In Sudan si aggrava la crisi umanitaria e militare: almeno dodici persone sono rimaste uccise in un attacco sferrato dalle forze paramilitari contro Al-Fashir, ultima grande città del Darfur ancora fuori dal loro controllo. Lo riferiscono fonti dell’esercito sudanese e attivisti locali.
L’assalto ha avuto luogo in un contesto già drammatico, segnato da scontri violenti e una situazione umanitaria al collasso. Al-Fashir, diventata simbolo di resistenza contro l’avanzata dei paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (RSF), è ora al centro di un assedio serrato che mette a rischio centinaia di migliaia di civili.
Secondo le testimonianze, le milizie hanno colpito aree residenziali e campi profughi alla periferia della città, aggravando ulteriormente le condizioni di vita già disperate. La carestia è stata ufficialmente dichiarata in diverse aree del paese, inclusi i campi profughi attorno ad Al-Fashir, dove mancano cibo, acqua potabile e cure mediche.
La regione del Darfur è da mesi sotto il controllo quasi totale delle RSF, accusate da organizzazioni internazionali di crimini di guerra e pulizia etnica. Al-Fashir rappresenta l’ultimo baluardo di resistenza governativa, ma la sua caduta appare sempre più vicina.
La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione, ma gli appelli alla tregua e all’assistenza umanitaria sembrano cadere nel vuoto. Intanto, per la popolazione civile, ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza in uno dei conflitti più devastanti e meno raccontati del nostro tempo.