“Miriam – il nome è di fantasia – era ancora minorenne quando, vittima di violenze nella sua famiglia di origine, fu affidata a una nuova coppia di coniugi.
L’affidamento avrebbe dovuto essere per lei l’inizio di una nuova vita e la fine di un incubo, invece si è rivelata solo un’ulteriore discesa negli inferi.
Per 15 anni la ragazza sarebbe stata costretta a subire dai genitori affidatari torture e violenze sessuali, anche di gruppo. Rimasta incinta dell’uomo che avrebbe dovuto farle da padre, sarebbe stata poi costretta a subire anche un’infibulazione in una sorta di rito satanico.
Al momento della denuncia, tuttavia, nonostante le gravissime accuse, Miriam non è stata ritenuta attendibile dalle autorità e nessuna attività investigativa di riscontro sembrerebbe esser stata compiuta dalla Procura di Siena.
Inoltre, il Tribunale della Libertà di Milano avrebbe disposto l’annullamento del divieto di avvicinamento richiesto dalla Procura di Milano, sempre sulla base della presunta inattendibilità della persona offesa, a dispetto di ben due incidenti probatori e riscontri oggettivi.
Ho depositato con urgenza un’interrogazione al Ministro della Giustizia Carlo Nordio affinché valuti l’opportunità di un’azione disciplinare nei confronti delle autorità interessate.
Non può accadere che a una donna che coraggiosamente denuncia simili atrocità la giustizia sbatta le porte in faccia.
La violenza istituzionale è uno dei principali motivi per cui le vittime di violenza di genere rinunciano a denunciare.
A tutti gli operatori della giustizia, quali magistrati e avvocati, deve essere richiesta la massima formazione e competenza. Se ci sono delle responsabilità disciplinari, è bene che vengano sanzionate.”
Così Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Femminicidio.
Riceviamo e pubblichiamo integralmente
