28 Marzo 2024, giovedì
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Avv. Marina Flocco presenta il suo libro ” La Fuorilegge”

A cura di Ionela Polinciuc

Nel periodo di lockdown il tempo libero era aumentato a dismisura per tutti e per poterlo trascorrere nel migliore dei modi, ognuno di noi faceva di tutto pur di non farsi avvolgere dalla noia. Ebbene, proprio in quel periodo sono stati scritti tantissimi libri, tra cui anche ‘’ LA FUORILEGGE’’ – dell’Avv. Marina Flocco che abbiamo intervistato.

Come nasce l’idea di scrivere “La Fuorilegge”?

Durante il periodo di lockdown a causa della pandemia Sars Cov-2, nell’assistere alla progressiva compressione di diritti dei cittadini imposta dai vari DPCM emanati dal capo del governo che hanno colpito, tra gli altri, anche l’avvocatura e il pianeta giustizia, mi sono posta una domanda: quale e come sarebbe un mondo in cui gli avvocati non esistono più.

Ho raccolto una serie di pensieri e li ho trasposti su carta, realizzando l’importanza del ruolo di centralità sociale di un avvocato e della sua funzione di necessario contraltare al magistrato nell’applicazione delle leggi dell’ordinamento.

Tanto anche per la rilevata latitanza di avvocati e giuristi nel confronto con le istituzioni e con il comitato tecnico scientifico nominato dal governo in tutto il periodo dell’emergenza, che ha indubbiamente favorito gli effetti dannosi per la cittadinanza, nel nome della salute pubblica e che, diversamente, sarebbero stati quanto meno mediati.

Naturalmente, visto che in questa nostra Italia la libertà di parola è soltanto uno slogan elettorale, ho deciso di trasporre questi miei pensieri in una storia di finzione, un romanzo in cui, attraverso i protagonisti e personaggi ho potuto raccontare cosa accadrebbe in un non lontano futuro se un determinato evento provocasse la scomparsa di giornalisti e avvocati e venisse costituito un sistema perfetto in cui un governo centrale controlla l’informazione, la magistratura e, di riflesso, tutti i cittadini.

In questo sistema apparentemente perfetto, la protagonista è una giovane trentenne giudice, Erminia Accardi, egoista ed egocentrica, cresciuta in un mondo in cui il distanziamento sociale è una regola comunemente accettata e le scuole sono solo telematiche, che vive da single con un cane di nome Harlock ed è ben felice del proprio ruolo di giudice e del mondo perfetto in cui vive, ma è anche uno spirito ribelle e porta un tatuaggio sul polso sinistro di cui non conosce l’origine e non ha l’impianto microchip che, per legge dal 2029 è stato imposto a tutti i nascituri.

La Accardi viene nominata coordinatrice e supervisore alla scuola di formazione di nuovi avvocati, a seguito della notizia della morte dell’Avv. Giulia Montale, a suo tempo paladina dei diritti civili e accanita avversaria agli impianti di tracciamento obbligati dalla legge, ma quando assume l’incarico a Bruxelles per coordinare la ricerca di documentazione anche degli altri giudici per la realizzazione di dispense di studio, scopre che tutto il materiale giurisprudenziale dal 2020 al 2030 del caso Italia è stato mandato al macero pochi giorni prima del suo arrivo.

Insospettita dalla circostanza, perché avvenuta a ridosso dell’apertura delle scuole forensi, inizia a indagare con il proprio assistente Gregory Michalkov per scoprirne le ragioni, ma ben presto si accorge che proprio il ruolo di giudice che riveste costituisce una limitazione all’indagine. Per questo motivo decide di avvalersi di una falsa identità da giornalista accreditandosi presso l’Ufficio Centrale di Censura del Governo e comincia a indagare, venendo a scoprire, ben presto, che proprio in quel periodo dal 2020 al 2030 è accaduto qualcosa che ha condizionato in qualche modo il presente in cui vive e che è stato cancellato dalla memoria collettiva.

La Accardi si ritroverà al centro di un vero e proprio intrigo internazionale che si dipana tra Roma, Ginevra, Londra, Strasburgo e Bruxelles, in cui il ruolo più ambiguo spetterà alle istituzioni che ha servito, mettendo a rischio la propria stessa vita, ma riceverà anche l’aiuto inaspettato del suo assistente e dell’agente governativo di scorta a lei assegnato, di cui si innamorerà.

Conoscerà la verità, su quanto accaduto, ma anche sul suo passato e, in un turbinio di avvenimenti, determinerà il cambiamento per un nuovo corso nella storia dell’umanità.

Qual è il messaggio che vuole trasmettere al pubblico con questo suo libro?

Di fronte agli avvenimenti che accadono intorno a noi, è necessario porsi sempre domande, anche quando le risposte tardano ad arrivare, avere il coraggio di sollevare dubbi con spirito critico, ma costruttivo, senza mai fermarsi alla superficie. Abbiamo vissuto tanti, forse troppi momenti storici in cui le storie raccontate non corrispondevano alla verità, in tal modo arrivando a soggiogare le nostre menti e rallentarne le elaborazioni cognitive. Ecco il messaggio che voglio trasmettere a tutti, indistintamente, e soprattutto ai più giovani: tornate a riflettere e pensare, tenendo sempre in debito conto che la libertà di farlo è un diritto inviolabile.

Progetti futuri?

Sono un’orgogliosa attivista del Rotary Club Roma Centenario ed ho collaborato a diversi progetti nelle carceri di stato, l’ultimo dei quali a Rebibbia femminile per la formazione di quindici detenute che hanno conseguito il brevetto federale di Operatore Cinofilo UISP, insieme alla Fondazione Rotary e alla Fondazione Severino. Quest’anno vorremmo implementare il progetto appena concluso per brevettarle al livello di Educatore Cinofilo, per consentire il loro reinserimento a pieno titolo nella società, una volta scontata la pena. Sto lavorando ad un nuovo romanzo, un thriller politico in cui, attraverso un dossier sulla civiltà greco-romana, la protagonista verrà a conoscere rivelazioni inquietanti che spiegheranno il perché di scelte politiche di alcuni governi che hanno già determinato e continuano a determinare in futuro pesanti conseguenze a livello globale di carattere economico e sociale, e sfiderà con le sue idee un futuro già scritto. Naturalmente, confido di completare il romanzo, figli e impegni di lavoro permettendo.

Lei è anche formatore AUGE, secondo Lei, quanto è importante la formazione?

Sono orgogliosa e onorata di essere Accademico Formatore di AUGE dall’anno 2016. Secondo me, la formazione è tutto: un ragazzo che legge sarà un adulto che pensa e un ragazzo che scrive cambierà la storia. Ma anche un ragazzo che nutre la propria mente attraverso l’arte in ogni forma svilupperà la sensibilità e la capacità di amare il bello e cercare il bene, per sé e per gli altri.  Formare le nuove generazioni è l’investimento più sicuro che possiamo fare oggi, con l’impegno di stimolare la crescita delle loro coscienze.

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