18 Luglio 2025, venerdì
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Leone XIV ruggisce contro la guerra: “Non abituiamoci all’orrore, resistiamo al fascino delle armi”

Dall’Ucraina a Gaza, passando per Iran e Israele: il Pontefice denuncia l’assuefazione globale ai conflitti. E ammonisce i potenti: “Le armi sofisticate non portano sicurezza, ma morte e illusione”

Il Papa come un leone: “La guerra devasta l’anima del mondo. Non lasciamoci sedurre dal potere degli arsenali”

CITTÀ DEL VATICANO – La voce del Pontefice è solenne, la denuncia inequivocabile. Nel cuore di Piazza San Pietro, durante l’udienza generale, Papa Leone XIV ha lanciato un appello vibrante e carico di forza morale contro l’ennesima, tragica normalizzazione dei conflitti armati. Con il piglio deciso che contraddistingue il suo pontificato, ha pronunciato parole che non lasciano spazio all’ambiguità:
«Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra: dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza. Non dobbiamo abituarci alla guerra. È una tentazione pericolosa quella che ci porta a lasciarci affascinare da armamenti potenti e sofisticati».

Guerra, una tragedia che non può diventare abitudine

Nel mondo contemporaneo, segnato da crisi che si rincorrono inesorabilmente da un continente all’altro, il Papa alza la voce come un custode dell’umano. La sua denuncia tocca le viscere del nostro tempo: la rassegnazione collettiva, l’assuefazione alle immagini di distruzione, ai numeri di vittime, al vocabolario militare che ha invaso la quotidianità.

Leone XIV non si limita a esprimere dolore: accusa. Denuncia un sistema che alimenta e legittima la guerra come soluzione accettabile. «Non possiamo restare spettatori», ammonisce. «La guerra è il fallimento della ragione, l’umiliazione della diplomazia, il trionfo del disumano».

Il mito velenoso delle armi intelligenti

Tra le righe del suo messaggio si legge una condanna netta alla cultura dell’arma. La definisce “tentazione”, “fascino” oscuro: quello per strumenti di morte sempre più intelligenti, letali e strategicamente seducenti.

Ma Leone XIV smonta con lucidità l’illusione: «Le armi sofisticate non costruiscono pace, ma alimentano l’idea che la violenza sia ordinaria, che uccidere sia gestibile, che distruggere possa essere pianificato come una soluzione tecnica».

Parole che suonano come un richiamo a tutti: leader politici, industrie belliche, opinione pubblica. E che si rivolgono anche ai credenti, invitati a essere “artigiani di pace”, non spettatori silenziosi.

Una Chiesa che non tace davanti all’ingiustizia

Con il tono deciso di chi porta sulle spalle il dolore di interi popoli, il Papa si fa voce per chi non ha voce: famiglie sradicate, bambini sotto le bombe, anziani abbandonati nei rifugi, vite cancellate nell’indifferenza.

Il suo non è solo un gesto spirituale: è una presa di posizione etica e politica, nel senso più alto e universale del termine. La Chiesa, sotto il pontificato di Leone XIV, si conferma parte attiva nella costruzione della pace, radicata nella sua missione millenaria ma capace di leggere i drammi del presente.

Un ruggito per svegliare il mondo

Papa Leone XIV, simbolicamente e realmente, ruggisce contro l’apatia globale. Non è il grido della rabbia, ma quello della responsabilità. In un mondo sempre più tentato dal cinismo e dal calcolo, rilancia una visione coraggiosa, fondata sulla giustizia, sulla dignità e sulla sacralità della vita.

«Non abituiamoci alla guerra», ripete. Un’esortazione che non è solo un monito spirituale, ma un imperativo etico per l’intera comunità umana.

Il Papa come sentinella della coscienza collettiva, Leone XIV conferma la Chiesa come faro nel buio della violenza. Le sue parole non sono un rito, ma una scossa. E oggi, più che mai, il suo ruggito ci chiama a scegliere da che parte stare: dalla parte della pace, della vita, dell’uomo.

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