16 Aprile 2024, martedì
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Prof. Avv. Andrea Castaldo: ”La decisione del Presidente Reali è sicuramente forte e senza precedenti”

A cura di Ionela Polinciuc

La lentezza della giustizia, è uno dei principali problemi strutturali dell’Italia. L’inefficienza del nostro sistema giudiziario scoraggia gli investimenti, aumenta il costo del credito e riduce il tasso di occupazione e di partecipazione al mercato del lavoro. Inoltre, arriva la notizia del Presidente Reali che a partire dal 15 ottobre, le udienze saranno sospese per 6 mesi.Al riguardo, abbiamo intervistato il Prof. Avv. Andrea Castaldo.

Avvocato, perché la giustizia in Italia è così lenta e costosa?
Non esiste un’unica causa, ma un concorso di fattori determina l’arcinota lentezza del procedimento penale. Schematizzando, le condizioni che influiscono su tale stato di cose si possono raggruppare in due categorie: endogene ed esogene. Tra le prime, figura certamente la carenza di organico e la cattiva organizzazione degli Uffici e della macchina amministrativa in generale. Inoltre, pesa il numero eccessivo di reati, non pochi dei quali andrebbero depenalizzati. Quanto a quelle esogene, un ruolo di primo piano è rivestito dalla tendenza conflittuale, che vede il Giudice penale tra i risolutori di ogni controversia sociale. Non va dimenticato neppure il fascino seduttore della prescrizione, che alimenta un cortocircuito: cioè, confidando nella lunghezza del processo e dunque nella possibilità di sfruttare il rimedio dell’estinzione del reato, grazie – per l’appunto – alla prescrizione, si finisce per ricorrere all’impugnazione in ogni decisione, solo per guadagnare tempo. Tuttavia, col tempo, almeno quest’ultimo aspetto è destinato a ridimensionarsi, se non a scomparire, in virtù della riforma della prescrizione, congelata all’esito del giudizio di primo grado. Quanto ai costi, è abbastanza naturale il ‘peso’ economico della giustizia penale e si deve in gran parte alla tecnologia e al suo prepotente ingresso nel processo penale. Qualche esempio, peraltro sotto gli occhi di tutti. Le intercettazioni richiedono ascolti e trascrizioni da parte dell’informatico; nei delitti di sangue è fondamentale l’aiuto di vari consulenti (genetista, criminologo, ecc.). Analogo discorso vale per i reati economici. Competenze e professionalità che costano. Il problema dunque non è tanto il “costo”, ma chi possa permetterselo, rischiando così di creare una giustizia di classe.

Cosa ne pensa della decisione che ha dovuto prendere il Presidente del tribunale di Roma sospendendo le udienze dal 15 ottobre per 6 mesi?

È una decisione sicuramente forte e senza precedenti. Intanto, affinché vada a regime, occorrerà che il Consiglio Giudiziario e il CSM la autorizzino. Resto però molto perplesso per una serie di ragioni. Innanzitutto, se un tale dirompente provvedimento possa essere ricondotto al Presidente del Tribunale e non debba essere prerogativa dell’organo legislativo o comunque del Ministero competente, anche perché non mi risulta che sia stato minimamente concertato con altri organi dello Stato o con l’avvocatura. Nel merito, inoltre, è abbastanza singolare che si adotti una decisione che comunque è contraria al principio costituzionale della ragionevole durata del processo e che tradisce le aspettative di una giustizia pronta ed efficiente non solo per la vittima del reato, ma anche per l’imputato, che ha diritto a vedere risolta la vicenda in cui è coinvolto. Ma poi – e non da ultimo – siamo certi che questo provvedimento riesca davvero a raggiungere lo scopo sbandierato e non si traduca invece in una eterogenesi dei fini? Mi spiego: nelle intenzioni del Presidente un blocco temporaneo di sei mesi servirà a gestire meglio l’attuale carico e ad organizzare il lavoro futuro. Ma posto che la carenza di organico certamente non si risolverà in tale periodo, di fatto si rinvierà soltanto il problema, senza addivenire alla soluzione. Anzi, il collo di bottiglia, spostato in avanti, sarà ancora più stretto.

Secondo Lei, quale sarebbe la soluzione migliore per questa ingiustizia, da adottare con urgenza?

Purtroppo non esiste la soluzione migliore e al tempo stesso da adottare con urgenza, perché è un ossimoro. Anzi, decisioni urgenti possono pasticciare e aggravare lo scenario. Sono dell’idea che solo un decisivo cambio di impostazione culturale, unito a una seria depenalizzazione e all’organizzazione performante degli uffici, potrà portare il sereno. Ma, appunto, all’orizzonte. Che resta lontano e al momento pieno di nubi.

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