20 Aprile 2024, sabato
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Oltre mille sindaci a sostegno di Draghi. Meloni: istituzioni usate senza pudore

Ha superato quota 1.000 il numero dei sindaci firmatari della lettera aperta per chiedere a Mario Draghi di restare al governo.

Lo fa sapere il primo cittadino di Torino, Stefano Lo Russo, tra i coordinatori dell’iniziativa con il sindaco di Firenze Dario Nardella.

“Noi Sindaci – così nella lettera -, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo”.

All’attacco Giorgia Meloni: “Mi chiedo – afferma la presidente di Fratelli d’Italia – se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale vadano avanti imperterriti, condannando questa Nazione all’immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo”.

Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. “E, indipendentemente da chi li ha votati – dice Meloni -, mi chiedo se sia corretto che questi sindaci e governatori che rappresentano tutti i cittadini che amministrano, anche quelli che la pensano diversamente, usino le Istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito. La mancanza di regole e di buonsenso nella classe dirigente in Italia comincia a fare paura”, conclude la leader di Fratelli d’Italia.

Arriva la replica del sindaco di Firenze, Dario Nardella. “L’attacco ai sindaci e ai presidenti di Regione, che sono i politici più vicini ai cittadini, dimostra un certo nervosismo e una certa aggressività da parte dell’onorevole deputata Meloni. Mi dispiace che Meloni non noti che tra i firmatari ci sono moltissimi esponenti di centrodestra. Forse Fdi spera di lucrare consensi dal caos istituzionale ed economico del Pese, ma dalla cenere si raccoglie solo cenere”.

C’è anche il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, eletto con il centrodestra, tra i sindaci firmatari della lettera appello perchè Mario Draghi resti alla guida del Governo. Una presa di posizione che non è piaciuta al coordinamento provinciale aretino di Fdi: in una nota spiega che “non è accettabile” la sua adesione da cui “prendiamo con forza le distanze. Anche lui deve rappresentare tutti i cittadini oltre che la sua maggioranza. Tutta”.

“Da sempre – spiega Fdi provinciale – crediamo che l’Italia abbia bisogno di un governo con un chiaro mandato popolare e coeso, con un programma condiviso dalle forze politiche che lo sostengono per risolvere i problemi concreti dei cittadini. È l’esatto contrario di quello che abbiamo visto in questa legislatura” e “la crisi del Governo presieduto da Mario Draghi ne rappresenta solo il triste epilogo e non intendiamo avvallare nessun appello affinché resti a Palazzo Chigi. Non condividiamo questa iniziativa, lanciata da alcuni sindaci del Pd, in ambito Anci, sia nel merito che nel metodo. Nel merito: crediamo che in questo momento l’Italia possa permettersi tutto tranne che un governo immobile, paralizzato dai giochi di palazzo e dagli scontri tra i partiti di maggioranza; nel metodo: un Sindaco rappresenta anche i cittadini che vogliono andare a votare e non può permettersi di utilizzare le Istituzioni che rappresenta per finalità politiche, o peggio, di partito. Sono forzature che chi ricopre un ruolo istituzionale non può permettersi, né tanto meno promuovere”.

Chi ice no all’apperllo è invece il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu.  “L’iniziativa- dice il primo cittadino di Fdi – avviata secondo un’egida istituzionale, ma che è stata proposta esclusivamente ai sindaci che fanno parte dei partiti che sostengono il governo, sottende chiaramente al contrario una precisa volontà politica di parte. A ben vedere, invocare una sorta di ‘accanimento terapeutico’ per mantenere in vita un governo paralizzato da veti e divisioni interne danneggia l’Italia e le stesse comunità locali. I sindaci, infatti, hanno bisogno di certezze e di un quadro istituzionale capace di sostenere gli sforzi inenarrabili a cui sono chiamati quotidianamente”.

Truzzu parla di appello non solo sbagliato, ma per certi verso “contro natura”. “La credibilità – conclude – e la legittimazione dei sindaci nasce proprio dal consenso diretto che ciascuno di loro ha saputo conquistare. È giunta l’ora che anche a livello nazionale l’Italia possa finalmente confidare in un governo reso forte e autorevole dallo stesso consenso popolare”.

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