A cura di Giovanni De Ficchy
Iniziamo con il presentarvi il Colonnello Carlo Calcagni, orgoglio italiano, e a raccontarvi la sua faticosa, ma avvincente, vita.
Carlo Calcagni è un guerriero, un uomo che ama i suoi figli e la vita, che va avanti a testa alta, sfoggiando un grande sorriso, nonostante il dolore, le terapie giornaliere a base di centinaia di pillole, dialisi, flebo e ogni tanto ricoveri e interventi in Italia come in Inghilterra.
Quest’uomo è fiero di essere un soldato per il quale l’uniforme è onore, è Patria, è dovere, è tutto.
Carlo Calcagni ha recentemente presentato il suo docu-film dal titolo “Io sono il Colonnello”, insieme al libro “Pedalando su un filo d’acciaio”.
Un esempio di forza, determinazione e resilienza, di amore per la vita oltre ogni difficoltà, di forza di volontà e coraggio.
“Non c’è bisogno di avere una divisa per fare il proprio dovere.
Se io parlo così tanto del mio vissuto è anche per devozione a tutti gli ottomila militari che si sono ammalati come me, durante il servizio, e per coloro che purtroppo non ce l’hanno fatta, morendo nel silenzio e nella solitudine”.
Classe 1968, appartenente al Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano e vittima del dovere, il Colonnello è infatti diventato ciò che è oggi dopo essersi gravemente ammalato durante la missione internazionale di pace del 1996 nei Balcani, in Bosnia-Erzegovina, per via della contaminazione da metalli pesanti che lo hanno portato a contrarre una serie di patologie invalidanti e degenerative che hanno compromesso il suo organismo in maniera irreversibile.
Oggi Calcagni necessita di un’alimentazione priva di glutine, zucchero, latte e suoi derivati; ogni giorno deve assumere più di trecento compresse e praticare sette iniezioni di immunoterapia, nonchè effettuare ossigenoterapia per grave ipossia tissutale per diciotto ore e praticare ossigenoterapia in camera iperbarica e sauna a infrarossi per almeno 60 minuti, oltre a mantenere l’ossigenazione notturna con il supporto di un ventilatore polmonare; ha, inoltre, la prescrizione di fare quotidianamente una terapia infusionale e di sottoporsi periodicamente a plasmaferesi, una sorta di dialisi, e trasfusioni ematiche all’occorrenza.
A complicare il suo quadro clinico anche la difficile gestione delle frequentissime infezioni batteriche in ragione di una severa condizione di immunodepressione, le setticemie dovute a uno dei due cateteri venosi centrali che gli consentono di praticare le terapie in fleboclisi e la non rara esigenza di interventi clinici da eseguire in urgenza.
Nel 2010 gli è stata anche accertata la necessità urgente di un trapianto allogenico di midollo, mentre risalgono a tempi più recenti altre importanti diagnosi tra cui la cardiopatia e il Parkinsonismo.