Era un domenica sera di quaranta anni fa, ricordo che non faceva molto freddo e in cielo una grande luna, all’improvviso il suolo incominciò a tremare in un movimento ondulatorio a cui seguì un grande boato e un forte odore di gas si sprigionò nell’aria. Fu impressionante sentire la terra che ti trema sotto i piedi…
Questi sono i ricordi di una bambina di dieci anni che ha vissuto il terremoto del 23 novembre del 1980. Una scossa che durò circa 1 minuto e 20 ma sembrò un eternità, paesi rasi al suolo, palazzi danneggiati, numerosi morti e molti altri feriti. Catastrofe che colpi Campania e Basilicata e come sempre accade anche questa immane tragedia ebbe i suoi scandali: il ritardo dei soccorsi e le ingentissime risorse stanziate dallo stato oggetto di ruberie di tanti sciacalli. Lo stato fu impotente dinanzi al disastro, incapace di coordinare i soccorsi, questi ultimi tardivi ed insufficienti nonostante lo sforzo immenso dei soccorritori. Solo due giorni dopo la tragedia l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini si recò sul posto e in un discorso alla Nazione denunciò le inadempienze dei soccorsi che sarebbero arrivati solo dopo 5 giorni nel mentre sotto le macerie si udivano le grida di disperazione dei sepolti vivi. Quarant’anni dopo vi è una ferita nell’anima freschissima, in qualche periferia ci sono ancora i prefabbricati leggeri che sarebbero dovuti essere provvisori per poi essere sostituiti da case vere. Il risvolto buono generato dal post-sisma fu la solidarietà espressa da ogni parte d’Italia, dall’espressione di quella solidarietà nacque la Protezione Civile che da quel giorno si diede lo status di Provvidenziale Ente no-profit. Organismo che ancora oggi scende in campo per combattere le calamità, con l’auspicio che dopo quarant’anni si sia radicata nella coscienza di ognuno che la prevenzione è l’unica arma che abbiamo per evitare tragedie come questa già vissuta.
Avv. Sabina Vuolo