Il tempo per poter denunciare il datore di lavoro di un reato da questi commesso (ad esempio, la diffamazione) è di 3 mesi da quando si è avuto conoscenza dell’illecito, per tutte le azioni civili, come quella di recupero degli stipendi non corrisposti o per il mobbing, il dipendente ha molto più tempo.
Il dipendente che voglia far valere i propri diritti derivanti dal rapporto di lavoro deve agire in giudizio entro un certo periodo, pena la loro perdita. Tale termine viene chiamato ”prescrizione”.
Ecco quali sono i termini entro cui fare causa al datore di lavoro:
stipendi arretrati e relativi interessi: 5 anni;
altri emolumenti e indennità da pagare annualmente o per frazioni di tempo più brevi di un anno: 5 anni;
Tfr (trattamento di fine rapporto di lavoro): 5 anni;
altre indennità spettanti per la cessazione del rapporto (ad esempio, indennità sostitutiva del preavviso): 5 anni;
impugnazione licenziamento: 5 anni;
annullamento dimissioni illegittime: 5 anni;
contestazione transazione illegittima: 5 anni;
contributi previdenziali (salvi i casi di denuncia del lavoratore o dei suoi superstiti: in questa ipotesi, il termine di prescrizione è di 10 anni): 5 anni;
risarcimento del danno per atti illeciti (ad esempio: ingiuria, minacce, violenza, ecc.): 5 anni;
risarcimento per licenziamento illegittimo: 10 anni;
risarcimento per mancata fruizione delle ferie o del riposo settimanale: 10 anni;
risarcimento per mobbing: 10 anni;
risarcimento per demansionamento: 10 anni;
risarcimento per danno alla salute e all’integrità psicofisica del lavoratore: 10 anni.