25 Aprile 2024, giovedì
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Messina. Sandra Lo Schiavo, la prof che boccia 10 volte: minacce non mi fermano

Sandra Lo Schiavo, docente di Chimica generale e inorganica nel corso di Biologia marina dell’Università dello Stretto, conosce bene l’aritmetica:

“Il 60/70 per cento si siede al pre-esame, dieci domande scritte su tutto il programma prima dell’orale, tanto per provarci. Le potrei far vedere i compiti, li conservo tutti. Roba da mettersi le mani ai capelli”.

Sandra Lo Schiavo nega episodi da leggenda, come quello dello studente  che si è presentato 43 volte all’esame di Chimica e per 43 volte è stato rispedito a casa. Ripetere quel benedetto esame per almeno una dozzina di volte sarebbe invece quasi una prassi, secondo Riccardo Bruno del Corriere della Sera.

Ma riferisce lei stessa un episodio di intimidazione:

“Preferisco non dare i particolari, ma tutto è iniziato un mese fa. Un fuori corso, vicino alla trentina, appartenente a una famiglia integratissima a Messina, pretendeva di essere promosso dopo aver fatto tre esercizi imbarazzanti. Ha minacciato ritorsioni. E si era fatto pure raccomandare…”.

Anche se, riferisce sempre Riccardo Bruno, c’è chi dice che

“in facoltà l’abbiano invitata ad addolcirsi un po’, addirittura alle prove le avrebbero affiancato un docente più rassicurante”,

Sandra Lo Schiavo va avanti per la sua strada:

“Posso solo dire che l’intero corso di laurea mi ha sempre appoggiato”.

I sostegni non vengono solo da Messina. Un professore le ha scritto da Padova:

“Cara collega, ti capisco e ti invito a mantenere la linea di rigore”.

Un altro:

“Mio nipote ha finito con ottimo l’Alberghiero, non sa tritare neanche uno spicchio d’aglio, né tantomeno parlare le lingue straniere. Sono tutti fatti così, che ci vuol fare”.

Sandra Lo Schiavo conferma:

“Escono dalle Superiori totalmente impreparati. All’inizio del corso mi tocca spiegare anche i concetti più elementari. Per carità, molti sono anche in gamba, ragazzi intelligenti che però non sanno studiare”.

Il suo non è un ragionamento astratto, nasce da una riflessione concreta, utilitaria:

“Una volta l’Università era un’industria culturale. Soprattutto qui al Sud, se si rinuncia a una preparazione adeguata che cosa rimane a un laureato?”

All’ultima sessione è andata ancora male. Su dieci all’appello soltanto tre si sono guadagnati l’accesso all’orale:

“Non è cattiveria, ma non si può promuovere chi non conosce la nomenclatura o un’equazione chimica. Come possono pretendere di diventare biologi marini? Come faranno a capire che cosa avviene negli oceani? Preferisco essere odiata che mandare sul mercato del lavoro gente impreparata”.

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