13 Novembre 2024, mercoledì
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Elena Sabatino: Una visione innovativa per il futuro del Menotti Art Festival

A cura di Ionela Polinciuc
Elena Sabatino, direttrice musicale del Menotti Art Festival, ci racconta come la sua esperienza internazionale come cantante lirica e docente abbia preparato il terreno per guidare uno dei più importanti eventi culturali di Spoleto. Sabatino condivide la sua visione per un festival che valorizzi giovani talenti e che, attraverso una profonda integrazione tra tradizione e innovazione, possa coinvolgere un pubblico sempre più ampio e internazionale. Dalle nuove tecnologie all’inclusività, Sabatino esprime il suo desiderio di rendere il festival una piattaforma aperta e un trampolino per le promesse della musica e dell’arte.

Dottoressa Sabatino: Quali esperienze del Suo percorso artistico ritiene l’abbiano preparata al meglio per il ruolo di direttrice musicale del Menotti Art Festival?
L’esperienza deriva in primo luogo da una lunga carriera come cantante lirica, svolta sia a livello nazionale, sia internazionale. Seguono molti anni di insegnamento a giovani cantanti e la partecipazione come docente a numerose masterclass. Da circa venti anni sono presidente dell’Associazione R. Leoncavallo di Potenza che organizza l’omonimo concorso lirico internazionale, il concorso Mario Pilati per gli alunni delle scuole medie e licei musicali, eventi e concerti legati al mondo della lirica e non solo. Con l’Associazione Leoncavallo abbiamo prodotto opere liriche, operette e musical.

Qual è la Sua visione per il futuro del festival e quali aspetti intende valorizzare o innovare
maggiormente?

Il festival per sua natura si propone di valorizza figure ed esperienze artistiche di varia natura che abbiano sicuramente una forte connotazione di innovazione in sintonia con lo spirito del grande Maestro cui è dedicato. Per quanto riguarda il settore musicale, vorrei cercare di dare molto spazio ai giovani talenti sia favorendo, per quanto possibile, la realizzazione di masteclass, sia l’organizzazione di concerti ed altre attività legate al Festival, ma in una dimensione temporale più ampia. Il mio sogno è quello che queste esperienze e la città di Spoleto possano essere il trampolino di lancio per giovani promesse.

Ci sono artisti o tematiche particolari che desidera introdurre nelle prossime edizioni?
Come ho detto in precedenza, l’importante è che si tratti di figure di alto spessore artistico e che si siano impegnate in un percorso di ricerca, spesso fatto anche di confronto con la tradizione. Per quanto riguarda le tematiche, sinceramente penso che, più che individuarne alcune in maniera dettagliata, compito dell’arte, e della musica nel mio caso, sia quello di rapportarsi in qualche modo al presente e, con i suoi strumenti particolari, aprire finestre sulle contraddizioni e le problematiche del controverso e turbolento tempo in cui viviamo.

Come pensa di rendere il festival più inclusivo e accessibile a un pubblico giovane o internazionale?
La possibilità è legata proprio alle attività che si riusciranno ad organizzare, magari in
collaborazione con enti e associazioni straniere. Non dimentichiamo che il nome e il prestigio di Menotti hanno una valenza internazionale, tocca a noi promuoverlo attraverso iniziative di alto livello che abbiano una forte capacità attrattiva.

In un contesto in cui l’arte è sempre più digitale, come immagina l’integrazione tra digitale e fisico all’interno del festival?
L’interscambio tra digitale e fisico è ormai una realtà acclarata, non si possono demonizzare le nuove tecnologie laddove possono essere un ottimo supporto alla realizzazione di molti progetti e dove sia sempre la creatività umana a farla da padrona. Certo l’avanzare di strumenti come l’intelligenza artificiale apre nuovi scenari spesso preoccupanti. Anche la figura dell’artista sarà destinata a soccombere sotto il peso di un software? Ecco uno degli interrogativi cui proprio gli artisti devono rispondere con la loro capacità intuitiva e creativa, con l’abilità esecutiva e interpretativa.

Quali collaborazioni, locali o internazionali, vorrebbero instaurare per ampliare l’offerta culturale del festival?
In parte ho già risposto in precedenza in riferimento alla possibilità di realizzare iniziative in
collaborazione con altri enti e associazioni anche internazionali, ma penso anche al mondo
dell’istruzione, come i licei musicali e conservatori di musica. Si potrebbe proporre una sorta di concorso tematico e i vincitori invitati a partecipare alla premiazione del Festival.

Qual è il messaggio o l’esperienza che spera ogni visitatore porti con sé dopo aver partecipato al Menotti Art Festival?
Il Menotti Art Festival è, e deve essere sempre di più, una sorta di full immersion nella storia e nella bellezza di Spoleto e nelle suggestioni artistiche e culturali che il Festival propone.
Un’esperienza che aiuti a contrapporre, senza retorica, il bello e l’amore per l’arte alle storture che ci circondano, senza la pretesa di pensare di cambiare il mondo, ma solo quella di aver dato un piccolissimo contributo alla crescita spirituale ed emozionale dei partecipanti.

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