Graziano Mesina, uno dei più noti protagonisti del banditismo sardo, è morto all’età di 83 anni. La sua morte, avvenuta in un ospedale di Milano, segna la fine di una lunga e controversa vicenda che ha attraversato decenni di storia criminale e giudiziaria. Pochi giorni prima del decesso, l’ex primula rossa della Sardegna era stato scarcerato, grazie all’accoglimento della richiesta di differimento pena per motivi di salute presentata dai suoi avvocati.
Mesina, che negli anni ’70 e ’80 divenne simbolo della resistenza contro lo Stato italiano, era stato detenuto per circa due anni nel carcere di Opera, a Milano. Negli ultimi giorni, le sue condizioni di salute erano peggiorate, tanto da giustificare il trasferimento al reparto di Polizia Penitenziaria San Paolo di Milano, dove è spirato. Il 10 aprile, grazie all’intervento dei suoi legali, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, il tribunale di sorveglianza di Milano aveva deciso di concedergli la scarcerazione per motivi di salute, accogliendo la richiesta di differimento pena.
La sua legale, Beatrice Goddi, ha dichiarato con grande rammarico e disappunto: “Fino all’ultimo Graziano Mesina è rimasto in carcere. Su di lui c’è stato un vero e proprio accanimento. Siamo profondamente dispiaciuti e contrariati, perché avremmo voluto che fosse stato liberato prima, magari anche un mese fa.” Le parole dell’avvocatessa esprimono la delusione di una famiglia che stava preparando, proprio in quei giorni, il trasferimento di Mesina in Sardegna, dove avrebbe potuto trascorrere gli ultimi giorni circondato dai suoi cari. “Eravamo pronti a andare a trovarlo con alcuni familiari, ma purtroppo questa tragica conclusione è arrivata improvvisamente”, ha aggiunto la legale.
Graziano Mesina, nato nel 1942, ha passato gran parte della sua vita in fuga o in prigione, diventando una figura leggendaria nel panorama del banditismo sardo. Dopo essere stato arrestato per reati legati al traffico di droga e alle rapine, ha trascorso più di trent’anni tra latitanze, arresti e condanne, diventando il volto di una parte della criminalità sarda che, purtroppo, è spesso associata alle tradizioni di resistenza contro lo Stato.
Il suo decesso segna la fine di un’era per il banditismo sardo, anche se la sua figura continua a suscitare opinioni contrastanti. Alcuni lo vedono come un eroe popolare, un uomo che ha lottato contro il potere centrale, mentre altri lo considerano il simbolo di una violenza inarrestabile che ha segnato la storia dell’isola. La sua morte, in un momento in cui molti pensavano che avrebbe potuto vivere gli ultimi anni in libertà, solleva inevitabilmente interrogativi su come la giustizia e il sistema penitenziario abbiano trattato la sua figura negli ultimi tempi.
Mesina, tuttavia, non sarà ricordato solo per la sua carriera criminale, ma anche per l’impatto che ha avuto sulla storia sociale e culturale della Sardegna, un’epoca che ancora oggi è oggetto di discussione e riflessione. La sua morte, seppur non inaspettata, pone fine a una vicenda complessa che ha segnato un capitolo oscuro e affascinante della storia italiana.