A cura di Carla Cavicchini
Il tema delle migrazioni oggigiorno è ancora più attuale; si veda anche la commemorazione a Lampedusa, ai 10 anni trascorsi precisamente dal 3 ottobre 2013, a seguito del naufragio al largo dell’isola ove persero la vita ben 368 persone.
Abbiamo di fronte Riccardo Nencini,Presidente del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, dopo essersi espresso sulla donazione de “Il Fondo Oriana Fallaci” presso la Biblioteca della Toscana Pietro Leopoldo di Firenze…”Una vera e propria straordinaria ricchezza documentaria. Il legame tra Oriana e Firenze è inscindibile. Oriana sta a Firenze come Henry Ford sta a Detroit. Senza Detroit non c’è la Ford, senza Firenze non ci sarebbe stata Oriana. La sua storia e la sua formazione sono fiorentine, pertanto avere il Fondo nel Consiglio Regionale è la cosa giusta”.
A Riccardo Nencini chiediamo adesso il suo parere sulle migrazioni, vera e propria ‘patata bollente’ visto che molti stati rimandano la situazione ad altri, con poca voglia di impegnarsi e quindi segnando ancor più conflitti interni.
“Beh…i rischi forti che vedeva Oriana io non li vedo e la storia per ora ha smentito questa sua preoccupazione viscerale. Resta il fatto che il tema delle migrazioni sarà un tema non solo presente ma anche futuro. Le persone si spostano da sempre, si fugge dalle carestie, dalle guerre, da dove si vive col rischio quotidiano della paura e l’Europa è uno di quei destini indispensabili per chi proviene ad esempio dalle Afriche. Serve più Europa ma l’Europa – io sono pessimista – non c’è, nel senso che non ha una linea politica tale da poter governare grandi flussi di migranti: allo stesso tempo una forte presenza politica che la metta nella condizione di giocare la sua partita nella grande sfida universale e mondiale tra Stati Uniti e Cina.”
Osserviamo tuttavia che molti migranti il più delle volte non sono perseguitati politici ed è risaputo che dare soldi ai loro governi è altamente rischioso, vista la corruzione imperante con il denaro spesso messo al sicuro nelle banche svizzere.
“Questo non vuol dire che non si debbono fare investimenti nei paesi di provenienza. Lì servirebbero controlli e servirebbe una politica che consenta a chi viene a portare qualcosa di venire, e non a tutti coloro che vogliono approdare sulle sponde dell’Europa di poterlo fare”.