27 Aprile 2024, sabato
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L’Aquila dieci anni dopo: a che punto la ripresa?

A dieci anni dal 6 aprile 2009 la ricostruzione materiale dell’Aquila, faticosamente, procede. A stentare è il ritorno alla vita vera. Tornano a splendere chiese e palazzi, i gioielli della città di Federico II. Le periferie sono completate da anni, la ricostruzione privata del centro storico è in fase avanzata, anche se ancora manca tanto. La vera ombra riguarda la ricostruzione pubblica, praticamente al palo, e in particolare quella delle scuole: nessuna ad oggi è stata ricostruita, una è in ricostruzione, la Mariele Ventre. Risultati immagini per l'aquila

Restano come nel 2009 gli scheletri delle vecchie scuole, abbandonate e non demolite, dalla Mazzini alla Carducci all’Istituto d’arte Muzi. Da diversi anni sono disponibili 44 milioni ma le uniche scuole ricostruite e rientrate in centro storico sono due private. I bambini e i ragazzi delle tante pubbliche vanno ancora a lezione nei MUSP, i Moduli ad Uso Scolastico Provvisorio che nel settembre 2009 fecero fronte all’emergenza. “Sono pur sempre lamiere”, sottolinea Silvia Frezza della Commissione Oltre il MUSP. Ci sono dunque bambini e ragazzi che non hanno mai conosciuto una scuola vera.

Un discorso a parte va fatto per le 60 frazioni del capoluogo: ad esempio Onna, Paganica e Tempera mostrano evidenti i segni dei ritardi. In alcuni luoghi il tempo sembra essersi fermato alle 3:32 di quel 6 aprile di 10 anni fa. Il dato complessivo dei contributi concessi per tutte le frazioni è pari a 1.627 istruttorie per un totale di 6.765 unità immobiliari.

C’è poi la ricostruzione immateriale. Il sisma è un trauma che incide per decenni sulle comunità e la vita all’Aquila è segnata per sempre da un prima e da un dopo terremoto, una sorta di terreno avanti e dopo Cristo. E quel dopo è ancora molto lontano dalla vita di prima. Il cuore della città è il più grande cantiere d’Europa e come tale è un enorme dedalo di vie, circa 177 ettari, percorse da mezzi di operai e betoniere, dove è assordante l’eco dei martelli pneumatici ma non si sentono gli schiamazzi di bambini. Il centro storico è ancora praticamente disabitato: vive di giorno con gli operai e la sera del fine settimana con la movida. Hanno aperto circa 80 attività commerciali, un dato ben lontano, ricorda Confcommercio L’Aquila, dalle oltre mille botteghe di prima del terremoto.

fonte:ANSA

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