9 Luglio 2025, mercoledì
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Neonati morti, Chiara Petrolini resta ai domiciliari ma con il braccialetto elettronico

Il Riesame di Bologna respinge la richiesta di custodia cautelare in carcere: la 21enne accusata dell’omicidio dei due figli neonati resterà nella casa di Vignale di Traversetolo, ma con controlli più rigidi.

La misura cautelare è stata irrigidita, ma non nei termini richiesti dalla Procura. Chiara Petrolini, la giovane di 21 anni accusata di aver ucciso i suoi due figli neonati e di averne occultato i corpi, resterà agli arresti domiciliari. Tuttavia, per la prima volta, dovrà indossare un braccialetto elettronico. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Bologna, chiamato a riesaminare la misura cautelare disposta dal gip di Parma.

La Procura aveva chiesto l’incarcerazione immediata, ritenendo la custodia domiciliare non sufficiente a garantire le esigenze cautelari, ma i giudici hanno scelto una via intermedia: confermare i domiciliari, riformando però in senso più restrittivo l’ordinanza originaria, introducendo un controllo elettronico costante.

A confermare la decisione è stato il legale della giovane, l’avvocato Nicola Tria, che ha definito la misura “più dura ma equilibrata, alla luce della fase processuale in corso”. La difesa si riserva comunque la possibilità di impugnare il provvedimento in Cassazione, rendendo per ora non esecutiva la modifica imposta dal Riesame.

Chiara Petrolini si trova attualmente nella casa di famiglia a Vignale di Traversetolo, in provincia di Parma, dove è stata trasferita subito dopo il suo arresto. Le accuse a suo carico – omicidio e soppressione di cadavere – sono tra le più gravi del codice penale e derivano da un’inchiesta sconvolgente, che ha scosso l’opinione pubblica e aperto un acceso dibattito su fragilità psicologica, solitudine e responsabilità.

Secondo le prime ricostruzioni, i due neonati sarebbero morti in circostanze ancora da chiarire a distanza di tempo l’uno dall’altro. I dettagli restano coperti da segreto istruttorio, ma gli inquirenti parlano di elementi “concordanti e gravi” raccolti nel corso delle indagini.

La Procura aveva sottolineato la necessità del carcere per evitare inquinamenti probatori e pericolo di fuga, ma il Tribunale ha ritenuto che, con l’introduzione del braccialetto elettronico, i domiciliari possano ancora garantire un sufficiente livello di controllo, almeno in questa fase.

Resta ora da capire se la Cassazione verrà investita della questione, e quale sarà l’esito dell’eventuale ricorso. Intanto, sul caso continua a pesare il silenzio della giovane donna, che, interrogata dai magistrati, avrebbe fornito versioni frammentarie e parziali, senza chiarire del tutto la dinamica e le motivazioni dei tragici eventi.

Una vicenda giudiziaria delicata e dai contorni ancora oscuri, che proseguirà nei prossimi mesi tra nuove perizie, accertamenti e una lunga attesa processuale.

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