18 Maggio 2025, domenica
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‘Ndrangheta, colpo alle cosche di Cassano all’Ionio: cinque misure cautelari tra Calabria, Piemonte ed Emilia

Operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro: contestati reati di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata. In carcere quattro persone, una con divieto di dimora in Calabria.

Maxi operazione antimafia all’alba: la DDA di Catanzaro colpisce duramente le cosche “Abbruzzese” e “Forastefano”

Alle prime luci dell’alba del 9 maggio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza, su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro, hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare nei confronti di cinque persone ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta. Le misure, emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, hanno riguardato quattro arresti in carcere e un divieto di dimora nella regione Calabria.

I provvedimenti sono scattati nelle province di Cosenza, Cuneo e Parma e si inseriscono in un’inchiesta che ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’organizzazione criminale.

L’indagine ha preso forma a seguito delle denunce di due imprenditori che hanno raccontato di essere stati vittime di tentativi di estorsione. A queste segnalazioni si sono aggiunte le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che hanno fornito un contributo decisivo alla ricostruzione investigativa. La Procura guidata da Nicola Gratteri ha coordinato l’intera attività, incentrata sull’accertamento del ruolo operativo delle cosche “Abbruzzese” e “Forastefano”, storicamente radicate nel territorio di Cassano all’Ionio e nei comuni limitrofi.

Secondo quanto emerso nella fase delle indagini preliminari – che dovrà ora affrontare il vaglio del contraddittorio processuale – i soggetti arrestati sarebbero stati coinvolti in un disegno criminale sistematico, volto a estorcere denaro per garantire il sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari. Una prassi ben nota nelle dinamiche interne delle consorterie mafiose, che mirano a mantenere saldo il vincolo associativo anche durante la detenzione degli appartenenti.

Tra i destinatari delle misure cautelari figurano il presunto reggente della cosca “Abbruzzese”, subentrato nella leadership dopo le numerose operazioni che hanno colpito il gruppo, e una donna ritenuta figura di raccordo nella gestione della contabilità e nelle comunicazioni interne della cosca, nonché convivente di uno degli esponenti di vertice.

L’inchiesta conferma, ancora una volta, come la presenza delle mafie in Calabria resti profondamente radicata e ramificata, capace di estendere le proprie reti anche fuori regione. Le forze dell’ordine e la magistratura continuano, con determinazione, a indebolire le strutture criminali attraverso operazioni mirate, basate su riscontri oggettivi e sul coraggio di chi decide di denunciare.

Il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari e proseguirà con ulteriori approfondimenti investigativi.

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