29 Marzo 2024, venerdì
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Il magistrato pagherà i danni

Il cittadino che subisce un «danno ingiusto» da un magistrato potrà chiamare in causa direttamente il giudice, e non soltanto (come già previsto) ricorrere contro lo stato. Ed ottenere (se accertata la colpevolezza) risarcimenti sia per lesioni patrimoniali, sia per quelle «che derivino dalla privazione della libertà personale». È il contenuto dell’emendamento di Gianluca Pini della Lega Nord, approvato ieri in Aula a Montecitorio nel corso dell’esame della Legge europea 2013 (AC 1864-A), passata con 357 sì, 16 no e 30 astenuti al senato in seconda lettura; la proposta del Carroccio ha ottenuto, con voto segreto, 187 sì e 180 no grazie al centrodestra, cui si è unita parte della maggioranza. Astenuto il M5s.

Magistrati esplicitamente responsabili. La norma, che impone un «giro di vite» alla disciplina sulla responsabilità civile dei magistrati (legge 117/1988), prevede che, a seguito di un danneggiamento «ingiusto» per «effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario» del magistrato «in violazione manifesta del diritto, o con dolo, o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni» (per «diniego di giustizia»), la persona che si considera offesa possa intraprendere azioni legali contro lo stato, e contro «il soggetto riconosciuto colpevole», il giudice, per essere risarcita dei danni patrimoniali e di quelli causati da una restrizione della libertà personale. Si specifica, inoltre, che «costituisce dolo il carattere intenzionale della violazione del diritto» e, per determinare i casi in cui sussista tale violazione, bisognerà valutare se la toga abbia «tenuto conto di tutti gli elementi che caratterizzano la controversia sottoposta» al suo operato, con particolare riferimento al «grado di chiarezza e di precisione della norma violata, al carattere intenzionale della violazione, alla scusabilità, o inescusabilità dell’errore di diritto».

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