25 Aprile 2024, giovedì
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IL ‘CRISTO RISORTO’ DEL PITTORE MANIERISTA TOSCANO NICCOLÒ BETTI

IL ‘CRISTO RISORTO’ DEL PITTORE MANIERISTA TOSCANO NICCOLÒ BETTI
ENTRA NELLA COLLEZIONE DEGLI UFFIZI
A donare la preziosa tavola è il segretario generale
della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di
Firenze Fabrizio Moretti

Cristo Risorto
Niccolò Betti (Firenze, c. 1550 –1617)
circa 1575
tempera su tavola
45×60 cm

A cura di Carla Cavicchini
Le Gallerie degli Uffizi accolgono una nuova, rara opera grazie alla
donazione dell’antiquario, collezionista e segretario generale
della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze
Fabrizio Moretti.
Si tratta di uno dei pochi dipinti noti di Niccolò Betti, allievo di
Giorgio Vasari e di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio.
La tavola raffigura la Resurrezione di Cristo. La figura divina sembra
quasi riprendere l’iconografia bizantina del Cristo nella mandorla,
perché a questa forma si richiama la luce retrostante, delimitata da
alcune nuvole. Il Cristo tiene in mano una bandiera con la croce a
sottolineare il suo ruolo di pastore e di portatore del verbo divino.
Nell’opera si riconoscono elementi comuni con la Resurrezione di
Giorgio Vasari e Raffaellino del Colle a Capodimonte: il panneggio
è arricciato e aderente al corpo, i soldati sono appoggiati
diagonalmente al sepolcro per dare l’idea di profondità.
Betti si ispira agli schemi figurativi e compositivi del suo
maestro Vasari, riadattandoli in una soluzione più asciutta e
meno solenne: scompare la nuvola su cui poggia Cristo, diminuisce il
numero delle figure. Sulla sinistra uno dei soldati appare spaventato e
tenta di coprirsi con lo scudo, mentre nell’altra mano tiene ben stretta
la spada; il suo compagno sulla destra continua invece a dormire, non
rendendosi contro della vicenda in corso. L’unico personaggio che
appare felice, anche se sorpreso, è l’uomo in secondo piano sulla
destra che si pensa rappresenti uno degli apostoli.
La tavolozza dell’artista è più chiara che nel passato, con colori
accesi e con un chiaroscuro più deciso e meno sfumato.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “L’attività
degli antiquari è storicamente uno dei pilastri su cui si fonda la ricerca
storico artistica e in molti casi anche la salvaguardia del nostro
patrimonio, spesso da loro riportato in patria. Questa donazione di
Fabrizio Moretti in ricordo del padre, che si aggiunge ad altri gesti
generosi da parte della categoria nei confronti dei musei, è un gesto
importante per gli Uffizi e aggiunge un tassello mancante nelle nostre
collezioni”.
Il donatore e segretario generale della Biennale Internazionale
dell’Antiquariato di Firenze Fabrizio Moretti: “Credo che sia
doveroso da parte di noi mercanti d’arte, che tanto abbiamo avuto
dell’Arte, restituire alla comunità. Poter collocare un’opera nel più
importante Museo del mondo, gli Uffizi, è una grande soddisfazione
intellettuale. Questa donazione sarà in ricordo del mio amato padre
Alfredo, a cui devo tutto. Grazie al Direttore Eike Schmidt per aver reso
questo possibile”.

CENNI BIOGRAFICI SULL’ARTISTA

Niccolò Betti (1550 circa – 1618 circa) fu prima allievo di Michele di
Ridolfo del Ghirlandaio e successivamente di Giorgio Vasari. Il suo stile
si avvicina a quello di altri giovani collaboratori del maestro come
Naldini e Poppi, che vivacizzano la pittura manierista con una
pennellata più sciolta e dai colori accesi.
Tra il 1570 e il 1572 prese parte al cantiere della decorazione dello
studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio, unico episodio ben
documentato della carriera dell’artista, dipingendo il riquadro con il
Saccheggio di un villaggio. Dal 1576 al 1578 lavorò a Pisa nel restauro,
e decorazione del Duomo. A Montepulciano gli sono attribuite le pale
d’altare raffiguranti l’Adorazione dei pastori (1581) nella chiesa di Sant’
Agnese, e la Madonna tra i santi Giovanni Battista e Girolamo in Santa
Maria delle Grazie, firmata. Nella sua attività tarda il Betti mostra di
aderire a formule più solenni e semplificate, in linea con i dettami della
Controriforma. A questa fase appartengono due dipinti (Santa Coletta
di Corbie e Miracolo di San Diego di Alcalà) commissionatigli dalla
Granduchessa Maria Maddalena d’Austria nel 1610 per il convento delle
Descalzas Reales a Valladolid, dove sono ancora oggi conservati.

Tommaso Galligani, Ufficio Stampa delle Gallerie degli
Uffizi, tommaso.galligani@cultura.gov.it, +393494299681

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50122 Firenze
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