29 Marzo 2024, venerdì
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Rammarico per la morte di Martina Rossi. Assolti gli imputati

La Corte d’Appello di Firenze, presieduta dal giudice Angela Annese, ribaltando il primo grado del Tribunale di Arezzo, ha assolto, “perchè il fatto non sussiste”, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due 29enni di Castiglion Fibocchi (Arezzo) imputati per la morte di Martina Rossi, la 20enne genovese precipitata dal terrazzo di una camera di albergo a Palma di Maiorca, in Spagna, il 3 agosto 2011. In primo grado, il 14 dicembre 2018, Albertoni e Vanneschi erano stati condannati dal Tribunale aretino a 6 anni di reclusione per tentata violenza sessuale e per aver causato la morte della giovane in conseguenza di un altro delitto: quest’ultimo reato si è poi estinto per intervenuta prescrizione. Secondo il sostituto procuratore generale Luciana Singlitico, che aveva chiesto la condanna a 3 anni ciascuno per i due giovani per tentata violenza sessuale di gruppo, Martina sarebbe caduta dal terrazzo nel tentativo di sfuggire a una violenza sessuale.

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I difensori avevano chiesto nuova istruttoria e assoluzione
La prima presidente di sezione della Corte d’Appello, Angela Annese, per evitare che anche il secondo reato di cui erano accusati gli imputati cadesse in prescrizione, che dovrebbe scattare a fine anno, aveva anticipato al 10 febbraio scorso l’udienza, che era prevista inizialmente per il settembre prossimo. Nell’udienza del 17 febbraio ii difensori di Albertoni (avvocato Tiberio Baroni) e Vanneschi (avvocato Stefano Buricchi): i due 28enni di Castiglion Fibocchi (Arezzo) avevano chiesto alla Corte di riaprire l’istruttoria e assolvere gli imputati. Nell’udienza di oggi i giudici hanno respinto la richiesta di riaprire il dibattimento processuale andando subito a sentenza, che ha comportato l’assoluzione degli accusati. Sempre il 17 febbraio Albertoni e Vanneschi avevano rilasciato dichiarazioni spontanee per ribadire la loro innocenza. Albertoni sostenne in quell’occasione che la ventenne genovese si sarebbe buttata dal balcone perchè in stato confusionale dovuto all’assunzione di droga. “Avevamo fumato una canna” e “Martina non sapeva dove si trovasse né cosa stesse facendo”, disse l’imputato. 

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