19 Aprile 2024, venerdì
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Biocarburanti dalle alghe? Ecco l’invenzione di una sedicenne che potrebbe cambiare il mondo

ST. PETERSBURG – Quando presentò il suo progetto, Evie Sobczak aveva appena 16 anni, ma a leggerne la biografia, l’età anagrafica è l’aspetto meno sorprendente del potenziale di questa ragazza. Studentessa della Shorecrest Preparatory School di St. Petersburg, in Florida, Evie Sobczak ha sviluppato un nuovo biocarburante che potrebbe potenzialmente cambiare la dipendenza del mondo dal petrolio.

BIOCARBURANTI RICAVATI DALLE ALGHE – La ragazzina frequentava la quinta elementare quando ha scoperto che l’acido contenuto nella frutta poteva alimentare la batteria del suo orologio, in seconda media invece, è riuscita a generare energia pulita da particolari pale eoliche, ma l’anno della svolta (come se già questo non bastasse) è stato quello successivo, con un progetto iniziato in terza media e divenuto poi la sua passione: la produzione di biocarburanti ricavati dalle alghe.

L’ACCORDO POLITICO DEI 28 DELL’ENERGIA A GIUGNO 2014- A pochi giorni di distanza dall’accordo politico raggiunto a Bruxelles, in Consiglio Ue e in materia biocombustibili, l’invenzione della studentessa di St. Petersburg, avrebbe potuto mettere d’accordo (sempre che l’intesa venga raggiunta anche sul piano legislativo) i ministri dell’energia dei 28.

LE CONTROINDICAZIONI DEL 2011 – Correva l’anno 2011 quando in Ue già si affrontava il problema delle controindicazioni dei biofuels ai fini dell’obiettivo 2020, ovvero il 10% di rinnovabili nei trasporti, che stando ai vari piani nazionali, sarebbe diventato quasi integralmente in un 10% di biocarburanti.

BIOFUEL CERTIFICATI – Quali sono le controindicazioni? Oltre all’impatto che hanno su prezzo dei generi alimentari, agricoltura e biodiversità spesso sono controproducenti anche in quanto a bilancio in termini di emissioni. Non tutte le colture energetiche però hanno lo stesso impatto sul clima e fu questo il motivo che spinse la Commissione europea a stabilire una lista di biofuel certificati, secondo le linee guida emanate l’anno precendente, per raggiungere l’obiettivo 2020.

IL REPORT DI GREENPEACE – Con il report “Metti (l’estinzione di un) tigre nel motore“, secondo Greenpeace nemmeno la certificazione dei biocarburanti prevista dalla Commissione avrebbe potuto rendere positivo l’impatto ambientale dell’obiettivo sui biocarburanti. I criteri usati infatti non conteggiano né prevengono il cambio d’uso indiretto del suolo (ILUC): se non sarà possibile usare biofuel coltivati in zone deforestate, questi, a causa dell’aumento della domanda, sottrarranno spazio alle colture alimentari, che a loro volta si allargheranno a scapito di foreste e zone ad alta biodiversità.

BIODISEL SENZA SOSTANZE CHIMICHE – A questo punto della storia, entra in scena Evie Sobczak. Lei ha ottenuto il primo premio del concorso International Science & Engineering Fair indetto da Intel. Perché? Se i biocarburanti prodotti da apposite coltivazioni agricole possono incrementare il problema della fame nel mondo, i biocarburanti da laboratorio non sono così nocivi. La studentessa americana ha concentrato tutta la sua attenzione sulla produzione di biocarburanti dalle alghe ma non in modo convenzionale: puntava a sviluppare un modo privo di sostanze chimiche che incrementassero la crescita di alghe. Insomma, voleva produrre biodiesel dalle alghe in modo più naturale possibile.

UNA RISORSA DAVVERO RINNOVABILE ED ECONOMICA – Il risultato? Evie Sobczak è riuscita a sviluppare un processo di produzione di biocarburante che è fino al 20% più efficiente rispetto ai metodi attualmente impiegati nei laboratori del globo. Tale metodo potrebbe rendere la produzione di biodiesel dalle alghe più economico così da rendere il biodiesel davvero una risorsa rinnovabile, non solo in termini teorici.

 

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