L’avvocato Federico Ferraro, garante dei detenuti a Crotone, svolge un ruolo fondamentale nel monitorare le condizioni degli istituti penitenziari e nel promuovere i diritti dei detenuti. In questa intervista, Ferraro analizza le problematiche più urgenti che affliggono il carcere di Crotone e gli istituti calabresi, dal sovraffollamento alle carenze organizzative e sanitarie, fino al delicato tema del reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti.
Ferraro illustra con chiarezza le difficoltà quotidiane del sistema carcerario italiano, evidenziando l’importanza di riforme strutturali e normative per migliorare la qualità della vita nelle carceri e favorire un’effettiva riabilitazione dei detenuti. Attraverso le sue parole, emerge una visione concreta delle sfide e delle opportunità per rendere il sistema penitenziario più umano ed efficace.
Avv. Federico Ferraro: Quali sono le principali difficoltà che affronta ogni giorno nel suo ruolo di garante dei detenuti? Può descriverci brevemente le problematiche più urgenti nel carcere di Crotone?
Le difficoltà sono legate maggiormente al sovraffollamento carcerario, poiché Crotone è al quarto posto tra gli istituti penitenziali calabresi per indici di sovraffollamento carcerario: con una percentuale del 130,30%. A Crotone vi è la carenza di mediatori linguistici e culturali, vi è carenza di organico nel personale di polizia penitenziaria. Come garante territoriale ho segnalato più volte nell’ambito politico istituzionale Nazionale, che è necessario fornire delle basi normative più forti che consentano a tutti noi garanti territoriali di agire più concretamente per migliorare il sistema penitenziario italiano.
Altre difficoltà sono legate alle lungaggini burocratiche, per esempio, nella concessione di autorizzazione da parte dell’amministrazione penitenziaria, nell’assenza di un accordo di cooperazione tra le amministrazioni penitenziarie e i garanti. Con una mia segnalazione al capo del D.A.P., qualche anno fa, avevo ottenuto l’okay per la stipula di un accordo con la locale direzione Il provveditorato nel senso della leale cooperazione, per velocizzare i tempi di scambio informazioni. Ma tutto ciò è rimasto nel tempo lettera morta
Il sovraffollamento carcerario è un tema molto discusso in Italia. Come valuta la situazione nelle carceri calabresi, in particolare a Crotone? Quanto influiscono le carenze di organico nel peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti?
Il problema del sovraffollamento è anche una piaga calabrese, poiché nella nostra regione abbiamo circa 400 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare. Cosenza e Rossano risultano gli istituti più sovraffollati, al quarto posto c’è Crotone. Abbiamo una carenza di organico significativa e una presenza di pochi mediatori culturali che rende difficile la gestione di detenuti di nazionalità diverse da quella italiana. Le carenze di organico importanti influiscono sulla qualità del lavoro che viene prestata in carcere da parte del personale, qui si richiedono sacrifici. Pochi devono svolgere il lavoro di molti E questo non può che incidere sulla qualità di vita all’interno degli istituti previdenziali, e sul rapporto con gli agenti di pubblica sicurezza e con l’amministrazione penitenziaria in generale punto fino a poco fa anche i direttori degli istituti penitenziari erano pochi e avevamo un solo direttore che doveva gestire immissione più istituti detentivi.
Oltre al sovraffollamento, quali altre carenze strutturali e organizzative riscontra nelle carceri di Crotone e più in generale in Calabria?
Carenze strutturali ulteriori sono legate alla mancanza di infrastrutture nell’ambito sanitario. Occorre potenziare e semplificare le procedure che riguardano l’assistenza previdenziale con sportelli INPS negli istituti di pena. Così come occorre anche semplificare le procedure per l’apertura di un conto corrente intestato a un detenuto, e non da ultimo il diritto di voto che molto spesso non viene garantito in tutti gli istituti previdenziali italiani.
L’Italia ha registrato un numero allarmante di suicidi in carcere. Quali ritiene siano le cause principali di questo fenomeno? Cosa potrebbe essere fatto per migliorare il supporto psicologico ai detenuti?
Calabria è stata interessata da un numero alto di suicidi 78 nel primo semestre 2024, diversi giovani. A Crotone abbiamo avuto in questi anni diversi tentativi di suicidio, scongiurati dagli agenti di polizia penitenziaria, qui va il mio plauso. Purtroppo ho dovuto registrare anche un caso di suicidio di un giovane trentanovenne calabrese, che nelle prime ore di detenzione la notte si è tolto la vita all’interno dell’Istituto penitenziario di Crotone. Le cause dei suicidi sono legate innanzitutto alle alle fragilità psicologiche, alcune volte legato alla scarsa manutenzione delle strutture in cui detenuti risiedono, altre volte ancora può essere legata alla mancanza di strutture detentive-sanitarie idonee, ad eseguire la pena curando il detenuto. La Calabria purtroppo una inadeguatezza atavica dal punto di vista di strutture sanitarie specializzate nell’ambito della detenzione
Il supporto psicologico dei detenuti va migliorato attraverso maggiore personale medico specializzato, attraverso un potenziamento dei servizi nei presidi sanitari penitenziari.
La custodia cautelare in carcere è un tema molto dibattuto. Qual è la sua opinione sull’uso eccessivo della custodia cautelare? Crede che misure alternative alla detenzione possano ridurre il numero di detenuti in carcere?
L’attuale situazione delle carceri italiane caratterizzate da sovraffollamento, impone un uso più ridotto della custodia cautelare. Nelle celle degli istituti penitenziari italiani oggi si trovano condannati definitivi, condannati non definitivi, persone sottoposte a misure cautelari personali, senza che sia stata ancora accertata una responsabilità penale e definitiva, soggetti sottoposti a restrizioni temporanee che molto probabilmente saranno rilasciati dopo poche ore. La carenza delle camere di sicurezza presso i presidi di polizia, implica che il carcere diventi una sorta di discarica sociale.
Le misure alternative alla detenzione possono sicuramente recuperare la persona detenuta, consentirle di ritornare gradualmente in società, all’insegna della legalità due punti dal “versari in re illecita al agere licere”.
Tali misure inoltre influiscono sulle presenze carcerarie riducendone il numero, e dando il senso che lo stato non abbandona chi sta in carcere ma punta sempre a un suo reinserimento nel sociale in modo attivo.
Recentemente si è parlato di un possibile amnistia o indulto per alleggerire la pressione sulle carceri italiane. Qual è la sua posizione in merito? Quali criteri dovrebbero essere adottati per una riforma in tal senso?
Provvedimenti di clemenza di carattere generale o speciale sono strumenti validi, considerando ovviamente le singole situazioni e gravità dell’autore di reato, dei precedenti penali, della condotta del detenuto durante l’esecuzione della pena, ma da soli questi strumenti non possono risolvere la tanico problema dei sovraffollamento delle carceri, che ci portiamo dietro da circa 25 anni
Il reinserimento dei detenuti nella società è fondamentale per evitare il ritorno alla criminalità. Che iniziative sono in atto a Crotone per favorire questo processo? Quali sono le principali difficoltà che incontrano i detenuti nel reinserirsi nel mondo del lavoro?
Il reinserimento lavorativo e una delle sfide più grande che caratterizzano il sistema penitenziario italiano ed anche qui a Crotone in particolare. Per la prima volta nel comune di Crotone si è sottoscritto un protocollo tra l’amministrazione municipale la direzione della casa circondariale, che io fortemente voluto, promosso, sostenuto in tanti anni, e che solo nel 2022 ha visto concretizzarsi. Il protocollo prevede che ritenuti lavorino al verde pubblico, escono dalla casa circondariale autonomamente, e sei più in orario di lavoro con dispositivi di lavoro offerti da chi li ha formati nella fase preliminare del progetto. I detenuti possono inoltre pranzare con i tropicali e la sera tornano all’interno dell’Istituto di pena. E una forma di reinserimento lavorativo prevista dall’ordinamento penitenziario non retribuita che ha enormi benefici dal punto di vista della formazione lavorativa, e del mantenimento del rapporto affettivo tra il detenuto e i propri cari. Quest’ultimo valore inestimabile. Il lavoro tra l’altro consente di realizzarsi socialmente, non tornare a delinquere e non ricadere nella rete dell’illegalità. Molto spesso tra le cause della commissione dei reati vi è il degrado economico che caratterizza molte famiglie italiane, calabresi e quindi anche a Crotone.
Spesso incontro anche dei giovani che hanno determinato l’esecuzione della pena, sono puliti dal punto di vista della fedina penale oramai, ma non riescono a reinserirsi lavorativamente. È necessario pensare anche all’oro attraverso cooperative strumenti giuridici, che impiegano i fondi del PNRR, i fondi comuni comunitari i bandi regionali manca tutt’oggi una politica sociale che guarda queste persone vive molto spesso emarginate punto le risposte dello Stato ancora sono poche per il l’inserimento sociale rispetto ai bisogni e bisogna fare di più negli anni futuri
In che modo il sistema carcerario potrebbe incentivare maggiormente le assunzioni di detenuti? Quali benefici economici e sociali potrebbe portare una maggiore inclusione lavorativa all’interno delle carceri?
lo Stato ha già previsto degli incentivi fiscali a chi assume i detenuti, tuttavia ad oggi non c’è ancora la cultura di puntare sul detenuto, investire sulla persona che è stata reclusa o che è ancora reclusa, per assumerlo. C’è molta diffidenza da parte dell’imprenditoria specie nel nostro territorio, per cui uno strumento che ancora non è partito. Molti anni fa avevo aperto un tavolo di lavoro convocando le realtà aziendali e imprenditoriali locali, approfittando della disponibilità della casa circondariale che aveva redatto una proposta di comodato d’uso gratuito delle serre dei laboratori, che avrebbe dato in gestione a quella azienda in cambio dell’assunzione anche temporanea di alcuni detenuti. Questa proposta come altre che sono state fatte nel tempo sono rimaste ancora lettera morta.
Bisogna lavorare più di sole proposte sulla cultura del recupero della persona. Per incentivare maggiormente l’assunzione dei tenuti potrebbero essere previste delle agevolazioni fiscali ulteriori o delle semplificazioni dal punto di vista burocratico come ogni oneri a carico del datore di lavoro dal punto di vista previdenziale, oppure dei fondi maggiori che economicamente sostengono l’imprenditore riassunto uno o più detenuti anche a tempo determinato
Tra i benefici sociali dell’assunzione di detenuti vi è certamente il recupero della persona e quindi una minore spesa per lo Stato negli interventi di repressione del crimine, visto che si è recuperata la persona, strappandola al mondo dell’illegalità.
Il rapporto tra carcere e sistema sanitario è un altro tema delicato. Come valuta la collaborazione tra le carceri e l’ASP, in particolare per quanto riguarda le necessità mediche e psichiatriche dei detenuti? Cosa potrebbe essere migliorato in questo ambito?
L”ambito sanitario è un ambito molto delicato quando si parla del carcere. Io stesso come autorità di vigilanza ho avuto e ho competenza sulle camere da ricovero all’interno del nosocomio cittadino, oltre che vigilanza sui servizi sanitari che vengono erogati all’interno dell’Istituto di pena. Durante le numerose ispezioni di questi anni ho dovuto lanciare molti allarmi sullo stato dell’igiene. Ho dovuto segnalare carenze negli arredi, nello standard di pulizia, sia per i detenuti che per gli agenti di polizia penitenziaria che lavorano in stretto contatto col detenuto. Solo dopo interlocuzioni importanti con le autorità sanitarie, e dopo essere intervenuto ripetutamente sulla stampa locale e regionale sono stati presi dei provvedimenti e per migliorare lo standard di vita all’interno delle camere di sicurezza nel presidio ospedaliero di Crotone.
Il rapporto di collaborazione tra le ASP e il mondo carcere va sicuramente migliorato. Come garanti ho potuto constatare che molto spesso le ASP non si pongono in una condizione di ascolto e di collaborazione piena, poiché sono affannate da molte difficoltà burocratiche, gestionali, che bloccano la macchina amministrativa e quindi peggiorano le qualità di vita di chi gravità nel sistema sanitario, in questo caso anche detenuti
Occorre stipulare delle convenzioni di leale cooperazione tra gli istituti penitenziari e le ASP e le autorità di vigilanza. Occorrono le riforme normative su base Nazionale regionale per semplificare le comunicazioni, e velocizzare le tempistiche nello scambio di informazioni nell’interesse esclusivo del detenuto punto occorre potenziare gli orari, il personale sanitario che lavora nelle carceri, per non gravare maggiormente sul sistema sanitario nazionale già caratterizzato da forti inefficienze. Basti pensare che in Calabria le ASP sono commissariate per importanti deficit di bilancio
Quali sono, secondo lei, le riforme più urgenti da intraprendere per migliorare il sistema penitenziario italiano? Cosa dovrebbe cambiare concretamente per garantire i diritti dei detenuti e favorire la loro riabilitazione?
Per il futuro carcerario bisogna introdurre delle riforme che semplifichino i tempi della giustizia, in termini di risposte alle istanze di detenuti. È necessario quindi l’assunzione di un maggior numero di personale e magistratura. Occorre assumere maggiormente personalità di polizia, funzionari, aumentare la qualità strutturale degli istituti italiani. Occorre inoltre potenziare il ruolo dei garanti con poteri di azione più concreti, altrimenti non si potrà mai dare voce a chi voce non ha, poiché i garanti potranno solo realizzare sensibilizzazioni farsi portavoce di problemi, ma non potranno agire fattivamente nelle dinamiche del sistema penitenziario italiano. Si è creata nel tempo una maggiore sinergia tra l’autorità di vigilanza e l’amministrazione penitenziaria e la magistratura. È necessario che aumenti la volontà di collaborare tra autorità di garanzia e magistratura nell’interesse esclusivo del detenuto. Bisogna lavorare per risolvere le criticità del sistema penitenziario in sinergia e non in contrapposizione.
Desidero concludere con una nota positiva: se il carcere anticamente veniva definito il cimitero dei vivi all’epoca di Beccaria, pian piano si è squarciato il velo di Maya le realtà carceraria oggi è più trasparente e meglio conosciuta rispetto al passato. Bisogna continuare su questa strada. Bisogna costruire tutti insieme( istituzioni cittadini associazioni e la politica soprattutto) una nuova cultura nel sistema penitenziario italiano: chi sta in carcere fa parte della società e non può essere dimenticato, non consideriamolo “altro da noi’