27 Aprile 2024, sabato
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Con la crisi aumenta il sommerso: 3,3 milioni di lavoratori in nero con paghe ridotte del 50%

Gli anni della crisi economica che ha colpito il nostro paese hanno portato una conseguenza inaspettata, quantomeno per le sue dimensioni: l’aumento del lavoro in nero. Sono infatti oltre 3,3 milioni i lavoratori “vessati” in tutti i settori produttivi del nostro Paese. A evidenziarlo è uno studio realizzato dal Censis per Confcooperative (Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro) dal quale emerge anche che il salario medio orario per chi lavora in nero scende da 16 a 8 euro. Inoltre, l’evasione tributaria e contributiva tocca quota 107,7 miliardi, “quattro volte la manovra approvata il mese scorso”, evidenzia lo studio.

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I dati forniti da Censis e Confcooperative mostrano che nel periodo tra il 2012 e il 2015 l’occupazione regolare si è ridotta del 2,1%, mentre quella irregolare è aumentata del 6,3%, portando così a oltre 3,3 milioni i lavoratori in nero. Le imprese che fanno ricorso al lavoro irregolare riducono il costo del lavoro di oltre il 50%, inducendo così a uscire dal mercato le aziende che operano legalmente. Inoltre, i lavoratori rimangono senza coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie per una evasione contributiva di 10,7 miliardi. Mentre 97 miliardi sono riconducibili all’evasione tributaria.L’evasione relativa all’Iva sfiora i 36 miliardi di euro mentre quella da mancato gettito dell’Irpef è pari a 35 miliardi di euro. Invece, la sola Irap fa registrare una mancata contribuzione di 8,5 miliardi. Per i lavoratori dipendenti il mancato versamento dei contributi corrisponde a 2,5 miliardi mentre per il datore di lavoro è di 8,2 miliardi.Per quanto riguarda gli stipendi, il settore in cui si trova un maggior divario tra retribuzione oraria regolare e retribuzione percepita da un irregolare è quello industriale, dove si passa dai 17,7 euro della prima agli 8,2 della seconda. Alta differenza anche nei servizi alle imprese, mentre molto più bassa nell’agricoltura (35%). Le regioni in cui si registra più lavoro irregolare sono Calabria e Campania, con il 9,9% e l’8,8%, seguite da Sicilia, Puglia, Sardegna e Molise.I lavori con più sommerso sono quelli riguardanti l’impiego di personale domestico con un tasso di irregolarità che si avvicina al 60% e con un rilevante aumento rispetto al 2012. È alto anche il tasso di irregolari nel settore agricolo e nel terziario, ma con numeri ben diversi rispetto al personale domestico: in questi casi siamo di poco sopra al 20%.

a cura di Maria Parente

 

 

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