Niente voluntary disclosure se il fisco ha iniziato a indagare sui capitali all’estero. Anche attraverso un semplice questionario. Possibilità per il contribuente di far valere gli effetti premiali di uno o più scudi fiscali effettuati in passato: in questo caso andranno indicati gli estremi delle dichiarazioni riservate, nome dell’intermediario e data di presentazione. Sarà poi l’amministrazione finanziaria a controllare la regolarità della procedura di emersione. Eliminato ogni residuo dubbio anche sull’arco temporale da «mappare» ai fini della regolarizzazione volontaria: in alcuni casi si potrà tornare indietro fino all’anno 2003 (compreso). È quanto emerge dalle bozze dei modelli per l’adesione alla voluntary disclosure pubblicati ieri dall’Agenzia delle entrate. Gli operatori potranno esprimere osservazioni sui formulari e sulle schede allegate entro il 15 marzo 2014, scrivendo una e-mail a bozzadisclosure@agenziaentrate.it. L’Agenzia ha però precisato che le richieste presentate utilizzando i moduli in consultazione saranno comunque ritenute valide, anche in caso di successive modifiche a seguito dei suggerimenti pervenuti.
I modelli. Chi intende aderire alla procedura prevista dal dl n. 4/2014 dovrà presentare una scheda richiedente (R), accompagnata da una scheda attività (A) per ciascun asset oggetto di regolarizzazione. L’istanza potrà essere consegnata all’Ucifi di persona oppure con raccomandata a/r. Nella quasi totalità dei casi la procedura sarà seguita da un professionista di fiducia del contribuente, munito di procura speciale.