19 Aprile 2024, venerdì
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Minori affetti da handicap in pasto ai social. E la legge tace

|a cura di Maria Parente

Bambini e adolescenti affetti da gravi disabilità andrebbero tutelati da chi ne fa le veci, genitore o tutore, azionando diritti, promuovendo e partecipando ad associazioni che rappresentano all’interno della comunità quella determinata patologia, contribuendo alla ricerca scientifica ma soprattutto chi per lui ha il dovere di proteggerlo dalle cattiverie e dallo scherno delle persone evitando di utilizzare le immagini ed ogni qualsiasi altro materiale che mostri le evidenti menomazioni fisiche che suscitano comprensibilmente pena e maldicenza da parte degli utenti non tutti sensibili al dramma che un bambino e la sua famiglia si ritrova ad affrontare.

Data la premessa, esplico il succo di questo mio intervento: ad oggi non esistono leggi o provvedimenti che disciplinano il ruolo di minorenni affetti da importanti handicap all’interno delle piattaforme social e, a mio dire, sarebbe opportuno introdurla oltre che necessario.

Qual è il senso di divulgare immagini o video di ragazzi affetti da gravi handicap su profili e piattaforme social? Come mai, mi chiedo, i genitori sono così propensi e persuasi dall’idea di voler attirare l’attenzione di altri richiamandosi al sentimento di pena? Perché un figlio, suo malgrado privo di cognizione, deve essere oggetto di commenti e sentimenti deplorevoli, “spettacolarizzato” dal becero desiderio dei suoi familiari di renderlo parte attiva in un certo senso di una comunità che lui stesso non potrà conoscere e né condannare?

Chi tra noi, immaginando di essere portatori di handicap, sarebbe entusiasta di essere condiviso da chiunque e su ogni profilo senza poter avere l’opportunità di esprimere il consenso?

In assenza di leggi e normative che dovrebbero disciplinare questo aspetto delicatissimo oltre che fondamentale, i genitori dovrebbero eleggersi legislatori oltre che tutori dei minori affinché la loro intimità non finisca gratuitamente in pasto alla cattiveria.

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