19 Aprile 2024, venerdì
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Usa, Biden indebolito dal dibattito fra i Dem

Donald Trump ha interrotto il suo vertice bilaterale con Angela Merkel al G20, per commentare il dibattito televisivo tra i candidati democratici. La cancelliera è rimasta di ghiaccio, mentre Trump cercava di trascinarla nelle polemiche di politica interna. Maleducazione a parte, il presidente è gongolante. I suoi alleati europei o asiatici (che lui si ostina a maltrattare) lo sono un po’ meno, presumibilmente. Gli uni e gli altri al momento vedono risalire le probabilità di rielezione di Donald Trump nel 2020.Risultati immagini per usa biden

L’avversario che finora nei sondaggi supera sistematicamente Trump, l’ex vicepresidente Joe Biden, è uscito indebolito dal primo test. Almeno questa è la mia impressione da spettatore a distanza (incollato allo schermo a Osaka), condivisa da molti commentatori. Biden è apparso esattamente quello che è: un signore molto anziano, che a 76 anni appare il più vecchio di tutti i candidati pur avendo un anno meno del 77enne Bernie Sanders, e solo tre più del 73enne Trump. Si capisce che il presidente in carica si sia sentito sollevato. Alla prima prestazione televisiva Biden è apparso spesso incerto, senza grinta, ogni tanto ha perso il filo. Per affrontare una belva feroce come Trump non sembra all’altezza.

Votò a favore della guerra in Iraq come Hillary Clinton, per esempio. L’attacco più duro è venuto dalla star della seconda serata, la senatrice della California Kamala Harris. Forse in assoluto la vincitrice delle due serate tv. La Harris, com’era scontato, essendo per metà afro-americana (l’altra metà, di parte materna, è indiana) ha attaccato Biden sul tema del razzismo. Gli ha rinfacciato di aver negoziato – sia pure in un passato lontano – delle alleanze di voto con senatori segregazionisti. Lo ha accusato anche di non avere sostenuto la politica del “busing”, cioè quei trasferimenti in autobus scolastico dai quartieri neri verso i quartieri bianchi, con cui negli anni Sessanta cominciò la de-segregazione forzosa del sistema scolastico, per mescolare una popolazione di allievi che era separata su basi razziali. Ma la politica del “busing” è molto controversa anche nella base democratica. Kamala Harris può fare il pieno di voti afro-americani e al tempo stesso scontentare una parte della base bianca del partito; è la trappola etnica nella quale Barack Obama fu sempre attento a non cadere.

Se l’impressione dei primi dibattiti tv è che forse sta già declinando la stella di Biden, al di là della sua età o stanchezza questo si spiega anche con altri fattori. La fotografia del partito democratico, come si ricava da questi 20 candidati, si è spostata molto più a sinistra. Su molti temi – tassare i ricchi, passare a un sistema sanitario pubblico sul modello europeo, cancellare i debiti studenteschi e offrire l’università gratuita, varare una sanatoria per gli immigrati clandestini – prevalgono tra i candidati più popolari le posizioni radicali. Bernie Sanders appare meno originale: la sua campagna sembra un bis di quella del 2016, ha perso il vantaggio della novità, e molti (molte) gli fanno concorrenza per pescare voti nell’ala sinistra dell’elettorato.

Biden il moderato è per forza in difficoltà in questa dinamica. L’altro fattore che pesa è il forte rinnovamento: generazionale, etnico, di genere. Mai c’erano state così tante donne, giovani, e candidati di colore. Kamala Harris faceva la scuola media quando Biden era già senatore. Due candidati sono trentenni, sette sono quarantenni. Fa eccezione la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, settantenne anche lei; ma con un sapore di novità essendo alla sua prima candidatura per la nomination. La Warren figura nella pattuglia di donne che sono uscite bene dai primi duelli tv; insieme alla Harris e a Kirsten Gillibrand, senatrice di New York. Forse un po’ troppo professorale, ma estremamente competente sui temi economici e sociali, la Warren insidia Sanders nella sua stessa base giovanile e radicale. Sempre all’insegna della diversità, hanno fatto una eccellente figura il gay dichiarato Pete Buttigieg (sposato con un uomo), e il senatore afroamericano del New Jersey, Cory Booker.

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