27 Aprile 2024, sabato
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Mose, 35 arresti: anche sindaco Orsoni. “Tangente a Galan da 800mila euro”

Sono 35 le persone arrestate la mattina del 4 giugno nell’inchiesta sulle tangenti al Mose, il sistema di difesa della laguna di Venezia dalle acque alte. Tra questi anche il sindaco Giorgio Orsoni, il vicesindaco e  l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso.

La richiesta d’arresto è arrivata per GiancarloGalan, ex ministro e ora senatore, a cui secondo le accuse sarebbero andati 800 mila euro e lavori in villa in cambio dell’approvazione di alcuni progetti del gruppo Mantovani.

Le accuse per Orsoni, Chisso, Galan e gli altri indagati sono di corruzione contro i doveri d’ufficio, concussione e riciclaggio. L’inchiesta, avviata dalla Procura di Venezia, nasce nell’ambito delle indagini sull’ex ad della Mantovani, Giorgio Baita, e gli appalti per il Mose.

Secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, i fondi all’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso sarebbero stati dati tramite la segreteria,circostanza che ha portato il politico direttamente in carcere. Il denaro veniva poi trasferito a Galan, che in questi anni è stato, oltre che parlamentare, governatore del Veneto (per 15 anni), poi ministro all’Agricoltura e quindi alla Cultura sotto i governi diSilvio Berlusconi.

 

GLI ARRESTI – Secondo fonti della Procura veneziana, a vario titolo, sono finite in manette 35 persone complessivamente ed un altro centinaio sarebbero gli indagati. Tra le persone arrestate anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo nonché il generale in pensione Emilio Spaziante.

La Procura avrebbe chiesto l’arresto anche dell’ex governatore e ministro e Giancarlo Galan attualmente parlamentare e per il quale è necessario il via libera dell’apposita commissione.

L’INCHIESTA – Gli arresti  partono da una partono da una inchiesta della Guardia di finanza di Venezia avviata circa tre anni fa. Il pool di pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) avevano scoperto che l’ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson aveva distratto dei fondi relativi al Mose, le opere di salvaguardia per Venezia, in una serie di fondi neri all’estero.

Il denaro, secondo l’accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc.

Le Fiamme gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri d’oltre confine e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica, circostanza che ha fatto scattare l’operazione di questa mattina all’alba. Dopo questa prima fase, lo stesso pool, coadiuvato sempre dalla Finanza, aveva portato in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito “il grande burattinaio” di tutte le opere relative al Mose.

Indagando su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato all’arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

FINANZIAMENTI ILLECITI A ORSONI” – Il Corriere della Sera scrive che Orsoni, sindaco Pd di Venezia, è accusato di finanziamenti illeciti per 110mila euro:

“La somma contestata nel 2010 è di 110 mila euro (ma ci sarebbero altre contestazioni per un totale di circa 400 mila euro) versata dal Consorzio senza che fosse preventivamente deliberata dagli organi competenti e messa a bilancio come finanziamento elettorale. La somma, secondo la procura, sarebbe stata invece versata attraverso un giro di fatture per operazioni inesistenti”.

Daniele Grasso e Mariagrazia Romeo, legali del sindaco Orsoni, hanno dichiarato:

“«La difesa del prof. Orsoni – rilevano i legali – esprime preoccupazione per l’iniziativa assunta e confida in un tempestivo chiarimento della posizione dello stesso sul piano umano, professionale e istituzionale. Le circostanze contestate nel provvedimento notificato paiono poco credibili, gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita. Le dichiarazioni di accusa vengono da soggetti già sottoposti ad indagini, nei confronti dei quali verranno assunte le dovute iniziative»”.

“200 MILA EURO A GALAN” – Secondo le accuse, Galan avrebbe ricevuto oltre 200 mila euro, scrive il Corriere della Sera:

“Giancarlo Galan, allora presidente della Regione Veneto, è invece accusato di corruzione per aver, fra l’altro, ricevuto 200 mila euro da Piergiorgio Baita del gruppo Mantovani per accelerare le procedure di approvazione di project financing di Adria infrastrutture. Si sarebbe fatto inoltre ristrutturare la villa di Cinto euganeo attraverso il gruppo Mantovani”.

No comment da Galan sulla richiesta di arresto nei suoi confronti: il presidente della Commissione cultura della Camera, fa sapere la sua portavoce Francesca Chiocchetti:

”E’ a Roma e non ha potuto ancora vedere le carte”.

“SISTEMA ILLECITO BEN RADICATO” – Luigi Delpino, procuratore della Repubblica, ha dichiarato:

“E’ stato un eccezionale lavoro della Guardia di Finanza che con una lunga e difficile indagine ha portato alla luce un sistema illecito ben radicato”.

Delpino ha detto che

“la Procura della Repubblica sente il dovere di dare atto agli appartenenti della Gdf per l’alto livello di professionalità e di riserbo che ha consentito di far emergere perniciosi settori di illegalità e di recuperare ingenti risorse finanziarie frutto di attività illecite”.

Delpino ha ringraziato anche le autorità della Svizzera e di San Marino che hanno collaborato per risalire ai fondi neri creati all’estero. L’indagine era stata praticamente chiusa il 2 dicembre 2013 mai tempi tecnici hanno portato il gip Alberto Scaramuzza ad emettere le ordinanze cautelari solo il 31 maggio scorso.

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