27 Aprile 2024, sabato
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La Juve brinda in Coppa. Il Torino si salva.

La Juventus di Andrea Pirlo è durissima a morire. Dopo aver vinto la Supercoppa, ha messo in bacheca anche la Coppa Italia n° 14: merito della bella e sofferta vittoria in finale contro l’Atalanta per 2-1 (Kulusevski, Malinovskiy, Chiesa). E se Pirlo centrasse anche la qualificazione Champions, sarà difficile mandarlo via.

Pubblico vero (4.300 spettatori, in tribuna c’è anche Totti) al Mapei di Reggio Emilia, e partita tostissima. Parte arrembante soprattutto l’Atalanta, pericolosa con Zapata e Palomino. La Signora, priva di Bonucci (entrerà a sorpresa nel 2° tempo) e con Morata e Dybala in panchina, si oppone talvolta in modo rude (Chiellini, Rabiot). Fatica, ma supplisce con il cinismo: quello che al 31’ la porta sull’1-0 grazie a una delizioso sinistro a giro di Kulusevski. La Dea però al 41’ centra il meritato pari con una bordata centrale dal limite di Malinovskiy.

La ripresa comincia più sorniona, ma al 51’ De Ligt salva, in area piccola, dopo staffilata su punizione di Malinovskiy. Al 58’ si vede Chiesa, che porta Kulusevski a tirare ravvicinato, ma Gollini para. Preludio, al 60’, del clamoroso palo di Chiesa. La Juve è viva. Ed è ancora Chiesa, saettante, in triangolazione con Kulusevski, al 73’, a siglare uno splendido 2-1. L’Atalanta si dibatte, tramortita, la Juve si chiude a difendere il risultato. Tensione finale, orobici furiosi con arbitro e quarto uomo. Ma finisce così.

Nel recupero della 25° giornata di campionato il Torino, pareggiando 0-0 in casa della Lazio, ottiene il punto che, aritmeticamente, lo tiene in serie A condannando così il Benevento alla retrocessione. All’85’, dopo una partita all’attacco, ai biancocelesti è stato assegnato un rigore per  fallo di Nkoulou su Immobile: il centravanti biancoceleste però dal dischetto ha centrato il palo e questo ha, di fatto, condannato i sanniti. Poco dopo il penalty sbagliato, Lazzari ha colto un palo su azione. Nel dopoguerra il finimondo.

Urbano Cairo, presidente dei granata, accende la miccia e accusa Immobile: “Quella di ieri era una partita con livelli di tensione molto molto alti, come s’è visto, e per noi era molto importante. Per me il fatto che si giochi con il sangue agli occhi va benissimo, fa parte dell’agonismo: si fa così, e la Lazio ha onorato il campionato. Ma non è leale buttarsi per cercare un rigore quando non c’è, questo non si fa”. E continua, ammorbidendo un po’: “Ho avuto Immobile come giocatore, gli ero e gli sono molto affezionato, per me è un pupillo e l’ho sempre portato in palmo di mano. Per me finisce qui, farò il tifo per Immobile agli Europei, gli auguro di segnare tanti gol e il meglio per lui e la sua famiglia”. 

La risposta del club di Lotito non si è fatta attendere. Per Roberto Rao, il portavoce della società, che adombra possibili conseguenze disciplinari, “Ieri sera all’Olimpico sono successe cose molto gravi per il mondo dello sport, che la Lazio non può far passare sotto silenzio. Una reazione scomposta, del Presidente Urbano Cairo, fuori luogo e in violazione delle norme, anche di lealtà, probità e correttezza, di cui qualcuno dovrà rispondere nelle sedi preposte: nessuno può permettersi di avere atteggiamenti padronali, tantomeno a casa nostra”.

Secondo Rao, “la verità l’ha mostrata il campo: la Lazio, a partire da Ciro Immobile, ha profuso ogni energia per onorare fino all’ultima partita il campionato, anche se qualche discutibile interpretazione e tanta sfortuna hanno tolto alla squadra un successo meritato. Il calcio è anche questo, ma forse qualcuno sperava in qualcosa di diverso. E questo non è il calcio, non è il nostro calcio. Proprio per questo tuteleremo il nostro Capitano e la Società in tutte le sedi, legali e sportive, dalle accuse infamanti che rispediamo convintamente al mittente. Il nostro campionato è stato accompagnato da una incessante campagna diffamatoria, che ha macchiato l’immagine sportiva della Lazio e ne ha condizionato i risultati. Non permetteremo che accada di nuovo”. 

Intanto, Igli Tare è stato inibito fino al 31 maggio dal giudice sportivo per “avere, al termine del primo tempo, nel tunnel che adduce agli spogliatoi, affrontato con modi minacciosi il direttore di gara che tentava di raggiungere, impedito nell’intento solo grazie all’intervento di altre persone, e per avere ripetutamente inveito nei confronti del medesimo urlando espressioni irriguardose; recidivo”.

Squalifica fino al 24 maggio per il ds granata Davide Vagnati per “avere, al termine della gara, negli spogliatoi, proferito un’espressione blasfema; infrazione rilevata dal collaboratore della Procura Federale”. Una giornata di squalifica per tre giocatori della Lazio: Luis Alberto, Luiz Felipe e Andreas Pereira.

Lunedì sera, nel posticipo della 37° giornata, Verona e Bologna hanno pareggiato 2-2. Le due squadre, ormai salve da tempo, hanno disputato un buon match senza assilli di classifica. Veneti in vantaggio al 2° con Faraoni, pareggio felsineo con De Silvestri al 32°. Il Verona, passato nuovamente in vantaggio con Kalinic al 53° (dopo aver colpito l’incrocio dei pali a fine primo tempo) si è poi fatto definitivamente raggiungere dal solito Palacio al minuto 82.

PIERLUIGI CANDOTTI

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