24 Aprile 2024, mercoledì
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Per il calo di fatturato si può licenziare?

Il licenziamento è consentito in presenza di una crisi aziendale o del semplice ramo d’azienda la quale si possa manifestare, ad esempio, con un calo delle commesse e quindi del fatturato o con l’insolvenza dei clienti e l’incapacità di recuperare i crediti. 

Alla base di tutte queste motivazioni vi deve quindi essere sempre un’evidenza contabile: solo le scritture obbligatorie aziendali possono infatti comprovare – dinanzi al giudice, in caso di contestazione del dipendente – che il motivo addotto dal datore a base del licenziamento non è pretestuoso.

Secondo la pronuncia in commento della Cassazione, commesse in calo e debitori insolventi possono mettere in difficoltà l’azienda ma non possono giustificare automaticamente il licenziamento del dipendente.

Nel caso di specie, una società aveva giustificato il licenziamento di una dipendente facendo riferimento ad un calo complessivo delle commesse e all’insolvenza di alcuni debitori. Tuttavia, «seppur ritenute documentalmente provate in relazione ai mesi di maggio, luglio e novembre 2015, oltre a gennaio 2016», tali circostanze – a detta dei giudici – non sono state «idonee a fornire un completo quadro della situazione economica della società. È insufficiente «la prova esclusivamente ‘a campione’ sul calo di commesse e del fatturato» che non dia un chiaro quadro del dato complessivo aziendale.

Questo sta a significare che, seppur i giudici non entrano nel merito della gravità della crisi, essa deve essere comunque documentabile e dimostrabile con le scritture contabili riferite al complessivo quadro economico del datore di lavoro e non solo a qualche sporadica mensilità, peraltro neanche consecutiva. 

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