrendo appunto in 24 ore bel 410 miglia e 1110 yards (oltre 665 km), detenendo poi il record per bel 60 anni. Della famosa azienda inglese Windsor, che si distingueva per la sua particolare qualità costruttiva, è il Modello Gentleman del 1894 che arriva a Torre del Lago. Infine, esposto per la prima volta al pubblico dopo un restauro integrale, arriva in mostra un modello Acatena della Metropole, la prima casa di produzione che mise in commercio velocipedi con trasmissione a doppia coppa conica, impropriamente dette “a cardano”, ovvero senza catena. La ragione di questa stupefacente applicazione meccanica era da ricercare nel tentativo di eliminare la catena, all’epoca soggetta a facilissime rotture per la scarsa qualità dei materiali acciaiosi del tempo e di difficilissima sostituzione, in quando ogni biciletta aveva un suo diverso tipo di catena. Le biciclette a cardano erano in assoluto le più care dei cataloghi delle poche case che si cimentarono nella loro realizzazione. 

Al fianco di questi cimeli, saranno in mostra alcuni documenti dell’Archivio Simonetta Puccini, tra i quali citiamo una fotografia dell’Unione Ciclistica Valdinievole che, in un gruppo di ciclisti, vede anche Puccini con il suo mezzo a due ruote ed una fattura di acquisto di un “bicicletto” a nome Puccini, per un acquisto del 1902 al grande emporio ciclistico Nazari & Gora di Milano, noto col nome “Al ciclista elegante”. Alle pareti ci saranno invece le trascrizioni di una selezione di lettere pucciniane in cui si legge appieno la sua passione per le biciclette.

La piccola mostra, che vuole attirare l’attenzione su un aspetto decisamente poco conosciuto di Puccini, celebrando al contempo la tappa del Giro d’Italia a lui dedicata, sarà aperta al pubblico dal 4 al 12 maggio, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. L’ingresso è libero.

Louise  Bourgeois

0

A cura di Carla Cavicchini

C’è grandissima attesa in città per il progetto organizzato e coordinato dal Museo Novecento Louise Bourgeois in Florence, che aprirà al pubblico dal 22 giugno al 20 ottobre 2024. Due eccezionali mostre – Do Not Abandon me e Cell XVIII (Portrait) –  che impegneranno il Museo Novecento e il Museo degli Innocenti, consolidando la collaborazione avviata negli ultimi anni tra le due istituzioni. Un progetto che porta per la prima volta le opere di Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) a Firenze costruendo un significativo rapporto di osmosi tra le sue creazioni e il contesto espositivo. Cifra questa sempre ricorrente nelle mostre del Museo Novecento che dal 2018 ha svolto un ruolo fondamentale nella diffusione dei linguaggi artistici moderni e contemporanei in città, in stretta collaborazione con le maggiori istituzioni museali fiorentine. 
 
In concomitanza con il decimo anniversario dalla sua apertura, il Museo Novecento celebra dunque Louise Bourgeois, una delle protagoniste assolute dell’arte del XX e XXI secolo, con la mostra Do Not Abandon Me curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti in collaborazione con The Easton Foundation. Pensata in stretto dialogo con l’architettura delle Ex Leopoldine – complesso dalla forte vocazione sociale gestito per secoli da comunità interamente femminili – l’esposizione darà modo di apprezzare dal vivo  quasi cento opere dell’artista, tra cui molte su carta, tra gouache e disegni, realizzate negli anni duemila oltre a sculture di varie dimensioni, in stoffa, bronzo, marmo e altri materiali. Grande attesa, inoltre, per  Spider Couple (2003), una delle creazioni più celebri ed emblematiche della Bourgeois, che verrà installato nel cortile del museo.
 
Per l’occasione sarà riproposta la collaborazione con l’Istituto degli Innocenti: nato nel 1419 come ospedale con il preciso scopo di accogliere l’infanzia priva di cure familiari in un ambiente contraddistinto dall’alto pregio artistico e architettonico. Da allora, l’Istituto non ha mai interrotto la sua mission originaria, spesso precorrendo le innovazioni per la cura dei più piccoli. Nel complesso progettato da Filippo Brunelleschi, il Museo ospiterà Cell XVIII (Portrait), un’opera di forte impatto visivo in potente risonanza con la storia e la collezione degli Innocenti, scelta da Philip Larratt-Smith in dialogo con Arabella Natalini, direttrice del Museo degli Innocenti, e Stefania Rispoli, curatrice del Museo Novecento.
 
La mostra Do Not Abandon Me, fortemente voluta dal direttore del Museo Novecento e la cui gestazione risale a sei anni fa, occuperà quasi per intero l’edificio delle Ex Leopoldine, tra le sale al piano terra e al primo piano. Si tratta della più estesa e importante rassegna di gouaches rosse di Louise Bourgeoiscon un focus tematico sul motivo della madre e del bambino. Il titolo della mostra fa riferimento alla paura dell’abbandono che Bourgeois ha sempre nutrito e che in questo caso si riferisce alla diade madre-bambino, che costituisce il modello di tutte le relazioni future. La maternità e le inquietudini ad essa correlate erano al centro della concezione che Bourgeois aveva di sé stessa. Allo stesso tempo, man mano che la vecchiaia la rendeva più fragile e più dipendente dagli altri, uno spostamento inconscio verso la madre ha caratterizzato nuovamente il suo lavoro.
Realizzate negli ultimi cinque anni della sua carriera, le gouaches esplorano i cicli della vita attraverso un’iconografia di sessualità, procreazione, nascita, maternità, alimentazione, dipendenza, coppia, unità familiare e fiori. Per realizzarle Bourgeois lavorava “bagnato su bagnato”, il che significava rinunciare a un certo controllo sul risultato finale per accogliere il gioco del caso e del destino. Il rosso, tra i colori preferiti e più ricorrenti nel suo lavoro, evoca all’interno delle gouache i fluidi corporei, come il sangue e il liquido amniotico. Particolarmente interessante è la collaborazione di Louise Bourgeois con l’artista britannica Tracey Emin (Margate, 1963).  In mostra verrà presentata una serie di sedici stampe digitali su tessuto intitolata Do Not Abandon Me (2009-10), nata dall’incontro tra le due artiste. Si tratta di un progetto di grande generosità ed empatia tra  Bourgeois e  Emin, che riesce a comunicare i loro linguaggi artistici unici e a creare forti composizioni visive di comprensione e tensione, elevandole a un livello universale.
 
In via del tutto eccezionale, il chiostro del Museo ospiterà Spider Couple (2003), uno dei celebri grandi ragni dell’artista, realizzato in bronzo.  La mostra sarà inoltre completata dall’esposizione di due importanti installazioni: Peaux de Lapins, Chiffons Ferrailles à Vendre (2006), una delle Celle dell’artista, verrà presentata in una sala al piano terra del museo. L’opera Cross (2002) sarà presentata altresì nella ex chiesa dell’edificio rinascimentale, dove a suo tempo era proibito l’ingresso alle donne durante le celebrazioni dei riti religiosi, come testimoniato dal matroneo separato anche dalle griglie in ferro.  Nell’ambito del progetto fiorentino, il Museo degli Innocenti ospiterà Cell XVIII (Portrait) (2000), in suggestivo dialogo con alcune delle opere più iconiche della collezione. Il raro patrimonio culturale, storico e artistico del Museo esemplifica la storia secolare dell’istituzione pubblica, a lungo caratterizzata dalla presenza di una cospicua comunità femminile.
 
Louise Bourgeois è cresciuta alle porte di Parigi, dove i genitori gestivano un laboratorio di restauro di arazzi. La sua infanzia è stata segnata da un rapporto complicato con la famiglia, che ha portato a esperienze traumatiche che sono state una delle principali fonti di ispirazione per la sua arte. Dai disegni intimi alle installazioni su larga scala, realizzate in una varietà di materiali, tra cui legno, marmo, bronzo e stoffa, Bourgeois ha espresso stati psicologici attraverso un vocabolario visivo di equivalenti formali e simbolici. La scala e i materiali delle sue opere variano tanto quanto le forme, che oscillano tra astrazione e figurazione. Emozioni come la solitudine, la gelosia, la rabbia e la paura sono i fili conduttori del suo lavoro. La sua scrittura quasi ossessiva, così come il disegno, rimasero forme di espressione centrali per tutta la sua vita.
 
Attraverso la sua arte, Louise Bourgeois ha indagato le complesse dinamiche della psiche umana e ha spesso affermato che il processo creativo era una forma di esorcismo: un modo per ricostruire ricordi ed emozioni al fine di liberarsi dalla loro presa. Sebbene si sia dedicata ampiamente alla pittura e al disegno, nel corso degli anni sarà soprattutto la scultura a costituire una parte fondamentale del suo lavoro, tutto incentrato su elementi autobiografici, tensioni e traumi familiari, spesso rielaborati in chiave metaforica. Si ammanta di carattere fondativo soprattutto il complesso rapporto con i genitori: legami interrotti o mai recisi, trasposti da Louise Bourgeois in numerose opere che narrano l’esperienza sconvolgente dell’abbandono e il desiderio di connettersi. Il suo mondo, fatto di intensità emotiva e ossessioni, trae ispirazione dall’inconscio, cercando di esprimere l’indicibile. Bourgeois si apre così a una poetica del perturbante, in grado di esorcizzare traumi e inibizioni. Straordinaria è la varietà dei mezzi e delle tecniche impiegate, una fertilità e curiosità nello sperimentare che pone Louise Bourgeois a fianco dei grandissimi artisti del secolo scorso. Fino agli ultimi giorni della sua lunghissima carriera, non è mai stata inattiva, né ha esaurito la sua curiosità intellettuale e la sua energia creativa in percorsi e obiettivi continui e ben definiti.
 
Fin dalle sue prime opere, la Bourgeois ha posto al centro il rapporto con la madre come tema essenziale, associandolo a partire dagli anni Novanta all’immagine del ragno. E un ragno – in questo caso Spider Couple, una coppia di madre e figlio – sarà esposto nel chiostro del Museo Novecento, quale fulcro tematico dell’intero percorso espositivo.  
Come è stato spesso sottolineato, il ragno rappresenta per Bourgeois un simbolo della figura materna e come tale è portatore di significati duplici e contrastanti. Può essere interpretato come l’incarnazione di un’intelligenza estrema, una figura protettiva che provvede ai suoi piccoli costruendo una casa e assicurando il cibo. In effetti, la stessa Bourgeois si identificava con il ragno perché avvertiva  che la  scultura  come un’ emanazione diretta dal suo corpo, proprio come il ragno tesse la sua tela. Ma è anche la manifestazione di una presenza minacciosa e inquietante, espressione di un’ostilità e di un’aggressività di fondo che raccoglie e racchiude esperienze traumatiche provenienti dal profondo dell’inconscio.
 
Diventa quindi emblematico l’allestimento dell’opera Spider Couple nel chiostro rinascimentale, realizzato su progetto di Michelozzo e tradizionalmente destinato alla meditazione e alla contemplazione. Il Museo Novecento è inoltre orgoglioso di presentare in anteprima Spider, una scultura da terra composta da un ragno in bronzo e da un uovo in marmo, mai esposta al pubblico prima d’ora.
 
Allo stesso modo, appare rivelatrice la scelta di esporre Peaux de lapins, chiffons ferrailles à vendre. Tra le ultime opere appartenenti alla serie Cells, che erano state presentate per la prima volta al pubblico nel 1991 al Carnegie Museum of Art di Pittsburgh, il titolo di questo lavoro rimanda a un ricordo di infanzia, quello delle grida dei raccoglitori di stracci impegnati a vendere merce per strada. All’interno della cella Bourgeois inserisce alcuni elementi scultorei che richiamano la sua storia personale e familiare, come sacchi di stoffa e pelli di coniglio: componenti riferibili, rispettivamente, al ventre vuoto (e, per estensione, al corpo femminile) e, più letteralmente, agli animali cacciati e allevati dai suoi familiari. Il nome della serie gioca sui molteplici significati della parola ‘cell’, traducibile in italiano sia come ‘cellula’, sia come ‘cella’. Essa rinvia quindi tanto all’unità elementare di tutti gli organismi viventi, quanto alla condizione di isolamento, separazione e reclusione che caratterizza la dimensione carceraria o monastica. Significati che assumo una speciale risonanza in un edificio che nel tempo è stato ospedale, luogo di ricovero, di educazione e reinserimento femminile, ma anche scuola e perfino prigione. La stessa Bourgeois, nell’introdurre le sue celle, affermava: “Le Cells rappresentano vari tipi di dolore: il dolore fisico, quello emotivo e psicologico, quello mentale e intellettuale. Quand’è che il dolore emotivo diventa fisico? E quello fisico, quando diventa emotivo? È un circolo senza fine. Il dolore può avere origine in qualsiasi punto e muoversi in un senso o nell’altro. Ogni Cell ha a che fare con la paura. La paura è dolore. Spesso non viene percepita come tale, perché si maschera sempre. Ogni Cell ha a che fare con il piacere del voyeur, il brivido di guardare e di essere guardati. Le celle ci attraggono o ci respingono. C’è questa urgenza di integrare, fondere o disintegrare”.
 
Grazie all’installazione all’interno di una sala al piano terra del Museo Novecento, l’opera Peaux de lapins si accenderà, come già sottolineato, di inediti riferimenti alla vita della comunità monastica che ha animato la storia delle Ex Leopoldine, complesso nato nel XIII secolo come ricovero per pellegrini e divenuto poi luogo di convalescenza. Fin dal XVI secolo, infatti, la sua gestione fu affidata alle Suore Terziarie Francescane. In seguito, per volere di Pietro Leopoldo di Lorena, la gestione fu affidata alle suore del Conservatorio delle Terziarie (detto anche delle Giovacchine) e del Conservatorio di Gesù Buon Pastore (detto anche delle Stabilite), quest’ultimo incaricato, tra l’altro, di avviare le ragazze povere al lavoro femminile (da cui il nome “Scuole Leopoldine”). A parziale testimonianza di questa lunga vicenda sopravvive ancora oggi una serie di affreschi, visibile nelle sale del piano terra del museo dove verrà presentata Peaux de lapins. In particolare, si fa notare un dipinto che raffigura una sorella che invita al silenzio: iconografia, spesso utilizzata negli ingressi di refettori e dormitori, che sembra agire come un monito nei confronti di chiunque attraversi questi spazi, rimandando alla necessità di raccoglimento e contemplazione anche negli ambienti destinati alla vita comunitaria. Ed è alla contemplazione, al silenzio, che sarà invitato il visitatore nel percorso della visita, ad una lettura approfondita dei temi e delle opere, perfino ad una personale de-costruzione ed elaborazione dei propri modelli e riferimenti sociali, dei propri traumi, dei propri fantasmi e desideri. 
 
Al raccoglimento e alla contemplazione di spazi in passato quotidianamente vissuti, invita anche Cell XVIII (Portrait) (2000), la “cella” presentata al Museo degli Innocenti, inserendosi all’interno del percorso Arte che unisce la galleria soprastante il loggiato brunelleschiano di facciata e gli ambienti del Coretto che si sporgono sull’antica Chiesa di Santa Maria degli Innocenti. Pur appartenendo allo stesso ciclo di Peaux de Lapins, il soggetto racchiuso in Cell XVIII (Portrait) sembra reinterpretare peculiarmente l’iconografia della Madonna della Misericordia, ricorrente in alcune opere tra le più emblematiche della collezione e fortemente rappresentative della vocazione di accoglienza dell’Istituzione. Nel celebrare il ruolo assolto dall’Ente nel corso dei secoli, tale immagine richiama alla memoria la numerosa comunità femminile composta sia dalle bambine qui accolte e cresciute, sia dalle figure che, svolgendo diverse mansioni, hanno contribuito a far sì che la condizione della donna, e delle madri in particolare, divenisse parte della mission istituzionale a fianco dell’attività di promozione sui diritti dei bambini e degli adolescenti oggi identificativa dell’Istituto degli Innocenti. Cell XVIII (Portrait) dialogherà dunque con tale missione, negli spazi dove riecheggiano storie diverse tra loro, intrise di desideri e paure espresse dalla stessa Bourgeois, che non escludono però, qui, il possibile realizzarsi di un’attesa.
 
In contemporanea al progetto Louise Bourgeois in Florence, diffuso tra  Museo Novecento e Museo degli Innocenti, si svolgeranno  nello stesso periodo ben tre mostre in altre città italiane sempre dedicate alla grandissima artista. Dal 21 giugno al 15 settembre alla Galleria Borghese di Roma aprirà al pubblico L’inconscio della memoria e a Villa Medici la mostra No Exit. Anche Napoli renderà omaggio a Louise Bourgeois, con la mostra Rare Language presso la Galleria Trisorio che sarà visitabile dal 25 giugno al 28 settembre. 

Ligabue a Bologna

0

A cura di Carla Cavicchini

Dal prossimo 18 settembrePalazzo Albergati ospita la prima grande mostra antologica a Bologna dedicata a uno degli artisti più straordinari e commoventi del Novecento: Antonio Ligabue.

Un rapporto speciale quello tra Arthemisia e Antonio Ligabue, nato nel 2017 con una grande mostra al Complesso del Vittoriano di Roma e seguita dalle esposizioni di Conversano e Trieste che hanno riscosso un grandissimo successo di pubblico e critica contribuendo alla divulgazione e conoscenza dell’opera di un artista che oggi è tra i più richiesti nel panorama nazionale.

Paesaggi, fiere, scene di vita quotidiana e numerosi e intensi autoritratti: 100 opere – tra oli, disegni e sculture – saranno protagoniste di un percorso espositivo unico dove, attraverso la fortissima carica emotiva delle tele, sarà possibile conoscere la vita di un artista visionario e sfortunato ma che, da autodidatta, fu ed è tutt’oggi capace di parlare a tutti con immediatezza e genuinità.

Antonio Ligabue, con la sua vita così travagliata, escluso dal resto della sua gente, legato visceralmente al mondo naturale e animale e lontano dal giudizio altrui, riuscì a imprimere sulla tela il suo genio creativo; un uomo, talmente folle e unico, che con la sua asprezza espressionista riesce ancora oggi a penetrare nelle anime di chi ammira le sue opere.
Una storia umana e artistica straordinaria e unica, che negli anni ha appassionato migliaia di persone, tanto da essere diventato addirittura protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70.

La mostra, prodotta e organizzata daArthemisia e curata da Francesco Negri e Francesca Villanti, racconta la vita e l’opera di un uomo che ha fatto della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza.

LA VITA DI ANTONIO LIGABUE
Non si può parlare dell’arte di Ligabue senza conoscerne la vita, né si possono capire le sue opere se non si entra nel mondo di quel piccolo uomo sfortunato e folle, pieno di talento e poesia.
Nato a Zurigo nel 1889 da madre di origine bellunese e da padre ignoto, viene dato subito in adozione ad una famiglia svizzera. Già dall’adolescenza manifesta alcuni problemi psichiatrici che lo portano, nel 1913, a un primo internamento presso un collegio per ragazzi affetti da disabilità.
Nel 1917 viene ricoverato in una clinica psichiatrica, dopo un’aggressione nei confronti della madre affidataria Elise Hanselmann che, dopo varie vicissitudini, deciderà di denunciarlo ottenendo l’espulsione di Antonio dalla Svizzera il 15 maggio del 1919 e il suo invio a Gualtieri, il comune d’origine del patrigno (il marito della madre naturale, che odierà sempre).
Ligabue non parla l’italiano, è incline alla collera e incompreso dai suoi contemporanei, viene soprannominato “el Matt” dagli abitanti di Gualtieri che ne rifiutano i dipinti e il valore artistico, costringendolo a prediligere la via dell’alienazione e della solitudine.
Dopo tormentati e inquieti anni di vagabondaggio in cui vive solamente dei pochi sussidi pubblici e si rifugia nell’arte per esprimere il suo disagio esistenziale, a cavallo tra il 1928 e il 1929 incontra Renato Marino Mazzacurati (importante artista della Scuola Romana) che ne comprende il talento artistico e gli insegna ad utilizzare i colori.
Con singolare slancio espressionista e con una purezza di visione tipica dello stupore di chi va scoprendo – come nell’infanzia – i segreti del mondo, Ligabue si dedica alla rappresentazione della lotta per la sopravvivenza degli animali della foresta; si autoritrae in centinaia di opere cogliendo il tormento e l’amarezza che lo hanno segnato, anche per l’ostilità e l’incomprensione che lo circondavano; solo talvolta pare trovare un po’ di serenità nella rappresentazione del lavoro nei campi e degli animali che tanto amava e sentiva fratelli.
Nel 1937 viene nuovamente ricoverato presso l’ospedale psichiatrico di San Lazzaro a Reggio Emilia per autolesionismo e per “psicosi maniaco-depressiva” nel marzo del 1940.
È il 1948 quando comincia a esporre le sue opere in piccole mostre e ottenendo, sotto la guida di Mazzacurati, qualche riconoscimento e a guadagnare i primi soldi.
Ma il successo è breve: dopo essersi permesso solo qualche lusso, nel 1962 viene sopraggiunto da una paresi e ricoverato all’ospedale di Guastalla dove continua a dipingere e dove termina la sua vita il 27 maggio del 1965.

Off tune Festival 

0

A cura di Carla Cavicchini

Tre giorni nel segno del post-punk, dello psych pop e dello stoner rock. Due palchi, 15 live con band da Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Irlanda e Italia. Tutto a ingresso libero, da giovedì 6 a sabato 8 giugno a Prato, nell’area Officina Giovani. 
Bentornati all’Off Tune Festival, il festival più rock dell’estate, quest’anno in versione free edition. Uno sberleffo al caro biglietti? L’harakiri dello show-biz? Prendetela come meglio credete. Off Tune Festival ci prova, grazie all’audacia di A-live, Santa Valvola Records e Associazione South Park, che tirano le fila in collaborazione con Comune di Prato e Officina Giovani.

Tre giorni di live – inizio concerti dal pomeriggio – ma anche dj-set, area ristoro, area kids, mercatino, mostre e, in chiusura, l’immancabile Cencio’s Night. 

Si parte giovedì 6 con lo stoner rock dei Nebula, formazione a stelle e strisce nata da una costola dei Fu Manchu, preceduti dal power pop dei canadesi Motorists e da due ottime formazioni toscane, Tomorr e Sir Rick Bowman. Venerdì 7, da New Orleans, in arrivo il glam punk degli Special Interest, condito con il post-punk dei britannici Crows per il loro primo concerto italiano, con il post hard core dei Vuoto Impero e con i giovanissimi Punkcake.
Sabato 8, dall’Irlanda per la prima volta in Italia, il noise degli Enola Gay e il post punk dei Gurriers. Da Oakland la new wave dei Body Double. E ancora, l’ex Lady in the Radiator Sara Parigi con un album tutto suo da farci ascoltare, con le atmosfere garage dei Plastic Man, con il rock dei Flying Disc e Almorto. Si chiude, sempre a ingresso libero (dalle ore 23), con la Cencio’s Night: suoni, dj, artisti e memorabilia dello storico live club pratese. 

Info e dettagli sul sito ufficiale www.offtunefestival.ite sui canali social del festival. 
Off Tune Festival, Prato, quarta edizione, ingresso libero.

Orari
Giovedì e venerdì apertura ore 18, inizio concerti ore 18,30.
Sabato apertura ore 17, inizio concerti ore 17,30.

Off Tune Festival – 4° edizione – ingresso libero
6/7/8 giugno 2024
Officina Giovani – Cantieri Culturali Ex Macelli
Piazza dei Macelli, 4 Prato
www.offtunefestival.it