25 Aprile 2024, giovedì
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Graphic Designer: due chiacchiere con Camilla Di Bella Vecchi, creativa di professione

A cura di Ionela Polinciuc

Il grafico sfrutta sensibilità artistica e competenze tecnologiche per realizzare prodotti visivi di vario tipo: loghi, banner e insegne pubblicitarie, locandine, poster, volantini, ma anche layout di stampa per l’editoria o la veste grafica del packaging di un prodotto. Oggi, insieme a Camilla Di Bella Vecchi, cerchiamo di scoprire maggiori informazioni.

Buongiorno Camilla, tu una patita d’arte, in ogni sua forma da quando eri bambina, vuoi parlarmi del tuo percorso formativo ed il tuo profilo professionale?

‘’Buongiorno. Posso dire di avere una grande passione per il disegno, ho cominciato quando ero piccolissima, facevo impazzire mia mamma perché non parlavo ancora bene e non riusciva a capire quali colori volessi per continuare a colorare il mio disegno.

Questa mia attitudine al disegno mi ha portato a voler frequentare a tutti i costi il liceo artistico nell’indirizzo di pittura, non vedevo l’ora di terminare i 5 anni per essere brava come lo erano i ragazzi che finivano la maturità. Una volta terminato il liceo mi sono trovata un po’ spaesata, non sapevo come introdurmi nel mondo del lavoro ed è stato prezioso l’aiuto di una mia professoressa che mi ha indirizzata verso il mondo dell’illustrazione, mondo di cui ignoravo più o meno inconsciamente l’esistenza.

Dopo alcune ricerche, in pochissimo tempo, mi sono trasferita a Torino per cominciare gli studi presso l’Istituto Europeo di Design (IED), al corso di illustrazione e animazione.

Sono stati 3 anni pieni, inizialmente è stato un po’ difficile adattarmi, Torino è una città grande ed io non ero abituata a stare lontano da casa, ma ero molto entusiasta di quello che stavo studiando.

Ho avuto la fortuna di ricevere una formazione a 360 gradi su tantissimi argomenti diversi, dai più pratici, come animazione, pattern design, montaggio video, graphic design o illustrazione editoriale a quelli più teorici, come teoria del colore, semiotica dell’arte, storia dell’illustrazione e storia del cinema.

Terminato lo IED, nel 2019, fortunatamente prima della pandemia, ho cominciato a cercare lavoro, che ho trovato quasi subito, come graphic designer presso l’agenzia di comunicazione “Musica e Parole” (MEP) di Bologna.

A questo punto è doveroso dire che Illustratore e Graphic Designer non sono la stessa cosa anche se spesso i due ruoli vengono sovrapposti. Un illustratore si occupa principalmente di realizzare immagini che accompagnano un testo scritto, interpretandolo. Un Graphic Designer invece crea prodotti di comunicazione visiva, stampati, pubblicati o trasmessi tramite i media elettronici nel modo più semplice e funzionale possibile.

La varietà di competenze acquisite allo IED mi ha comunque permesso di cominciare questo percorso lavorativo con MEP, che ha visto in me una doppia risorsa, in quanto illustratrice’’.

Oggi viviamo in un mondo in cui siamo sommersi di merci, di discorsi e di immagini. La cosa fondamentale per far parlare questi progetti è individuare il tono giusto, ma di cosa parliamo quando parliamo di graphic design?

‘’Oggi siamo sommersi da immagini e da tanti stimoli diversi, i ritmi sono molto frenetici e non ci si gode più niente. L’obiettivo del graphic designer e di chiunque abbia a che fare con la comunicazione, in questa condizione di saturazione e frenesia generale, è quella di riuscire ad attirare l’attenzione.

Per fare ciò, gli strumenti a disposizione sono tre: lettere, immagini e colori.

Nonostante possa sembrare facile, giocare con questi tre elementi è estremamente complesso. La vita di un progetto dipende dalla maestria con cui questi elementi vengono combinati insieme, è la preparazione e la capacità progettuale del graphic designer a fare la differenza, e sì, si parla di preparazione perché per fare questo mestiere bisogna studiare.

•          Immagini e forme hanno una forte importanza a livello psicologico. Il cerchio ad esempio è una forma dinamica, comunica dinamicità. Il quadrato, dall’altra parte, è una forma statica e comunica stabilità. L’utilizzo corretto delle forme semplici è fondamentale per veicolare psicologicamente i messaggi giusti.

•          La parola “lettere” racchiude in sé il mondo della tipografia. I caratteri tipografici devono essere scelti con molta cura e ovviamente questo implica una conoscenza molto profonda di questo mondo. Ad esempio, se viene scelto un carattere tipografico che presenta problemi di leggibilità, la maggior parte delle persone non avranno voglia di perdere il loro tempo per cercare di capire cosa ci sia scritto sul volantino di turno, anzi, perderanno la pazienza e probabilmente avranno un brutto ricordo del brand in questione.

•          Sui colori si potrebbe scrivere davvero tanto, basti pensare che, come le forme, incidono tantissimo a livello psicologico. Per fare degli esempi, il viola è il colore che associamo alla magia (chi ha visto il live action di Aladdin sa di cosa parlo), il giallo viene associato alla pazzia (nel film “joker” infatti è molto utilizzato). Ogni colore viene associato ad una emozione o una sensazione diversa, è fondamentale quindi utilizzarli con consapevolezza (non vedremo mai il rosso utilizzato per qualcosa di sostenibile o ecologico, il colore predominante sarà sempre il verde).

Il graphic designer è quindi un progettista, individua i problemi del cliente e li risolve, mantenendo come priorità quella di comunicare un messaggio. L’aspetto principale che differenzia un artista e un designer è proprio questa, l’aiutare le persone a capire meglio le cose, il risolvere i problemi.

Precedentemente al digitale, la gabbia era molto importante nella progettazione, era lo schema fondamentale che permetteva poi di tradurre il contenuto, qual è il suo rapporto tra la gabbia ed il font?

‘’ Il digitale ha sicuramente velocizzato dei processi e reso più semplici alcune cose, ma questo non è sempre un bene. L’utilizzo di griglie, linee guida e guide rimane fondamentale sia che venga fatto uno sketch su carta che quando si utilizzano i programmi. La disposizione degli elementi nello spazio e quindi la composizione, è fondamentale per fare sì che ci sia la giusta gerarchia tra gli elementi. La parola gerarchia, quando si parla di composizione, è fondamentale perché porta le persone a percepire in ordine di importanza le informazioni. Un titolo non sarà mai scritto in piccolo mentre una didascalia non occuperà mai l’importanza di un titolo. Posizionare in alto, in basso, a destra o a sinistra un elemento può comunicare psicologicamente ben quattro cose diverse.

Il digitale ha messo a disposizione di tutti molti strumenti, anche piuttosto validi e spesso gratuiti. Questo a mio avviso ha portato ad uno svilimento della professione del graphic designer, in quando chiunque, avendo la possibilità di utilizzare strumenti professionali e non, si autoproclama graphic designer, senza rendersi conto però che non è lo strumento ma è come viene utilizzato lo strumento a fare la differenza’’.

Da quello che ho potuto intuire dal tuo profilo sul sito, sei più un illustratore che un graphic designer, giusto?

‘’Esattamente, come dicevo ho studiato per diventare illustratrice, ma nel mio percorso universitario ho potuto spaziare da un argomento all’altro, motivo per cui ho cominciato a lavorare come graphic designer.

Ho avuto l’occasione di sfruttare le basi apprese durante l’università imparando direttamente sul campo, avendo poi la fortuna di essere affiancata da una collega, bravissima graphic designer.

Ovviamente, con i progetti giusti, non manco mai tirare fuori la mia anima da illustratrice e animatrice e devo dire che purtroppo in Italia la figura dell’illustratore, come tutti i mestieri creativi, non è ancora troppo conosciuta e riconosciuta. Mi è capitato di conoscere persone che chiedevano di un graphic designer pur intendendo un illustratore o ancora, persone che, dopo aver appreso che stavo studiando animazione mi hanno risposto che non pensavano bisognasse studiare per fare animazione nei villaggi turistici’’.

Molto belle sono anche le foto, sei un fotografo professionista o lo fai per passione? Che macchina fotografica utilizzi?

‘’ Ti ringrazio. No purtroppo non sono un fotografo professionista ma è un hobby, una passione che è nata da sola qualche anno fa e che ho assecondato. Trovo che la fotografia sia un ottimo strumento per conoscersi e scoprirsi, ho infatti incentrato le mie fotografie sull’autoritratto creativo. Può sembrare strano ma individuare una tematica, decidere come comporre la foto (o a volte lasciarmi guidare dall’istinto) e trovarmi davanti alla fotocamera, è qualcosa di molto intimo. Ancora più intimo è il momento in cui visualizzo le foto scattate. In un certo senso è come se mi trovassi davanti ai miei difetti, fisici o di qualunque altro tipo, ma succede qualcosa di speciale: spariscono. Spariscono perché fanno parte di qualcosa e senza di loro la foto non esisterebbe o sarebbe diversa. Trovo lo scatto di autoritratti una terapia per accettarsi e piacersi come si è, perché lo giuro, più di una volta sono rimasta piacevolmente sorpresa dal risultato finale di una fotografia.

La macchina fotografica che utilizzo è una reflex, la Canon EOS 2000D, la macchina fotografica per chi vuole cominciare ad introdursi nel mondo della fotografia.

Sono convinta che non sia la fotocamera a rendere un’immagine interessante, ma l’idea e la creatività che ci si mette nel realizzarla. Quando ho cominciato avevo una macchina fotografica digitale ed economica, ma ancora oggi sono soddisfatta delle immagini che sono riuscita a creare. Dico questo perché, non essendo le fotocamere strumenti a buon mercato, c’è chi potrebbe sentirsi scoraggiato anche se vorrebbe introdursi in questo modo. Basta anche solo un cellulare con l’autoscatto per produrre qualcosa di grandioso, di solito infatti meno è costoso lo strumento più è grande la creatività’’.

Come rimani aggiornata nel tuo settore? Segui attivamente dei forum, blog e siti web?

‘’Esattamente, seguo diversi graphic designer e illustratori, oltre che blog sul design.

Come dicevamo prima, la vita è sempre più veloce e le cose cambiano in fretta, è fondamentale per chi lavora nel campo del design e della comunicazione tenersi al passo con i tempi e essere aggiornato su tutti i trend del momento.

Se da una parte penso che i social stiano rovinando la società dall’altra vale la pena sfruttarli al massimo. Abbiamo la possibilità di vedere da vicino, quasi toccare con mano progetti e processi che vengono condivisi quotidianamente da persone già affermate nel settore. Credo che la cosa più interessante di poter “spiare” così da vicino il lavoro degli altri, oltre ai progetti finiti, stia nel poter vedere il processo creativo degli altri, entrare nella loro testa per trovare ispirazione ed evolvere il proprio lavoro in qualcosa di nuovo e sempre migliore’’.

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