Perugia, ventenne arrestato per terrorismo internazionale: era in contatto con l’ISIS-K e pronto ad agire
PERUGIA – Un giovane di origini marocchine, appena ventenne e residente a Perugia, è stato arrestato questa mattina dai Carabinieri del ROS con l’accusa di partecipazione a un’associazione con finalità di terrorismo internazionale. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, in coordinamento con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.
L’operazione, condotta con il supporto del Comando Provinciale Carabinieri di Perugia, è il frutto di un’intensa attività investigativa che rientra nell’ambito del monitoraggio delle attività di radicalizzazione sul web. Una rete, sempre più frequentata da giovani, dove il confine tra propaganda, adesione ideologica e pianificazione operativa si fa sempre più sottile.
Una radicalizzazione online, rapida e profonda
Secondo quanto comunicato dal Procuratore della Repubblica Raffaele Cantone, le indagini hanno documentato una radicalizzazione accelerata, avvenuta interamente in ambito digitale. Attraverso una nota piattaforma di messaggistica istantanea frequentata prevalentemente da giovani, il ventenne avrebbe diffuso materiale di propaganda e istigazione jihadista direttamente riconducibile allo Stato Islamico.
Il giovane, dotato di spiccate competenze tecnologiche, avrebbe svolto un ruolo attivo nella diffusione di contenuti estremisti, mostrando una piena adesione ideologica al progetto terroristico dell’ISIS. Gli inquirenti ritengono che non si tratti di un semplice simpatizzante, ma di un affiliato organico all’organizzazione, con contatti diretti con esponenti della cellula ISKP (Stato Islamico in Khorasan), la pericolosa diramazione del gruppo attiva in un’area che comprende porzioni di Afghanistan, Pakistan, Iran e Asia Centrale.
Progetto operativo e addestramento per attentati
Gli elementi raccolti durante le indagini indicano che il giovane aveva offerto la propria disponibilità a unirsi alle fila dell’ISIS-K e a partecipare ad azioni terroristiche anche sul suolo occidentale. In particolare, sarebbe emersa l’esistenza di un piano condiviso con un miliziano attivo nei campi di addestramento in Khorasan, mantenuto segreto e non meglio dettagliato nelle comunicazioni, ma chiaramente inserito nella strategia del gruppo.
Non solo propaganda: l’indagato si sarebbe addestrato autonomamente alla fabbricazione di ordigni esplosivi artigianali, utilizzando materiali didattici ufficiali dello Stato Islamico, facilmente reperibili su canali online protetti. Le sue competenze tecniche, unite alla determinazione ideologica, avrebbero reso concreta la minaccia, spingendo la Procura a richiedere con urgenza la misura cautelare.
Una rete di proselitismo digitale
Le indagini avrebbero inoltre accertato che il giovane intratteneva relazioni virtuali con altri soggetti da indottrinare, ai quali avrebbe trasmesso sistematicamente materiale propagandistico estremista, con l’intento di alimentare il reclutamento e l’espansione dell’ideologia jihadista anche tra coetanei e connazionali.
Questa attività, secondo gli investigatori, costituisce un elemento chiave del nuovo terrorismo internazionale, che fa leva su reti decentralizzate, autoformazione e strategie di attacco sempre più fluide e imprevedibili.
Sequestri e carcere
Nell’ambito dell’operazione, i Carabinieri hanno anche eseguito una perquisizione domiciliare, sequestrando materiale informatico che sarà sottoposto ad analisi nei prossimi giorni. I dispositivi potrebbero contenere ulteriori prove delle attività del giovane, nonché eventuali contatti e istruzioni operative.
Conclusi gli accertamenti preliminari, il ventenne è stato trasferito nel carcere di Perugia – Capanne, dove resterà a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Cantone: “Una minaccia concreta, agire con fermezza”
«Questo caso dimostra – ha dichiarato il procuratore Cantone – quanto sia necessario mantenere alta l’attenzione sulle dinamiche di radicalizzazione online, soprattutto tra i più giovani. Si tratta di fenomeni che, seppur invisibili all’inizio, possono evolvere in forme operative molto pericolose in tempi brevissimi».
