Prima di tutto, bisogna sapere che quando si applicano le sanzioni amministrative, che scattano già quando non si rispettano i termini previsti per i versamenti: partono dal 30% del dovuto ma in certi casi di inadempimenti particolarmente gravi, o fraudolenti, possono arrivare anche al doppio dell’imposta considerata evasa. Ma quando la condotta evasiva costituisce reato scattano anche le sanzioni penali per mancato pagamento delle imposte: quindi è prevista la reclusione.
Il Decreto fiscale ha aumentato le possibilità di mandare in carcere per chi non paga le tasse.
Attenzione!
quando l’Agenzia delle Entrate o delle Dogane oppure la Guardia di Finanza o anche Enti previdenziali come l’Inps o l’Inail segnalano alla Procura della Repubblica la notizia di reato di evasione fiscale o contributiva riscontrata durante accertamenti e controlli. Nel caso di dichiarazione infedele l’importo per far scattare la norma penale è sceso da 150mila a 100mila euro per ogni imposta o annualità. Per l’omessa dichiarazione bastano invece 50mila euro.
Chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, indica in dichiarazione costi fittizi avvalendosi di fatture false, cioè relative ad operazioni non realmente effettuate, anche solo in parte o di altri documenti per operazioni inesistenti è punito con la reclusione da 4 ad 8 anni di carcere.
Bisogna ricordare che: L’omessa dichiarazione consiste nella mancata presentazione di una delle dichiarazioni fiscali alle quali il contribuente è obbligato. La dichiarazione si considera omessa non subito dopo la scadenza dei termini, ma soltanto quando il ritardo supera i 90 giorni rispetto alla scadenza programmata dalla legge.
Se invece la dichiarazione fraudolenta viene compiuta con «altri artifici», come nel caso di operazioni simulate o di mezzi fraudolenti «idonei ad ostacolare l’accertamento e ad indurre in errore l’amministrazione finanziaria», la pena prevista va da 3 ad 8 anni.
