27 Aprile 2024, sabato
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Svizzera, sulle liste nere dialogo aperto con l’Italia

La Svizzera non intende notificare all’Italia una violazione della convenzione di doppia imposizione per aver inserito la Confederazione nelle sue liste nere. L’annuncio è arrivato ieri dal Consiglio federale in risposta a un’interpellanza del parlamentare elvetico, Giovanni Merlini, secondo cui la qualifica di paradiso fiscale attribuita dall’Italia alla Svizzera nel 1998 e l’adozione delle liste nere, violerebbe l’accordo con l’Italia del 1976 per evitare la doppia imposizione del reddito. E questo, dal momento che la convenzione non prevede lo scambio di informazioni bancarie. Secondo Merlini, questa situazione arrecherebbe pregiudizio alle imprese con sede in Svizzera collegate a società italiane. «Se l’azienda elvetica consegue utili non distribuiti come dividendi, questi possono essere  tassati in Italia a certe condizioni perché la Svizzera figura iscritta nelle liste nere», ha spiegato Merlini, «agendo in questo modo l’Italia avrebbe modificato la convenzione del 1976». Posizione non condivisa dal Consiglio federale secondo cui la clausola sulla scambio di informazioni dell’accordo del 1976 non corrisponde più agli standard internazionali. «Le liste nere tenute dall’Italia sulla fiscalità diretta», ha scritto Berna, «considerano come criteri la mancanza di scambio effettivo di informazioni e/o un’aliquota d’imposta ordinaria sensibilmente più bassa». Secondo l’esecutivo non si può affermare che le disposizioni tributarie italiane che toccano le imprese svizzere rappresentino una violazione della convenzione.

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