17 Gennaio 2025, venerdì
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Farmaci antiaggreganti e ictus: un nuovo studio italiano evidenzia i rischi per i pazienti

Un nuovo studio italiano ha portato alla luce l’effetto dannoso di alcuni farmaci comunemente utilizzati per la prevenzione dei coaguli di sangue, come l’aspirina, in caso di ictus con emorragia cerebrale. Questo tipo di ictus, il più fatale, rappresenta circa un terzo dei casi, ed è associato a un rischio significativamente maggiore di mortalità quando si assumono questi farmaci.

La ricerca, condotta dall’Università dell’Aquila con la collaborazione dell’Ospedale Maurizio Bufalini di Cesena e della ASL 1 di Avezzano-Sulmona, è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports . I risultati mettono in evidenza come, pur essendo prescritti frequentemente, i farmaci antiaggreganti vengono talvolta somministrati senza una reale necessità medica, aumentando inutilmente i rischi per i pazienti.

Simona Sacco, ricercatrice coordinatrice dello studio, spiega che l’effetto negativo di questi farmaci deriva dal loro meccanismo d’azione. Gli antiaggreganti, come la cardioaspirina, impediscono l’aggregazione delle piastrine, ma in caso di emorragia cerebrale, questo processo può ostacolare la naturale capacità del corpo di fermare il sanguinamento. Al contrario, gli anticoagulanti, che agiscono in modo diverso, interferiscono con il processo di coagulazione, ma non presentano gli stessi rischi in caso di emorragia.

I dati della ricerca rivelano che circa il 40% delle emorragie cerebrali si verifica in persone che assumono farmaci antiaggreganti e che questi sono associati a un tasso di mortalità del 45%, rispetto al 26% di chi non li assume. Inoltre, lo studio ha messo in luce come in più della metà dei casi l’assunzione di questi farmaci non fosse giustificata da motivi clinici validi, ma solo in base a una percezione del rischio, spesso legata all’età.

L’obiettivo dei ricercatori è sensibilizzare sia i pazienti che i medici sull’importanza di un uso più appropriato di questi farmaci, evitando prescrizioni non necessarie che potrebbero esporre i pazienti a rischi significativi, soprattutto in contesti complessi come l’ictus emorragico.

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