19 Aprile 2024, venerdì
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Le 5 ‘mosse’ del Pd contro la crisi e l’inflazione

 Cinque proposte, cinque mosse per dare scacco alla crisi e alla recessione che si prepara.

A suggerirle è il Partito Democratico che ha istituito una task force riunita in modo permanente al Nazareno e che ha avviato una serie di incontri con le parti sociali.

“In Italia c’è una grande questione salariale. C’era prima delle spinte inflazionistiche innescate dal rimbalzo post-Covid e dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russa di Putin. Dobbiamo intervenire per far crescere i salari più bassi, per superare il lavoro povero e precario, recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione per rilanciare la domanda interna e migliorare la qualità della nostra economia”, scrive il vice segretario del Pd, Giuseppe Provenzano, su Facebook.

“Nella Agorà ‘Retribuzioni giuste’ abbiamo discusso un primo pacchetto di proposte, ora presenti sulla piattaforma”, aggiunge Provenzano.

La prima delle proposte riguarda la leva fiscale. Si tratta di “estendere il taglio dei contributi per i redditi più bassi, con un forte impegno una tantum, per recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione dall’inflazione nel 2022.

Detassare gli incrementi retributivi derivanti dai rinnovi contrattuali che coinvolgono oltre 6 milioni di lavoratori dipendenti”, spiega il vice segretario Pd.

La seconda proposta è di garantire “giuste retribuzioni” attraverso una legge per riconoscere il valore legale erga omnes dei contratti collettivi nazionali di lavoro firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative per debellare i “contratti pirata”.

Assieme a questo, va introdotto un salario minimo contrattuale, seguendo il modello tedesco, nei settori a più alta incidenza di povertà lavorativa, con una soglia minima affidata alla proposta delle parti sociali e che comunque rispetti i parametri della direttiva europea. Infine, attuare l’estensione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi, in particolare nei rapporti con la pubblica amministrazione.

La terza proposta è di combattere precarietà e mala occupazione, rendendo strutturale un vantaggio fiscale per le assunzioni a tempo indeterminato rispetto a quelle a tempo determinato; porre fine agli abusi di stage e tirocini nei confronti dei giovani che portano solo precarietà e sfruttamento e favorire l’apprendistato come avvio di un percorso verso il lavoro buono, come previsto dalla nostra riforma presentata in Parlamento; anticipare l’applicazione sul piano nazionale della direttiva europea sui lavoratori delle piattaforme, riconoscendo i nuovi diritti nell’economia digitale.

La quarta proposta prevede ulteriori misure contro la povertà lavorativa e per il lavoro buono: favorire la cumulabilità tra sussidi e lavoro, introducendo degli in-work benefits nella riforma del Reddito di Cittadinanza.

Estendere i meccanismi di condizionalità e di premialiatà lungo tutte le filiere degli appalti per favorire la buona occupazione (es. clausola assunzioni giovani e donne nel PNRR) e l’applicazione dei migliori contratti di settore.

La quinta e ultima ‘mossa’ è quella di rafforzare i controlli e introdurre misure per superare la condizione di vulnerabilità di chi denuncia lo sfruttamento.

“Il Partito Democratico, nel confronto con esperti e sindacati, ha impostato la base di una strategia complessiva per combattere la poverta’ lavorativa. Parte un confronto con tutte le parti sociali e con il Governo per affrontare e risolvere queste priorita’”, conclude Provenzano. 

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