21 Novembre 2025, venerdì
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Appendino (M5S) contro Roccella e Nordio: ‘Le loro parole giustificano la violenza e danno alibi culturali

La deputata Chiara Appendino critica le dichiarazioni della Ministra Roccella sulla prevenzione della violenza di genere e sull'educazione sessuoaffettiva, chiedendo un intervento concreto e una maggiore responsabilità da parte delle istituzioni.

Roma – Le parole della Ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, sulla relazione tra educazione sessuoaffettiva e violenza di genere hanno suscitato una reazione decisa da parte della deputata del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino, che, in una nota ufficiale, ha condannato fermamente l’approccio del governo, definendolo “oscurantista” e pericoloso.

Secondo Appendino, le dichiarazioni di Roccella, in particolare quelle sulla presunta inefficacia dell’educazione sessuoaffettiva nel prevenire la violenza, non solo mancano di fondamento, ma finiscono per dare alla violenza un alibi culturale che ne giustifica, implicitamente, l’esistenza. “Dire che l’educazione sessuoaffettiva non serve a ridurre la violenza significa dire ai nostri figli che non esiste alcun modo per imparare il rispetto, il consenso, l’affettività”, ha dichiarato Appendino. “È oscurantismo, e l’oscurantismo genera violenza.”

La critica alla visione della Ministra Roccella

L’argomento centrale della critica di Appendino si concentra sulla posizione della Ministra Roccella riguardo all’educazione sessuoaffettiva, un tema che continua a dividere la politica italiana. La Ministra, intervenendo in una conferenza internazionale sul femminicidio, aveva dichiarato che in Paesi come la Svezia, dove da anni è stato implementato un programma di educazione sessuoaffettiva nelle scuole, la violenza di genere non ha subito una significativa riduzione. Per la Roccella, l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole non sarebbe la risposta alla violenza contro le donne, né tanto meno una causa diretta della sua diminuzione.

Appendino, invece, ritiene che le parole della Ministra non solo siano errate, ma che contribuiscano a perpetuare una visione retrograda della società e delle relazioni tra i sessi. “La violenza contro le donne è figlia di una cultura che si può e si deve cambiare, educando alle relazioni sane”, ha ribadito la deputata M5S, sottolineando come un’educazione inclusiva e consapevole possa essere uno degli strumenti più efficaci per contrastare le radici culturali della violenza.

La prevenzione come priorità

Per la deputata del Movimento 5 Stelle, la violenza di genere non è un fenomeno inevitabile, ma un problema sociale che può essere affrontato con politiche concrete e con l’impegno di tutte le istituzioni. “Invece di distorcere i dati per coprire la propria immobilità ideologica, la Ministra dovrebbe fare la sua parte: prevenire, educare, costruire consapevolezza”, ha aggiunto Appendino, esprimendo il suo disappunto per quello che percepisce come un immobilismo da parte del governo sul fronte della prevenzione e della cultura del rispetto.

L’educazione sessuoaffettiva, secondo Appendino, è uno strumento fondamentale non solo per la prevenzione della violenza, ma anche per il cambiamento delle dinamiche relazionali, spesso influenzate da modelli tossici e stereotipi di genere che alimentano il conflitto tra i sessi. Un’educazione che promuova il rispetto, la consapevolezza del consenso e delle emozioni, sarebbe, a suo avviso, un passo fondamentale verso una società più equa e meno violenta.

La critica alla visione evoluzionistica di Nordio sulla violenza di genere

Non solo Roccella, però, è finita nel mirino della deputata M5S. Anche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato oggetto di critiche da parte di Appendino, dopo le sue dichiarazioni sulle origini “genetiche” della violenza di genere. Nordio, durante un intervento sulla violenza contro le donne, aveva parlato di una “resistenza” nel “codice genetico” maschile alla parità di genere, suggerendo che il predominio maschile nella storia umana fosse radicato nella biologia maschile, come una sorta di eredità darwiniana della forza fisica.

Secondo Appendino, queste parole sono gravemente irresponsabili. “Violenza di genere nel codice genetico maschile? Dopo aver demolito la giustizia, garantito impunità ai soliti noti, liberato uno stupratore di bambini e preso a modello Gelli, Nordio ci regala un’altra perla”, ha commentato la deputata. “La prossima sarà propagandare Lombroso?” ha aggiunto, accennando al famoso criminologo italiano Cesare Lombroso, noto per le sue teorie razziste e deterministiche sulla criminalità.

Appendino ha definito queste dichiarazioni “un’ulteriore vergogna” e un segno della superficialità con cui certi esponenti del governo trattano temi così delicati. “Se questo è un Ministro, siamo messi davvero male”, ha concluso.

L’appello a non arretrare

La deputata del Movimento 5 Stelle ha poi ribadito con fermezza che “la violenza non è inevitabile”, esprimendo il suo impegno a non arretrare di un millimetro nella lotta per i diritti delle donne e contro la violenza di genere. Per Appendino, il cambiamento deve partire dall’educazione, ma anche da un impegno concreto delle istituzioni per garantire che i diritti delle donne siano non solo riconosciuti, ma effettivamente tutelati nella pratica. L’obiettivo, ha spiegato, è quello di creare una cultura che promuova la parità, l’inclusività e il rispetto, dove la violenza di genere non abbia più spazio per radicarsi.

In questo senso, la posizione di Appendino si colloca in netta opposizione alla linea del governo, che, secondo la deputata, sembra più incline a difendere posizioni ideologiche piuttosto che a portare avanti azioni concrete per contrastare una delle piaghe sociali più gravi del nostro tempo. La violenza contro le donne, afferma, non può essere affrontata con dichiarazioni che giustificano o minimizzano il problema, ma con politiche educative, legislative e culturali che puntino a prevenire ogni forma di sopraffazione e discriminazione.

In conclusione, Chiara Appendino si è detta pronta a lottare, insieme al suo partito e a tutte le forze politiche sensibili al tema, per un cambiamento profondo e duraturo, che non lasci più spazio a giustificazioni culturali, ideologiche o scientifiche della violenza di genere.

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