A cura del prof. Avv. Giuseppe Catapano
A leggere i social e i media finanziari sembra che molti analisti si aspettino una recessione a un certo punto quest’anno. Ma se consultiamo i dati economici, come ad esempio i dati dell’ultimo rapporto di Bloomberg Intelligence, apprendiamo che la recessione non è davanti a noi, ma dietro di noi. Essa infatti era già iniziata a giugno 2022 ed ora è arrivata alle sue fasi finali. Esiste dunque una recessione di cui nessuno si è accorto? Vediamo piu’ da vicino questa apparente stranezza… Il modello di Bloomberg è una regressione non lineare, ma logaritmica, che combina vari dati, tra cui: – i cambiamenti mensili nell’utilizzo della capacità produttiva, – le richieste di disoccupazione, – i dati ufficiali della ISM Manufacturing e – il livello di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan Attraverso vari calcoli, Bloomberg arriva cosi’ a definire la salute dell’economia su una scala di oscillazione da 0 a 1, dove i valori verso lo 0 indicano recessione. Storicamente, l’indice ha registrato una media di 0,7 nel primo mese di recessione, scendendo sotto lo 0,18 nella fase finale della recessione, per poi risalire a 0,8 il primo mese dopo la recessione. |
Come mostra il sorprendente grafico delle ultime rilevazioni di questo indice, a dicembre 2022 l’oscillatore era sceso a 0,02, ossia molto al di sotto del valore 0,18 che segna di solito la fase finale di una recessione…. In pratica, l’oscillatore segnalava già una recessione nel 2022 e ne segnalava anche la fase finale alla fine di quell’anno. Questo dato non era affatto coerente con i titoli dei media di allora, interamente focalizzati sul pericolo dell’inflazione, non sulla recessione, mentre era consistente con le continue discese degli indici di borsa del 2022. I media, solo nel 2023 hanno iniziato a profetizzare una possibile recessione, mentre quest’anno il mercato azionario e quello obbligazionario, in contrasto con tale narrativa, sono già entrati in una fase timidamente rialzista (rispettivamente, del 14% e del 6% finora). Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che tra il 2022 e il 2023 negli USA c’è stato un completo disallineamento tra i media, la realtà economica e i mercati. Anche se di solito nel breve periodo i mercati sono influenzati dalle decisioni della Fed e i titoli dei media, nel lungo periodo prevalgono le indicazioni dei dati economici reali. Per questo il trend delle borse, a vederlo ora nel suo complesso, tra il 2022 a oggi, sembra molto piu’ coerente con l’indicatore di Bloomberg. L’indicatore di Bloomberg non è influenzato dalla Fed, ma aderisce ai normali dati economici ufficiali. Per tale ragione, il suo andamento ci fornisce il percorso reale che sta attraversando l’economia americana. Ecco perché questo indicatore è piu’ coerente con la direzione dei mercati. Questi ultimi infatti stanno già anticipando la possibilità che nel 2023 e nel 2024 l’economia americana uscirà dall’incubo in cui l’aveva relegata la banca centrale. Una corretta impostazione del portafoglio azionario e obbligazionario dovrebbe quindi focalizzarsi su questa possibilità, che è supportata dai dati economici reali, piuttosto che lasciarsi influenzare dalla moda del momento: quella recessione che tutti si aspettano, ma che nessuno ha visto arrivare nel 2022 (nonostante molte famiglie e aziende americane ne avessero purtroppo già subito le conseguenze). |