A cura di Daniele Orefice
I risultati di una ricerca di Sam Thompson dell’Università di East London
Quando si parla di Npe, di solito gli operatori del settore elencano le loro conseguenze negative per l’economia. Ma dimenticano sovente un altro aspetto altrettanto importante: quello umano. Il tema è stato approfondito dal ricercatore Sam Thompsondella University of East London nella sua tesi per il dottorato in Psicologia Clinica. Lo studio fa parte dello studio Debt Counselling for Depression in Primary Care (DeCoDer). Il ricercatore ha condotto interviste semi-strutturate con otto adulti reclutati attraverso i medici di base a Liverpool. Gli intervistati sono persone con problemi di debito e sintomi depressivi significativi. Secondo la ricerca, il 41,9% delle persone con problemi di debiti soffre di problemi mentali, contro il 17,5% della popolazione che non ha problemi di debiti. Inoltre, il 31% dei suicidi sono dovuti a problemi di debiti e il 32,2% delle persone con problemi di debiti ha anche problemi di alcol e il 12,9% di droga.
Thompson ha analizzato i dati in termini secondo vari temi. Il tema “Vivere con il debito giorno per giorno”, affronta i modi in cui i partecipanti hanno parlato del debito in relazione alle loro esperienze quotidiane: ciò che l’essere in debito li ha portati a fare, o a pensare, mentre negoziavano la vita quotidiana.
In vari modi, tutti i partecipanti hanno descritto di essere afflitti da pensieri negativi e preoccupazioni, a volte al punto da non riuscire a dormire o concentrarsi sui compiti quotidiani, e di sentirsi costantemente “in bilico”. Questo pensiero ripetitivo e ossessivo sui problemi è stato costantemente associato al disagio, e ricerche recenti suggeriscono che può essere un processo particolarmente importante nello sviluppo delle difficoltà.
Il tema “Non posso più farlo” riguarda il modo in cui i partecipanti hanno affrontato i sacrifici finanziari imposti dalle loro circostanze. La maggior parte di loro è stata costretta a ridurre e ridefinire le priorità. Secondo alcune ricerche, le probabilità di sviluppare una malattia mentale sono significativamente più alte tra le persone che hanno avuto un’utenza scollegata. L’idea di essere “scollegato” è un’utile metafora per il modo in cui il debito problematico, in combinazione con altri fattori, ha portato alcuni partecipanti a sperimentare un allontanamento dalla vita “normale”. Un altro studio ha riscontrato che la vita in condizioni di povertà influisce negativamente sulla possibilità dei partecipanti di acquisire e mantenere una “rete sociale”, contribuendo a sua volta al loro senso di isolamento e all’esperienza di angoscia. Le persone con problemi di debiti sperimentano così un peggioramento delle relazioni familiari e con gli amici.
Il tema “Un po’ mi toglie l’orgoglio” descrive i sentimenti di vergogna e imbarazzo che erano comuni tra i partecipanti nelle loro interazioni quotidiane con gli altri. Le persone con problemi di debito infatti sembravano essere preoccupati di come gli altri potessero giudicarli (per esempio se avessero saputo dei problemi di debito), che a sua volta li portava a sperimentare sentimenti negativi.
Il tema “Non mi sembra giusto per quello che sono” riguardava invece la vergogna legata al mancato pagamento dei debiti, dal momento che ripagarli è sempre stata considerata la cosa moralmente giusta da fare. In altri termini, in un contesto sociale o culturale in cui il debito è moralmente disapprovato, quindi, essere incapaci di pagare i propri debiti erode il senso di sé come persona buona e degna.
Il tema “Molto turbato e infelice” cattura il tributo emotivo di vivere come un debito e come i partecipanti allo studio hanno cercato di alleviarlo.
Infine, il tema “Non posso farci niente” invece descrive il senso di mancanza di controllo e di sconforto legati al futuro. La maggior parte dei partecipanti allo studio aveva qualche speranza per il futuro, anche se si sentivano bloccati o intrappolati dal loro attuale circostanze e trovavano difficile vedere una via d’uscita.
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