13 Ottobre 2024, domenica
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Suicidi e autolesionismo: la crisi silenziosa tra i giovani, smartphone e social media sotto accusa

A cura di Ionela Polinciuc

Nel 2023, oltre 7mila richieste di aiuto a Telefono Amico Italia per pensieri suicidari: necessarie prevenzione e interventi mirati per contrastare l’aumento dei casi tra adolescenti

Il suicidio è ormai la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 10 e i 25 anni. I dati emersi da Telefono Amico Italia e l’Associazione Culturale Pediatri (Acp) lanciano un allarme: episodi di autolesionismo e pensieri suicidari sono in crescita tra bambini e adolescenti, spesso già dalla scuola primaria, segnalando un’emergenza silenziosa ma devastante.

Nel 2023, oltre 7mila persone si sono rivolte a Telefono Amico Italia per chiedere supporto per pensieri suicidari, propri o di familiari, segnando un aumento del 24% rispetto all’anno precedente. Sebbene il primo semestre del 2024 abbia visto un lieve calo del 6,5% delle richieste di aiuto (3.500 rispetto allo stesso periodo del 2023), i numeri restano preoccupanti, ben lontani dai livelli pre-pandemia, quando le chiamate annuali erano circa mille.

Il ruolo degli smartphone e dei social media

A finire sotto accusa sono gli smartphone e il loro uso eccessivo, che ha favorito la diffusione di modelli di comportamento pericolosi sui social media, alimentando l’isolamento, l’ansia e i sentimenti di inadeguatezza tra i giovani. L’uso prolungato dei dispositivi digitali ha contribuito a far emergere una dipendenza comportamentale precoce, strettamente legata a comportamenti autolesionistici.

Secondo uno studio della Fondazione Umberto Veronesi, la pandemia di Covid-19 ha aggravato questa crisi. L’isolamento forzato, la chiusura delle scuole e la mancanza di interazioni sociali durante il lockdown hanno intensificato i disagi psicologici nei giovani. Nonostante i suicidi non siano aumentati durante il lockdown, oggi si registra un preoccupante incremento dei disturbi dell’umore e dei comportamenti autolesionistici.

Dall’inizio dell’era degli smartphone a basso costo, circa dal 2013, il fenomeno del suicidio e dell’autolesionismo ha registrato un’impennata, come evidenziano numerosi esperti. La Associazione Culturale Pediatri (Acp) ha lanciato un appello affinché nei bilanci di salute dei medici vengano incluse indagini specifiche sui segnali di autolesionismo e rischio suicidario, considerati indicatori di un disagio più profondo.

Le testimonianze di Telefono Amico Italia

Telefono Amico Italia ha rilevato che, nel 2023, il 75% delle richieste di aiuto è avvenuto tramite telefono, mentre il 18% tramite WhatsApp e il 7% via e-mail. I giovani tra i 19 e i 25 anni costituiscono il 25% delle richieste, mentre tra i giovanissimi (15-18 anni) le richieste di aiuto rappresentano il 21%. L’utilizzo di chat anonime, come WhatsApp, risulta particolarmente efficace per i più giovani, che spesso trovano difficile esprimere il loro disagio attraverso canali più diretti come le chiamate telefoniche.

L’importanza della prevenzione e dell’intervento tempestivo

Per affrontare questa crisi, gli esperti sottolineano l’importanza di un approccio strutturato e multidisciplinare. La prevenzione del suicidio deve avvenire su più livelli: dalle campagne informative per sensibilizzare l’opinione pubblica alla formazione specifica dei medici, fino a interventi mirati nelle scuole.

Secondo Maurizio Pompili, professore di Psichiatria all’Università La Sapienza di Roma, la prevenzione del suicidio richiede un piano su tre fronti:

  1. Prevenzione primaria, rivolta all’intera popolazione, per ridurre lo stigma legato al suicidio;
  2. Prevenzione secondaria, dedicata ai gruppi vulnerabili come adolescenti e anziani;
  3. Prevenzione terziaria, rivolta a chi ha già manifestato comportamenti autolesionistici o pensieri suicidari.

Segnali d’allarme da non sottovalutare

Riconoscere i segnali di allarme è fondamentale per prevenire tragedie. Frasi come “Non ce la faccio più” o “Vorrei morire”, così come cambiamenti improvvisi nel sonno, nell’appetito o nell’isolamento sociale, sono campanelli d’allarme che non vanno ignorati. Anche gesti simbolici come la donazione di oggetti personali possono indicare un disagio più profondo.

L’errore più grande è evitare di affrontare il tema del suicidio per paura di “suggerire” l’idea. Al contrario, un dialogo aperto e privo di giudizi può offrire un prezioso supporto. Accompagnare la persona verso un professionista della salute mentale o indirizzarla a servizi di assistenza, come Telefono Amico Italia, può fare la differenza tra la vita e la morte.

Solo attraverso un’azione corale e una rete di supporto efficace, che coinvolga scuole, medici, istituzioni e famiglie, sarà possibile contrastare questo fenomeno e salvare vite.

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